Mese: Settembre 2023

Lavoro, quali sono le professioni più ambite dagli italiani?

Medico, avvocato, influencer oppure calciatore? In un contesto sociale e culturale che cambia a una velocità impressionante, quali sono oggi le professioni più desiderate? E come questa classifica è mutata nel corso degli ultimi dieci anni? Una ricerca condotta da Adecco, società del The Adecco Group che si occupa dello sviluppo e della valorizzazione delle risorse umane, ha rivelato come le opinioni degli italiani riguardo alle professioni desiderate abbiano subito rivoluzioni significative rispetto al decennio scorso.

Il settore della salute e del benessere tra i preferiti

Dallo studio si scopre che l’interesse per le professioni sanitarie e legate al benessere psico-fisico è aumentato moltissimo. Questo cambiamento è stato influenzato dal ruolo cruciale che i professionisti di questi settori hanno svolto durante la pandemia degli anni precedenti. L’interesse verso la professione medica è cresciuto del 85%, mentre quello verso l’infermieristica è aumentato del 39% rispetto a dieci anni fa. Le professioni legate al benessere mentale e fisico, come lo psicologo (+148%) e il nutrizionista (+349%), hanno registrato un notevole aumento, in linea con l’incremento della sensibilità verso la salute mentale e l’importanza di una dieta equilibrata per uno stile di vita sano. Al contrario, l’interesse per la professione di personal trainer è diminuito del 5%.

Le competenze umanistiche piacciono, ma unite a quelle digitali

Le professioni umanistiche godono ancora di un forte interesse in Italia, nonostante l’avanzamento della tecnologia e dell’intelligenza artificiale. Le competenze umanistiche rimangono preziose, ma sono spesso integrate con quelle digitali. Rispetto a dieci anni fa, si è osservato un aumento significativo dell’interesse per le carriere legate alla diffusione della conoscenza e alla narrazione. Gli italiani interessati a diventare scrittori sono aumentati del 75%, mentre coloro che vogliono diventare professori sono cresciuti del 78%, e chi desidera diventare insegnante è aumentato del 123%. Al contrario, l’interesse per la professione di archeologo è diminuito del 51%, e quello per il giornalismo è sceso del 9%, probabilmente a causa delle sfide che questi settori stanno affrontando.

Influencer? Sì grazie

Il settore dello spettacolo e dell’intrattenimento ha subito profonde trasformazioni negli ultimi dieci anni, principalmente a causa dell’ascesa dei social network e dello streaming televisivo. L’interesse per diventare cantanti è diminuito del 50%, mentre quello per diventare youtuber è sceso del 13%. D’altro canto, l’interesse per diventare influencer è cresciuto del 505%, anche se bisogna considerare che questa professione era ancora agli albori nel 2013. Si osservano differenze di genere, con l’interesse per diventare modelli in crescita del 41% tra gli uomini e in calo del 39% per gli attori. Tra le donne, l’interesse per diventare modelle è diminuito del 17%, mentre quello per diventare attrici è aumentato del 5%.

Calciatore e pilota nel campo dello sport

Le professioni giuridiche, come giudici e avvocati, sembrano non essere più così attraenti come un tempo. L’interesse per diventare notaio è aumentato del 116%, ma le carriere di giudice e avvocato hanno registrato un calo del 20% e del 28%, rispettivamente. Nel settore delle professioni sportive, la carriera di calciatore rimane attraente, con un aumento dell’interesse del 27% rispetto a dieci anni fa. Tuttavia, la professione di pilota è quella che ha registrato la crescita più significativa, con un aumento del 44%. L’interesse per diventare allenatore è diminuito del 9%. Infine, c’è stato un notevole calo dell’interesse verso le professioni legate alla sicurezza e alle forze dell’ordine. L’interesse per diventare poliziotto è diminuito del 21%, quello per diventare pompiere del 32% e per diventare carabiniere del 42%. 

Cosa pensano i giovani e le giovani della violenza tra pari?

I ragazzi e le ragazze adolescenti in Italia sono concordi: a commettere atti di violenza nel nostro Paese sono i ragazzi maschi, soprattutto se in gruppo, e gli uomini adulti che è possibile incrociare anche fuori da scuola. Quattro giovani italiani su cinque ritengono però che una donna possa sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole, ma uno su cinque crede che le ragazze possano contribuire a provocare la violenza sessuale se mostrano un abbigliamento o un comportamento eccessivamente provocante. È quanto emerge dall’indagine ‘I giovani e la violenza tra pari’, condotta da Ipsos per ActionAid con il supporto dell’IBISG, l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. 

Perché si diventa oggetto di violenza?

Tra i principali motivi per cui si diventa oggetto di violenza secondo gli adolescenti italiani al primo posto sono indicate le caratteristiche fisiche (50%), seguite dall’orientamento sessuale (40%) e dall’appartenenza di genere (36%). Il primo danno in seguito alla violenza subita, indicato dal 27% degli intervistati senza distinzione di genere è il malessere psicologico. Al secondo posto, isolamento e depressione (21%), e al terzo disagio e vergogna (18%). Ma non sempre i ragazzi e le ragazze che subiscono una qualche forma di violenza poi la denunciano. Il motivo principale è la vergogna nel raccontare quanto è accaduto al mondo adulto, seguito dalla paura a dirlo, la percezione dell’inutilità della denuncia, e il timore di ulteriori minacce da parte dell’aggressore.

Cosa è violenza?

La maggioranza dei giovani (80%) considera violenza toccare le parti intime di qualcuno senza consenso, ma uno su cinque non riconosce questa violenza.
A seguire, in particolar modo i giovani ragazzi, considerano violenza picchiare qualcuno, comportamento che registra il 79% delle risposte. Al terzo posto, con il 78%, fare foto/video in situazioni intime e diffonderle ad altre persone, soprattutto per le ragazze, con l’84% delle citazioni.

Chi subisce le diverse forme di violenza?

Sono le ragazze, più dei ragazzi, a vivere con maggior frequenza atti di violenza tra pari, in qualsiasi forma essa si manifesti. Infatti, molto più spesso dei coetanei assistono a gossip, prese in giro, insulti, scherzi, esclusione di persone dai gruppi, situazioni in cui le parti intime di una persona vengono toccate senza consenso, diffusione non consensuale di foto e video di situazioni intime. Inoltre, le ragazze rischiano più spesso di ricevere molestie verbali mentre camminano per strada, essere toccate nelle parti intime, essere vittime di scherzi o commenti a sfondo sessuale e della diffusione di foto/video che le ritraggono in situazioni intime. I ragazzi, invece, rischiano principalmente di essere picchiati e le persone transgender/fluide/non binarie di venire insultate.

Imprese under 35 più fiduciose nel futuro di quelle “mature”

Nel 2023 il 49% delle imprese guidate da under35 prevede di aumentare il fatturato rispetto al 42% di quelle over35, e per il 43% delle imprese giovanili (vs 34%) le attese di crescita restano positive anche per il 2024. In aumento anche le previsioni occupazionali (31% imprese giovani vs 23% over35), anche perché sarà necessario equipaggiarsi con personale qualificato per sfruttare al meglio gli investimenti. Insomma, le imprese guidate dai giovani under35 fatturano, assumono e innovano di più, e sono più fiduciose nel futuro. Sono però meno presenti all’estero e le barriere economiche rischiano di frenarne la crescita. È quanto emerge dall’indagine condotta dal Centro Studi Tagliacarne.

Maggiori investimenti per green e digitale

Le imprese giovanili investiranno più delle altre nella transizione green e digitale. Tra il 2023 e il 2025, il 53% delle imprese giovanili investirà in green e il 48% in digitale (contro, rispettivamente, il 45% e il 41% delle over 35). Mentre il 36% delle imprese under35 ha in programma di investire contemporaneamente in digitale e green. Ma le risorse economiche insufficienti all’interno dell’azienda, e i tassi di interesse elevati per l’accesso al credito, sono i principali ostacoli che rischiano di intralciare il loro cammino verso la transizione.

Due ostacoli: barriere economiche e burocrazia eccessiva

Le barriere economiche sono infatti un problema per il 39% delle imprese giovanili che non intendono investire nella sostenibilità (31% non giovanili) e per il 45% che prevede di non fare investimenti 4.0 (29% non giovanili). Se le risorse economiche sono problema, quelle del PNRR possono essere una boccata di ossigeno. Così il 9% delle imprese giovanili si è già attivata sui progetti di supporto alle imprese legati al PNRR, e il 19% ha in programma di attivarsi.
Tuttavia, l’eccessiva burocrazia è per 7 imprese giovanili su 10 di gran lunga l’ostacolo maggiore.

Un po’ meno presenti sui mercati stranieri (per ora)

In termini di export poi le imprese giovanili mostrano un ritardo rispetto alle loro colleghe più ‘mature’: nel 2023 esporterà il 38% delle aziende under35, a fronte del 45% delle non giovanili.
Nonostante la minore presenza sui mercati stranieri, le imprese giovanili che esportano sembrano però avere una marcia in più. Per il 2023, riferisce Italpress, il 44% prevede aumenti delle vendite all’estero contro il 33% delle non giovanili, mentre per il 2024 gli incrementi sono stimati dal 42% del campione (contro il 31%). Nel complesso, per aumentare le vendite oltreconfine, le imprese giovanili contano di utilizzare principalmente strategie improntate sulla qualità dei prodotti (42%) e investimenti in comunicazione e branding (24%).