Pari opportunità: sistema nazionale certificazione di genere per abbattere divario

Quello delle pari opportunità è nel nostro Paese un tema particolarmente delicato e soprattutto da risolvere. Per superare il gender gap un importante aiuto arriva dal Sistema nazionale della parità di genere. Una normativa importantissima (anche per la parità retributiva) in grado di innescare meccanismi di cambiamento interno alle aziende che sono quanto mai urgenti e necessari. L’Italia è al quattordicesimo posto tra i Paesi Ue nella classifica dell’Indice sull’uguaglianza di genere elaborato da Eige (European institute for gender equality). Eppure colmare la parità tra donna e uomo in ogni ambito della vita privata e pubblica consentirebbe di avere un impatto molto positivo sul pil, valutato in percentuale tra il 9 e l’11%. L’analisi dell’Osservatorio di 4.Manager rivela che le posizioni manageriali femminili sono ferme al 28% del totale e la quota si riduce al 19% se consideriamo le posizioni regolate da un contratto da dirigente, seppur il 31% delle imprese stia adottando strategie significative per favorire la convergenza lavorativa tra uomini e donne. 

“Gap retributivo e il miglioramento dei tempi di vita e lavoro”

“Il gap retributivo e il miglioramento dei tempi di vita e lavoro – commenta Stefano Cuzzilla, presidente 4.Manager e Federmanager – sono le aree di intervento che richiedono maggiore urgenza nel nostro Paese L’attuale crisi bellica ed energetica ha acuito i divari economici e sociali emersi durante la Pandemia, escludendo ancor più le donne dal mondo del lavoro con effetti negativi su tutto il settore economico e produttivo. Per crescere abbiamo bisogno delle competenze delle donne ma anche di un sistema organizzativo che sia in grado di valorizzarle. Il sistema di Certificazione di genere e la normativa di riferimento approvata recentemente, sono una strada effettiva che permette di azionare un meccanismo virtuoso nelle aziende con ricadute riparative importanti sulle disparità di genere. L’esperienza ci dimostra che le aziende con governance mista sono più competitive e reagiscono meglio nei contesti di crisi. L’equilibrio di genere fa crescere il pil”.

Solo al 28% le posizioni manageriali femminili

Oggi in Italia, secondo i dati raccolti dall’Osservatorio 4.Manager, le posizioni manageriali femminili sono solo il 28% del totale e la quota si riduce al 19% se consideriamo le posizioni regolate da un contratto da dirigente, con un incremento annuo che è solamente dello 0,3% in più negli ultimi 10 anni. L’indagine condotta su un campione di 6000 imprese manifatturiere italiane indica che solo il 14% sono a conduzione femminile contro il 79% a conduzione maschile. In particolare le imprese a guida femminile operano per il 21% nel settore tessile e si concentrano per il 19% nel Sud Italia. Ciò significa una propensione alla concentrazione solo in alcuni settori industriali e all’auto impiego da parte soprattutto di donne del Mezzogiorno d’Italia. Le imprese femminili del settore manifatturiero hanno un ridotto grado di innovatività, ma hanno una propensione alla transizione sostenibile molto elevata: solo il 12% di quelle femminili è altamente innovativa contro l’88% di quello maschile, di contro il 66% delle imprese femminili ha una propensione alla transizione sostenibile contro il 34% di quelle maschili.