Ulivi in montagna e vendemmie anticipate, l’impatto del clima sull’agroalimentare

Il cambiamento climatico e la tendenza al surriscaldamento ha un impatto anche sulla produzione agroalimentare italiana. Una tendenza che secondo la Coldiretti cambia la distribuzione delle coltivazioni e le loro caratteristiche. Qualche esempio? L’ulivo, tipicamente mediterraneo, in Italia si è spostato a ridosso delle Alpi, mentre in Sicilia e in Calabria sono arrivate le piante di banane, avocado e di altri frutti esotici, mai viste prima lungo la Penisola.

E il vino italiano con il caldo è aumentato di un grado negli ultimi 30 anni, e nel tempo si è verificato un anticipo della vendemmia anche di un mese rispetto al tradizionale periodo di settembre.

Una situazione che mette a rischio il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy

Il riscaldamento inoltre provoca anche il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini.

Una situazione che di fatto, continua la Coldiretti, mette a rischio il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy, che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico.

Giugno 2019, il secondo più caldo dal 1880

Il 2019 si classifica come il secondo anno più caldo di sempre, facendo registrare nel primo semestre una temperatura media sulla superficie della terra e degli oceani superiore di 0,95 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo.

È quanto emerge dagli ultimi dati del Noaa, il National Climatic Data Centre, che li rileva dal 1880. Una situazione determinata da un giugno mai così caldo, che ha fatto saltare tutti i record in Europa, dove la temperatura è stata di 2,93 gradi superiore la media. Anche in Italia lo scorso mese di giugno è stato molto caldo, con una temperatura superiore di 3,3 gradi rispetto alla media, che lo classifica al secondo posto per temperatura elevata dal 1800, quando sono iniziate le rilevazioni secondo Isac Cnr, riporta Adnkronos.

La tropicalizzazione del cima in un decennio è costata all’agricoltura oltre 14 miliardi

Si registra peraltro una evidente tendenza alla tropicalizzazione, che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense e il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi.

Il ripetersi di eventi estremi sono costati all’agricoltura italiana oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

L’agricoltura, aggiunge la Coldiretti, è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli.