Mese: Maggio 2023

Parole e generazioni: ogni età ha il suo linguaggio

La Generazione Z, composta dalla fascia di popolazione più giovane, rischia di essere “bocciata” in italiano. O meglio, il grande accusato è lo slang parlato dai ragazzi di oggi, che evidentemente non piace agli italiani un po’ più grandi. Secondo un’indagine condotta da Preply, il 57% dei cittadini non è affatto favorevole alle parole più comuni utilizzate nello slang giovanile. 

“Bro” è il termine gergale che piace meno ai più grandi

In cima alla lista delle parole che vengono abbreviate, acronimi, idiomatismi, anglicismi e altro ancora, che possono rendere una conversazione sostanzialmente incomprensibile per molti, c’è la parola “Bro”, abbreviazione dell’inglese “brother” utilizzata come appellativo tra coetanei. Seguono l’inossidabile “Scialla” e “boomer”, epiteto utilizzato per sottolineare la “lentezza” con cui le persone di età compresa tra i 60 e i 70 anni percepiscono le trasformazioni tecnologiche. L’indagine, condotta su circa 1.600 madrelingua italiani, ha rivelato che le espressioni più difficili da comprendere includono “Che sbatti”, quando non si ha voglia di fare nulla, “Gls”, abbreviazione per “già lo sai”, e il sempre popolare “amò”, abbreviazione affettuosa di “amore”. 

L’89% degli italiani utilizza qualche parola ‘giovane

D’altra parte, l’89% degli italiani ammette di utilizzare qualche termine dello slang, mentre quasi 1 su 5 lo utilizza abitualmente nella maggior parte delle conversazioni. Tra le frasi gergali più conosciute, “postare”, “un botto” e “spoilerare” si aggiudicano il podio insieme a “mai ‘na gioia”, “inciucio” e “bella”, che ormai sostituisce il saluto amichevole. Solo per gli intenditori o gli abituali utilizzatori dello slang, invece, sono familiari termini come “abbuco”, “bibbi”, “bae” e “simp”.

Lo slang? Si impara sul web e sui social

Ma dove viene imparato lo slang? Il 59% lo assorbe da Internet o dai social media, il 43% dagli amici e il 18% dalla famiglia. Sebbene il 13% degli italiani ritenga appropriato utilizzare lo slang anche in contesti professionali, solo il 4% avrebbe il coraggio di farlo di fronte al proprio capo.
In sintesi, l’indagine Preply sottolinea come la Generazione Z sia soggetta a critiche per l’uso dello slang, con parole abbreviate e acronimi che possono risultare incomprensibili per molti. Tuttavia, la ricerca evidenzia anche un ampio utilizzo di termini gergali da parte degli italiani, anche se in misura inferiore, e sottolinea l’importanza di contestualizzare l’uso dello slang, evitandolo in ambito professionale e adattandolo alle situazioni appropriate.

Network aziendale: come sfruttarne tutte le potenzialità?

È quanto emerge dalla ricerca globale pubblicata da HPE Aruba Networking: sebbene tre quarti dei responsabili IT intervistati ritengono la digitalizzazione fondamentale per consentire ai dipendenti di svolgere il proprio lavoro, e per attrarre e trattenere i talenti, solo il 55% vede la forte rilevanza del network aziendale in queste aree. Di fatto, sono sempre più numerose le organizzazioni a livello globale a dimostrarsi consapevoli dell’impatto del network sugli obiettivi aziendali, ma rimane la necessità di sbloccarne tutto il potenziale. Nonostante la continua richiesta di lavoro ibrido, i leader IT non riescono infatti a comprendere appieno la connessione tra il network aziendale e le competenze dei dipendenti.

La rete è “solo” uno strumento per la trasformazione digitale

IT e business leader riconoscono sempre più le potenzialità e la portata dell’impatto del network, ma secondo il 44% dei leader IT il network è visto dalla propria azienda e dalla sua leadership principalmente come uno strumento per la trasformazione digitale, e il 33% afferma che la propria organizzazione ritiene che esso svolga un ruolo più ampio nella trasformazione del business.
Al contrario, solo il 23% afferma che la propria organizzazione considera la rete solo per la sua connettività funzionale. Tuttavia, i risultati hanno anche evidenziato la mancanza di capacità di identificare la rete come origine di questa trasformazione, in particolare, per quanto riguarda la valorizzazione dell’esperienza dei dipendenti.

Ancora poco impatto sull’experience dei dipendenti

Poiché il riconoscimento dell’importanza del network per l’attrazione e la fidelizzazione dei dipendenti si colloca all’ultimo posto di tutte le aree aziendali indicate, non sorprende che questa sia anche l’area in cui i leader IT ritengono che il network abbia attualmente l’impatto minore o meno positivo.
Questo diventa ancor più evidente se si considera ciò che le reti odierne sembrano in grado di offrire. Solo il 43% dei responsabili IT afferma infatti che il proprio network consente al personale di lavorare da qualsiasi luogo, e solo il 34% concorda sul fatto che il network è in grado di offrire una connettività continua. Inoltre, per quanto riguarda la personalizzazione digitale, sono ancora meno (29%) coloro che affermano che il loro network consente di offrire ai dipendenti un servizio BYOD (Bring-Your-Own-Device).

Maggiori investimenti per efficienza IT, efficienza operativa, e cybersecurity

Le tre correlazioni più forti che i leader IT hanno stabilito tra il network e le varie aree di business sono efficienza IT, efficienza operativa e sicurezza informatica. Queste sono anche le aree in cui gli intervistati vedono il maggiore impatto del network, e dove coloro che hanno investito nella rete negli ultimi due anni vedono i maggiori risultati di business.
In compenso, coloro che non sono stati in grado di investire nella rete hanno registrato in media un impatto positivo inferiore del 21% in tutte le aree di business. Per sbloccare il vero potenziale della rete, quindi, il budget deve essere destinato all’infrastruttura più appropriata, in grado di modernizzare tutti gli aspetti delle operazioni di rete.

Troppe “chiacchiere” al cellulare fanno alzare la pressione

Un nuovo studio ha dimostrato che parlare al cellulare per più di 30 minuti a settimana aumenta del 12% il rischio di sviluppare pressione alta o ipertensione. Il fenomeno sarebbe dovuto al fatto che i telefoni cellulari emettono bassi livelli di energia a radiofrequenza, che a sua volta è stata collegata all’aumento della pressione sanguigna dopo un’esposizione a breve termine. L’ipertensione è un importante fattore di rischio per infarto e ictus ed è una delle principali cause di morte prematura a livello globale. Lo rivela un nuovo studio condotto in Cina

Quello che fa la differenza è il tempo

“È il numero di minuti che le persone trascorrono a parlare su un cellulare che conta per la salute del cuore. Più tempo trascorso al telefono rappresenta un rischio maggiore”, ha dichiarato l’autore dello studio Xianhui Qin della Southern Medical University, Guangzhou, Cina.

Oltre 200.000 mila persone coinvolte nella ricerca

La ricerca ha coinvolto un totale di 212.046 adulti di età compresa tra 37 e 73 anni senza ipertensione. Gli utenti di telefoni cellulari, che utilizzavano il dispositivo almeno una volta alla settimana, avevano un rischio del 7% maggiore di sviluppare ipertensione rispetto ai non utenti. Coloro che parlavano al cellulare per 30 minuti o più a settimana avevano una probabilità superiore del 12% di incorrere nell’insorgenza di ipertensione rispetto ai partecipanti che trascorrevano meno di 30 minuti attaccati al telefono. 

Conta anche la genetica 

Un’analisi del rischio genetico ha poi messo in evidenza che la probabilità di sviluppare l’ipertensione era del 33% più alta negli individui con un alto rischio genetico e che trascorrevano almeno 30 minuti a parlare al telefono rispetto a quelli con un basso rischio genetico e parlavano al telefono per meno di 30 minuti. In sintesi, l’abbinata genetica-uso intensivo del cellulare è un fattore di rischio ulteriore, che aumenta di un terzo la possibilità di incorrere in problemi di salute.

Viva voce o cuffie? Non cambia nulla

L’utilizzo di una configurazione a mani libere non ha avuto alcuna influenza sulla probabilità di sviluppare la pressione alta. Anche se questo studio borisce una precisa indicazione sul corretto utilizzo del cellulare, serviranno ulteriori approfondimenti in merito. Servono infatti nuove ricerche per confermare i risultati, ma fino ad allora sembra prudente ridurre al minimo le telefonate per preservare la salute del cuore.