Economia

Italia, perchè è calata la voglia di “fare impresa”?

I nostri connazionali hanno ancora il mito dell’imprenditorialità? Forse no. L’Italia si colloca infatti al 36º posto nella classifica mondiale per la propensione imprenditoriale del Paese. Negli ultimi dieci anni, si è assistito a una notevole diminuzione dell’inclinazione a avviare nuove imprese, con un calo ancora più evidente nel settore manifatturiero. Un dato su tutti: nel 2023, l’attività imprenditoriale è scesa al 60% rispetto al livello del 2010.

Questi dati emergono dal Rapporto GEM Italia 2023-2024, presentato dall’Universitas Mercatorum a Roma, presso la Sala Longhi di Unioncamere.

La valenza del GEM a livello globale

All’evento, come riferisce Italpress, hanno partecipato rappresentanti istituzionali, professionisti accademici ed economici, tra cui Giuseppe Tripoli, Segretario Generale di Unioncamere, Amedeo Teti del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Giovanni Cannata, Rettore dell’Universitas Mercatorum, e altri esperti del settore.

Il GEM è diventato uno strumento chiave nello studio dell’imprenditorialità a livello globale, coinvolgendo 46 paesi e oltre 100.000 individui tramite interviste dirette, di cui 2.000 in Italia nel 2023. Il rapporto si propone di fornire una visione approfondita della situazione imprenditoriale italiana, identificando sfide e opportunità attuali e future per promuovere una maggiore attività imprenditoriale nel Paese.

Gli ostacoli che frenano l’imprenditoria 

Tuttavia, nonostante la ripresa degli ultimi anni, l’Italia rimane tra i paesi con una bassa propensione imprenditoriale, con un gap significativo tra l’interesse alla creazione di imprese e la loro effettiva attuazione. A pesare sensibilmente su questo divario ci sono sia fattori soggettivi, come la tendenza a ridurre i possibili rischi, sia fattori di contesto, come le difficoltà burocratiche.

L’istruzione come base dell’imprenditorialità

Il rapporto sottolinea l’importanza dell’istruzione nell’incoraggiare l’imprenditorialità, con una maggiore propensione tra i laureati. Per questa ragione è essenziale introdurre la formazione imprenditoriale nel sistema educativo. In questo contesto, l’Università annuncia l’avvio del Contamination Lab, un programma di formazione all’imprenditorialità aperto a studenti, dottorandi e assegnisti.

Non mancano i segnali positivi

Il GEM Italia rileva segni di ripresa negli ultimi anni, specialmente dopo la crisi economica causata dalla pandemia. Tuttavia, persiste una significativa differenza di genere nell’attività imprenditoriale, con tassi di attivazione più elevati tra gli uomini. Tale divario è più marcato in Italia rispetto ad altre economie avanzate.

Conclusione

In sintesi, il rapporto GEM sottolinea la necessità di affrontare le sfide strutturali e culturali che limitano l’imprenditorialità in Italia, promuovendo l’istruzione imprenditoriale e riducendo le disparità di genere per favorire una crescita economica sostenibile e inclusiva.

Prestiti: un 2023 cauto, ma finanziamenti personali +19%

Emerge dai dati EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie gestito da CRIF: il 2023 per il mercato dei prestiti è stato l’anno della cautela, segnato da una dinamica altalenante. Se i primi cinque mesi dell’anno sono risultati in crescita i mesi successivi sono stati caratterizzati da una frenata più o meno marcata.
Quanto al dato complessivo, malgrado tali discontinuità le richieste si sono mantenute nel complesso stabili, con una crescita del +0,4% rispetto al 2022.

Le forme tecniche della domanda di credito che hanno risentito maggiormente dell’andamento a singhiozzo sono state le richieste dei finanziamenti finalizzati, in calo del -10,4%, mentre ha tenuto il comparto dei prestiti personali, che ha segnato un +18,9%.

Dopo 3 anni torna a salire l’importo medio, ma rate più diluite

L’importo medio dei finanziamenti richiesti, dopo 3 anni negativi, ritorna a crescere del +4,0% e un valore di 8.427 euro.
La dinamica positiva coinvolge i prestiti finalizzati, con un valore pari a 5.862 euro (+2,5% rispetto al 2022), mentre i prestiti personali scendono a 11.759 euro (-3,8% vs 2022).

Entrando nel dettaglio della distribuzione dei prestiti per fascia di importo, il dato cumulato mostra come un italiano su due richieda importi inferiori a 5.000 euro (54,4% del totale), seguiti dagli scaglioni 10.000-20.000 euro (17,3%) e 5.000-10.000 euro (16,4%).
La domanda, seppur in prevalenza di piccoli importi, viene dilazionata su un arco temporale comunque superiore ai 5 anni per il 27,3% degli italiani.

Prestiti personali: durata superiore a cinque anni per il 50,2% 

La dinamica prudente delle famiglie italiane si rispecchia anche nello spaccato delle due forme tecniche considerate.
Il 76,3% delle richieste di prestiti finalizzati ha un’estinzione del debito entro 3 anni, mentre i prestiti personali, che spesso rappresentano un impegno particolarmente gravoso per le famiglie, tendono a concentrarsi nella fascia di durata superiore a cinque anni (50,2%).

Quanto alla distribuzione delle richieste di prestiti (aggregato personali e finalizzati) in relazione all’età del richiedente, il Barometro CRIF evidenzia come nel 2023 la fascia compresa tra 25 e 54 anni sia stata quella maggioritaria, con una quota pari al 63,4% del totale.

Offerta: nel 2024 permane la cautela

Se le famiglie hanno ridimensionato i progetti di spesa, dal punto di vista dell’offerta si è assistito a “una maggiore attenzione sui criteri di accesso al credito per via dell’incertezza generata dal contesto geopolitico, dall’inflazione e dall’aumento dei tassi di interesse da parte della BCE – commenta Simone Capecchi, Executive Director di CRIF -. Le previsioni dell’anno da poco iniziato mostrano che l’espansione delle consistenze di credito sarà inferiore rispetto alle performance del biennio 2021-2022, anche perché la maggiore rischiosità attesa manterrà caute le politiche di offerta. In questa direzione vanno le raccomandazioni degli organi di vigilanza che sollecitano gli operatori a mantenere alta l’attenzione sulla domanda di credito”.

Legge europea sulla cybersecurity: le aziende tech chiedono più flessibilità

La Commissione Europea ha pubblicato la bozza di legge sulla cybersecurity nel mese di settembre 2022, e la sua entrata in vigore è prevista per il 2024.
Ma un gruppo di aziende, tra cui Ericsson e Nokia, ha lanciato un’allerta riguardo alla proposta di legge, sostenendo che potrebbe creare ostacoli e interruzioni nelle catene di approvvigionamento.

In una lettera inviata alla Commissione Europea, il gruppo industriale Digital Europe ha affermato che l’ampio campo di applicazione della bozza di legge avrebbe un impatto su milioni di dispositivi connessi, che vanno dagli elettrodomestici ai giocattoli fino agli strumenti di cybersecurity.

Una proposta non in grado di regolamentare i diversi tipi di prodotti

Digital Europe rappresenta l’industria per la trasformazione digitale in Europa e comprende 106 aziende globali dei settori informatica, telecomunicazioni ed elettronica di consumo.
Secondo le aziende la misura legislativa impedirebbe la commercializzazione di dispositivi sicuri per i clienti europei, che si vedrebbero quindi privati di alcuni importanti prodotti di queste aziende. 

Oltre a Nokia ed Ericsson, nella lettera di Digital Europe hanno apposto la loro firma anche Siemens, Robert Bosch, Schneider Electric ed ESET.
Le aziende firmatarie sostengono da sempre la necessità di regole orizzontali sulla cybersecurity per i prodotti connessi invece di una serie di regolamentazioni settoriali diverse. Ma ritengono che la proposta attuale non sia in grado di regolamentare in maniera adeguata i diversi tipi di prodotti.

La valutazione attraverso terze parti potrebbe ostacolare le catene di approvvigionamento

Un punto critico per i produttori è la richiesta di dimostrare la conformità attraverso certificatori terzi per una categoria di prodotti ad alto rischio con funzionalità di cybersecurity, come la gestione delle password o il rilevamento delle intrusioni.

Il gruppo sostiene che questi componenti siano fondamentali per l’economia e che la valutazione attraverso terze parti possa causare ostacoli simili a quelli causati dalla pandemia di Covid-19 nelle catene di approvvigionamento europee, danneggiando la competitività.

Poter valutare la priorità nella risoluzione delle vulnerabilità

Sono state sollevate preoccupazioni anche riguardo all’obbligo di segnalare le vulnerabilità non ancora risolte. Le aziende, riferisce Adnkronos, ritengono che i produttori debbano essere autorizzati a valutare la priorità della risoluzione delle vulnerabilità rispetto alla segnalazione immediata, basandosi su ragioni legate alla cybersecurity.

Di conseguenza, le aziende hanno chiesto maggiore flessibilità, suggerendo che la legislazione permetta possibilità di autovalutazione e una significativa riduzione del numero di prodotti inclusi nella categoria. Hanno inoltre proposto di concedere almeno 48 mesi per lo sviluppo di uno standard più armonizzato.

Imprese under 35 più fiduciose nel futuro di quelle “mature”

Nel 2023 il 49% delle imprese guidate da under35 prevede di aumentare il fatturato rispetto al 42% di quelle over35, e per il 43% delle imprese giovanili (vs 34%) le attese di crescita restano positive anche per il 2024. In aumento anche le previsioni occupazionali (31% imprese giovani vs 23% over35), anche perché sarà necessario equipaggiarsi con personale qualificato per sfruttare al meglio gli investimenti. Insomma, le imprese guidate dai giovani under35 fatturano, assumono e innovano di più, e sono più fiduciose nel futuro. Sono però meno presenti all’estero e le barriere economiche rischiano di frenarne la crescita. È quanto emerge dall’indagine condotta dal Centro Studi Tagliacarne.

Maggiori investimenti per green e digitale

Le imprese giovanili investiranno più delle altre nella transizione green e digitale. Tra il 2023 e il 2025, il 53% delle imprese giovanili investirà in green e il 48% in digitale (contro, rispettivamente, il 45% e il 41% delle over 35). Mentre il 36% delle imprese under35 ha in programma di investire contemporaneamente in digitale e green. Ma le risorse economiche insufficienti all’interno dell’azienda, e i tassi di interesse elevati per l’accesso al credito, sono i principali ostacoli che rischiano di intralciare il loro cammino verso la transizione.

Due ostacoli: barriere economiche e burocrazia eccessiva

Le barriere economiche sono infatti un problema per il 39% delle imprese giovanili che non intendono investire nella sostenibilità (31% non giovanili) e per il 45% che prevede di non fare investimenti 4.0 (29% non giovanili). Se le risorse economiche sono problema, quelle del PNRR possono essere una boccata di ossigeno. Così il 9% delle imprese giovanili si è già attivata sui progetti di supporto alle imprese legati al PNRR, e il 19% ha in programma di attivarsi.
Tuttavia, l’eccessiva burocrazia è per 7 imprese giovanili su 10 di gran lunga l’ostacolo maggiore.

Un po’ meno presenti sui mercati stranieri (per ora)

In termini di export poi le imprese giovanili mostrano un ritardo rispetto alle loro colleghe più ‘mature’: nel 2023 esporterà il 38% delle aziende under35, a fronte del 45% delle non giovanili.
Nonostante la minore presenza sui mercati stranieri, le imprese giovanili che esportano sembrano però avere una marcia in più. Per il 2023, riferisce Italpress, il 44% prevede aumenti delle vendite all’estero contro il 33% delle non giovanili, mentre per il 2024 gli incrementi sono stimati dal 42% del campione (contro il 31%). Nel complesso, per aumentare le vendite oltreconfine, le imprese giovanili contano di utilizzare principalmente strategie improntate sulla qualità dei prodotti (42%) e investimenti in comunicazione e branding (24%).

Bevande analcoliche, un comparto che vale 5 miliardi di euro 

Un’industria che ha radici nella storia e tradizione italiane, ma è anche orientata all’innovazione. Questo è il settore delle bevande analcoliche in Italia, che è stato al centro dell’Assemblea annuale di Assobibe, l’Associazione di Confindustria che rappresenta il comparto nel paese. Con l’occasione, è stata presentata la ricerca “Bevande analcoliche: immagine, valore, tradizione e significato” realizzata da Euromedia Research per Assobibe. Il settore delle bevande analcoliche in Italia conta circa 100 stabilimenti, tra multinazionali radicate sul territorio e piccole e medie imprese, che danno lavoro a un totale di 84.000 persone e generano un valore di mercato di 5 miliardi di euro. Ogni euro di valore prodotto dalle imprese del settore genera 5,4 euro lungo la filiera, e per ogni lavoratore impiegato nelle aziende di produzione si creano 14 posti di lavoro indiretti. È un comparto fortemente radicato nel territorio che esporta bevande analcoliche per un valore complessivo di 421 milioni di euro.

Il 78% degli italiani le considera espressione della tradizione

Secondo la ricerca di Euromedia Research, oltre il 78% degli italiani riconosce le bevande analcoliche come espressione della tradizione italiana e ritiene che contribuiscano a valorizzare il Made in Italy nel mondo. Quasi il 90% degli italiani ritiene importante la presenza delle imprese del settore sul territorio per la crescita economica e l’occupazione. Le bevande analcoliche svolgono un ruolo fondamentale nella vita degli italiani, accompagnandoli nei momenti di festa, relax e vacanza. Sono considerate simboli di socialità e tradizione, portatori di ricordi felici. 

Quali sono le bevande preferite?

La ricerca analizza anche le preferenze degli italiani riguardo alle bibite analcoliche, evidenziando che i gusti più diffusi sono le cole, le aranciate, le toniche, i tè freddi, gli aperitivi analcolici, i chinotti e le gassose. La maggioranza degli intervistati consuma 1-2 bicchieri di bevande analcoliche, principalmente durante le pause relax e nei momenti di festa e convivialità.

Le difficoltà legate alla crisi

Tuttavia, il settore delle bevande analcoliche si trova ad affrontare sfide e incertezze. I costi delle materie prime, come lo zucchero, sono aumentati notevolmente, i mercati sono influenzati da un’economia instabile e le imprese devono far fronte a un’inflazione alta. Questi fattori si riflettono sui prezzi al consumo e sui volumi di vendita, con una diminuzione dei consumi registrata nella prima parte dell’anno. Inoltre, l’introduzione di una sugar tax nel 2024 potrebbe comportare nuove tasse che inciderebbero oltre il 10% del fatturato del settore. 

Prestiti personali: salgono i tassi, cala l’importo ma richieste stabili

Dall’osservatorio congiunto di Facile.it e Prestiti.it emerge che nonostante l’aumento dei tassi di interesse gli italiani continuano a richiedere prestiti personali. Ma per far fronte all’aumento delle rate si orientano su importi più contenuti. I tassi, infatti, sono aumentati notevolmente, arrivando a +31% se confrontati con quelli di dodici mesi prima, quando per un prestito personale da 10.000 euro in 5 anni erano pari a 6,28%. A maggio 2023 il tasso medio online (Tan) è arrivato a 8,24%. Sempre a maggio, l’importo medio chiesto alle società di credito per un prestito personale è stato pari a 10.474 euro, un valore in calo del 4% rispetto allo stesso mese del 2022.

Non solo esigenza di liquidità: salgono le richieste per consolidare i debiti

La prima motivazione per cui si chiede un prestito personale è l’esigenza di liquidità, finalità indicata a maggio 2023 dal 32% dei richiedenti. Seguono le richieste per l’acquisto di auto usate (16%) e per il consolidamento debiti (15%). In aumento anche le richieste di prestiti per le vacanze (+3%) e per spese mediche (+7%), mentre dopo il boom del 2022 calano quelle per i matrimoni (-7%).
“L’aumento del consolidamento debiti (+6%) racconta di una maggiore consapevolezza nel rapporto tra gli italiani e il mondo del credito al consumo – spiega Aligi Scotti, Bu Director prestiti di Facile.it -. Consolidare i debiti significa accorpare diversi prestiti sotto un unico finanziamento, semplificandone così la gestione, e in alcuni casi, riducendo i costi complessivi”.

Aumenta la quota degli over54

Chi ha presentato domanda di finanziamento ha in media 42 anni. E se gli under35 rappresentano un terzo dei richiedenti (33,5%) aumenta la quota degli over54, passata dal 16% al 19% del totale.
Analizzando le fasce anagrafiche emergono importanti differenze rispetto alle motivazioni per le quali ci si rivolge a una società di credito. Se gli under 26 sono la categoria che chiede più prestiti per l’acquisto di auto usate, formazione, viaggi/vacanze, i prestiti per i matrimoni sono richiesti in maggiore misura da chi ha un’età compresa tra 25-34 anni, mentre quelli per ristrutturare casa e per spese mediche sono più richiesti dagli over54. I prestiti per liquidità, che rappresentano la tipologia di prestito personale più diffusa in assoluto, sono più frequenti tra gli over45.

Gli uomini presentano più domande rispetto alle donne 

Sono ancora importanti le differenze tra uomini e donne. A presentare domanda di finanziamento nella maggior parte dei casi è un uomo (72%), anche se il campione femminile risulta in leggero aumento, passando in un anno dal 25% al 28% del totale. La differenza di genere emerge anche riguardo agli importi richiesti. Gli uomini puntano, in media, a ottenere prestiti personali di importo pari a 10.700 euro, il 10% in più rispetto a quanto chiesto dalle donne. Tra le ragioni che incidono su questa differenza anche una componente di natura reddituale: lo stipendio medio mensile dichiarato dagli uomini che hanno presentato domanda di finanziamento è pari a 2.155 euro, il 23% più alto rispetto a quello del campione femminile.

Quasi la metà degli italiani paga un mutuo o un prestito

Secondo l’ultima analisi di Mister Credit, la divisione del gruppo CRIF specializzata in soluzioni educative per i consumatori, il numero di cittadini maggiorenni con un mutuo o un prestito è aumentato del 6,5% rispetto all’anno precedente, raggiungendo il 47,4%. Nel 2022, la rata media mensile pro-capite è stata di 307 Euro, registrando un calo del 2,5% rispetto al 2021. Tuttavia, l’importo residuo dei finanziamenti in corso è aumentato del 3,1%, arrivando a 33.183 Euro, principalmente a causa dell’importanza dei mutui ipotecari nel portafoglio delle famiglie italiane.

I prestiti finalizzati sono il 51% del totale

I prestiti finalizzati, destinati all’acquisto di beni e servizi come auto, moto, elettronica ed elettrodomestici, sono ancora la tipologia di finanziamento più diffusa, rappresentando il 51,1% del totale, con una rata media di 140 Euro (-6,4% rispetto al 2021). I prestiti personali sono al secondo posto, con una quota del 29% (+2%) e una rata media di 271 Euro (-0,7%). Infine, i mutui per l’acquisto di abitazioni rappresentano il 19,9% del totale (-4,5%) e una rata media di 786 Euro (+1,5%).

I rimborsi più elevati nel Nord Italia

La mappa del credito evidenzia che il Trentino-Alto Adige, la Lombardia e il Veneto sono le regioni in cui i cittadini rimborsano la rata media più elevata ogni mese, rispettivamente con 388, 356 e 343 euro,  principalmente a causa dell’elevata incidenza dei mutui. Al contrario, le regioni del Sud e le Isole  – soprattutto in Calabria, dove si attestano a 253 euro, in Sardegna (259 euro) e in Molise (261 euro)- hanno le rate mensili più basse, in virtù della modesta incidenza dei mutui.

I flussi di credito hanno avuto un rallentamento nell’ultimo anno

“Nel corso dell’ultimo anno, i flussi di credito erogato alle famiglie hanno mostrato un rallentamento, risentendo dell’impatto del contesto geopolitico e dell’inflazione. In particolare, la dinamica è stata comunque positiva per il credito al consumo e per i prestiti personali, mentre i mutui hanno risentito degli effetti dell’aumento dei tassi di interesse – commenta Beatrice Rubini, Direttrice della linea Mister Credit di CRIF. Nel complesso, la sostenibilità degli impegni finanziari da parte delle famiglie si è confermata elevata, ma per il prossimo futuro bisognerà valutare gli impatti derivanti dall’incertezza causata dal proseguimento del conflitto in Ucraina, nonché dalla crescita dei costi dell’energia, oltre che dei tassi di interesse. Tutti fattori che indubbiamente rappresentano un motivo di preoccupazione per gli italiani. E l’insieme di queste circostanze richiede attenzione, in prospettiva, sul tema della qualità del credito”.

Prestiti, il Taeg medio è aumentato del 25% in un anno

Anche i prestiti personali costano di più. L’aumento del costo del denaro riverbera inevitabilmente anche sul costo dei finanziamenti. In base a una recente analisi condotta da Facile.it, il Team medio disponibile online è aumentato del 25% in un anno, passando dal 7,50% di gennaio 2022 al 9,40% di gennaio 2023.

Perchè si chiede un prestito personale?

Il primo motivo per cui si richiede un prestito personale è l’ottenimento di liquidità, richiesta spesso legata alla necessità di fare fronte ad imprevisti o a spese ingenti e che a gennaio 2023 ha rappresentato quasi un terzo della domanda totale (31,1%). Anche in questo caso i tassi medi sono cresciuti notevolmente, con un incremento in linea con quello rilevato per le altre tipologie di prestiti; numeri alla mano, quindi, se non si può rimandare la richiesta di finanziamento, meglio prepararsi a fare i conti con condizioni decisamente meno favorevoli rispetto al passato.

Gli aumenti rispetto al 2022

Per capire quale sia stato l’aumento del costo del denaro “in concreto”, Facile.it ha condotto delle simulazioni tenendo come base un prestito personale per liquidità di 10.000 euro e della durata di 5 anni.  Chi ha richiesto un prestito simile a gennaio 2023, al termine del piano di ammortamento, tra interessi ed altri costi accessori avrà speso in media 2.300 euro, ben più di chi ha chiesto lo stesso tipo di prestito a gennaio 2022, quando queste voci ammontavano a circa 1.760 euro.

Le famiglie scelgono importi più contenuti

Per far fronte ai costi più elevati, le famiglie scelgono di orientarsi su importi più contenuti; ad esempio, guardando alle richieste di prestiti personali per liquidità raccolte online a gennaio 2023, emerge che chi ha presentato domanda ha puntato ad ottenere, in media, 9.207 euro, valore in calo del 5% rispetto allo scorso anno. La riduzione si è tradotta anche in un accorciamento della durata dei piani di ammortamento, passati da 60 a 55 mesi. Stabile, invece, l’età media di chi ha presentato domanda, ferma a 42 anni.

Meglio confrontare le offerte di più società di credito

Per risparmiare un po’, gli esperti suggeriscono di verificare le offerte di diverse società di credito. Ad esempio, in base all’ultima rilevazione della Banca d’Italia il tasso medio del totale prestiti personali (TEGM) è pari a 11,61%, ma  l’online può offrire diverse opportunità di risparmio, visto che gli indici medi oggi viaggiano intorno al 9,40% (TAEG).

I lombardi non rinunciano alle vacanze: aumentano i prestiti per viaggiare

Dopo lunghi mesi di blocco dovuti alla pandemia, dal 2021 è tornato possibile viaggiare. E i lombardi hanno subito colto la palla al balzo, dimostrando di aver voglia di effettuare le agognate vacanze. Anche a costi di fare un prestito ad hoc. E’ quanto rileva Facile.it che, prendendo in considerazione un campione di oltre 17.000 casi, nel periodo settembre – novembre 2022, ha evidenziato che le richieste di prestiti personali compilate online per viaggi e vacanze sono aumentate del 48% rispetto allo stesso periodo di tempo del 2021. Non solo: dai dati esaminati si scopre che scende ulteriormente l’età dei richiedenti, che è passata dai 35 anni del 2021 ai 33 anni del 2022. Ma quanti soldi hanno chiesto i lombardi? Anche l’importo medio complessivo è cresciuto nell’ultimo anno: la cifra richiesta alle finanziarie per i prestiti personali è passata dai 10.839 euro del periodo settembre – novembre 2021 agli 11.429 euro degli stessi mesi del 2022 (+5,4%).

Aumenta il “peso” dei viaggi e delle vacanze sui finanziamenti richiesti

In virtù dell’incremento delle richieste per viaggi e vacanze, il loro peso relativo rispetto al totale di quelle presentate in Lombardia passa dall’1,1% all’1,3%, (+ 22,7%). Ma non è la sola voce che ha visto un incremento così significativo. In merito alle finalità che, dalla fine del 2021 alla fine del 2022, hanno accresciuto maggiormente il loro peso sul totale richieste presentate in Lombardia, al primo posto si collocano i prestiti per Formazione ed Università (+39,9%) seguiti da quelli per finanziare il consolidamento dei debiti (28,2%), poi appunto l’acquisto di viaggi e vacanze (+22,7%) e quello di PC e strumenti elettronici (+16,6%).

Per che cosa chiedono i prestiti i lombardi

Anche se quelli sopra indicati sono i finanziamenti che hanno registrato la maggiore crescita in percentuale sull’anno precedente, è interessante scoprire quali sono le principali finalità per le quali si chiede un prestito personale in Lombardia. Secondo l’analisi di Facile.it al primo posto resiste saldamente l’ottenimento di liquidità (che rappresenta il 32,4% del totale richieste), seguita dall’acquisto di auto usate (17,1% del totale, ma in calo del 10,3% rispetto ad un anno fa nel suo peso sul totale richieste) ed il consolidamento debiti (14,7%; +28,2% se confrontata con il valore 2021). Presentano invece percentuali negative le altre voci appena fuori dal podio, che appaiono in negativo rispetto l’anno precedente. Queste sono la ristrutturazione immobili (10,09%; -21,1%), l’acquisto di arredi (6,5%; -12,3%) e le spese mediche (4,4%; -2,7%).

Prestiti personali su, mutui giù: ecco le richieste di credito delle famiglie italiane

Aumentano le richieste di prestito alle famiglie, anche per importi decisamente contenuti, mentre calano i mutui, sicuramente come conseguenza al crollo delle surroghe, praticamente dimezzate rispetto a un anno fa. E’ quanto emerge dall’ultimo Barometro CRIF, riferito ai primi 9 mesi del 2022. Questo i dati in sintesi: le surroghe hanno perso oltre metà dei volumi (-61,9%), condizionando la performance dell’intero comparto. La dinamica dei nuovi mutui d’acquisto resta sostanzialmente stabile. Relativamente ai prestiti si segnala l’andamento positivo anche per le richieste presentate dai cittadini non nati in Italia (+25,8%).

Luci e ombre sui primi 9 mesi dell’anno 

E’ uno scenario fra luci e ombre quello disegnato dall’ultimo Barometro in merito alla domanda di credito da parte delle famiglie italiane, condizionante da una situazione di perdurante incertezza causata dal conflitto in Ucraina e dal rialzo dei tassi e dell’inflazione. Nello specifico, secondo l’ultima analisi del Barometro CRIF (Fonte: il Sistema di Informazioni Creditizie EURISC), il numero delle richieste di prestiti (personali e finalizzati) fa segnare una crescita del +21,7% rispetto al corrispondente periodo 2021. Relativamente al solo mese di settembre appena concluso, le richieste di prestiti crescono del +12,2%. Al contempo l’importo medio richiesto si è attestato a 8.313 euro, in calo del -6,1% rispetto ai primi 9 mesi del 2021, a conferma della crescente tendenza a fare ricorso a un finanziamento anche per sostenere acquisti di importo contenuto, quali telefonia, piccoli elettrodomestici e prodotti di elettronica. Per quanto concerne lo spaccato dei prestiti finalizzati e personali, continuano a crescere a doppia cifra e con la stessa intensità: i primi aumentano del +21,3% mentre i secondi segnano un +22,4%.

I mutui calano di numero, ma aumento l’importo medio

Per quanto riguarda invece l’andamento delle richieste di mutui immobiliari e surroghe, dall’inizio dell’anno si registra una contrazione complessiva del -22,6% rispetto ai primi nove mesi del 2021 (-25,5% la flessione nel mese di settembre) ma va rimarcato come la performance negativa del comparto sia ascrivibile al crollo verticale delle surroghe che, secondo l’ultima rilevazione prodotta da CRIF, sono diminuite del -61,9% rispetto al 2021 e ormai spigano poco più dell’8,5% del totale.
I nuovi mutui, invece, restano sostanzialmente stabili rispetto alla corrispondente rilevazione, tanto che a livello di erogazioni il calo si attesta a un modesto -1,7%. In compenso, nei primi 9 mesi del 2022 l’importo medio dei mutui richiesti è cresciuto del +4,7% rispetto al corrispondente periodo 2021, attestandosi a 144.658 euro.