Mercato Cloud italiano, il valore aumenta del 19% in un anno

Nel 2023, il mercato del Cloud in Italia continua a crescere in modo significativo, raggiungendo un valore complessivo di 5,51 miliardi di euro. SI tratta di un aumento del 19% rispetto all’anno precedente. Nonostante le nuove complessità dovute a fattori geopolitici, alla crisi energetica e all’incremento dell’inflazione, le imprese italiane continuano a valutare positivamente il loro percorso di digitalizzazione, che si basa sempre più sul Cloud. 

La crescita più marcata è guidata dai servizi infrastrutturali

La crescita più marcata è guidata dai servizi infrastrutturali (IaaS), che raggiungono un valore di 1,511 miliardi di euro (+29% rispetto al 2022), equiparando la quota rappresentata dai servizi software (SaaS), storicamente più diffusi.

Nonostante l’andamento dell’inflazione, le grandi imprese non hanno ridotto la spesa Cloud, grazie alla previa allocazione dei budget su progetti strategici a tariffe fisse. Gli investimenti significativi dei principali fornitori di servizi Cloud nel mercato italiano dei data center indicano una crescente domanda per tali servizi. Questi dati emergono dall’Osservatorio Cloud Transformation, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano. 

Incremento più significativo per la componente Public Cloud & Hybrid Cloud

La componente Public Cloud & Hybrid Cloud è quella che mostra la crescita più significativa, con una spesa di 3,729 miliardi di euro (+24% rispetto al 2022). Altri segmenti includono Virtual & Hosted Private Cloud, che raggiunge 1,034 miliardi di euro (+9%), e Data Center Automation, con una crescita del 10% e un totale di 748 milioni di euro.

All’interno del Public & Hybrid Cloud, IaaS è il segmento che cresce di più, raggiungendo 1,511 miliardi di euro (+29% rispetto al 2022) e rappresentando il 41% del mix complessivo. PaaS cresce del 27% con un totale di 686 milioni di euro, spinto da opportunità legate all’Intelligenza Artificiale e Analytics. Il segmento SaaS cresce del 19%, raggiungendo un valore complessivo di 1,532 miliardi di euro.

Il mercato si allarga alle PMI

Attualmente, l’87% della spesa Cloud italiana proviene dalle grandi imprese, ma anche le PMI stanno aumentando l’adozione di servizi Cloud pubblici (+34%, per un totale di 478 milioni di euro nel 2023) grazie a iniziative come i fondi del PNRR. Sebbene oltre la metà delle applicazioni aziendali delle grandi imprese (51%) risieda ora nel Cloud, le sfide per la trasformazione tecnologica e culturale rimangono significative.

La cultura organizzativa rimane orientata al risparmio sui costi rispetto all’innovazione e alla digitalizzazione, con il 63% delle organizzazioni che misura ancora l’apporto del Cloud in base ai costi risparmiati rispetto alle configurazioni on-premise.

Lavoro, quali sono le professioni più ambite dagli italiani?

Medico, avvocato, influencer oppure calciatore? In un contesto sociale e culturale che cambia a una velocità impressionante, quali sono oggi le professioni più desiderate? E come questa classifica è mutata nel corso degli ultimi dieci anni? Una ricerca condotta da Adecco, società del The Adecco Group che si occupa dello sviluppo e della valorizzazione delle risorse umane, ha rivelato come le opinioni degli italiani riguardo alle professioni desiderate abbiano subito rivoluzioni significative rispetto al decennio scorso.

Il settore della salute e del benessere tra i preferiti

Dallo studio si scopre che l’interesse per le professioni sanitarie e legate al benessere psico-fisico è aumentato moltissimo. Questo cambiamento è stato influenzato dal ruolo cruciale che i professionisti di questi settori hanno svolto durante la pandemia degli anni precedenti. L’interesse verso la professione medica è cresciuto del 85%, mentre quello verso l’infermieristica è aumentato del 39% rispetto a dieci anni fa. Le professioni legate al benessere mentale e fisico, come lo psicologo (+148%) e il nutrizionista (+349%), hanno registrato un notevole aumento, in linea con l’incremento della sensibilità verso la salute mentale e l’importanza di una dieta equilibrata per uno stile di vita sano. Al contrario, l’interesse per la professione di personal trainer è diminuito del 5%.

Le competenze umanistiche piacciono, ma unite a quelle digitali

Le professioni umanistiche godono ancora di un forte interesse in Italia, nonostante l’avanzamento della tecnologia e dell’intelligenza artificiale. Le competenze umanistiche rimangono preziose, ma sono spesso integrate con quelle digitali. Rispetto a dieci anni fa, si è osservato un aumento significativo dell’interesse per le carriere legate alla diffusione della conoscenza e alla narrazione. Gli italiani interessati a diventare scrittori sono aumentati del 75%, mentre coloro che vogliono diventare professori sono cresciuti del 78%, e chi desidera diventare insegnante è aumentato del 123%. Al contrario, l’interesse per la professione di archeologo è diminuito del 51%, e quello per il giornalismo è sceso del 9%, probabilmente a causa delle sfide che questi settori stanno affrontando.

Influencer? Sì grazie

Il settore dello spettacolo e dell’intrattenimento ha subito profonde trasformazioni negli ultimi dieci anni, principalmente a causa dell’ascesa dei social network e dello streaming televisivo. L’interesse per diventare cantanti è diminuito del 50%, mentre quello per diventare youtuber è sceso del 13%. D’altro canto, l’interesse per diventare influencer è cresciuto del 505%, anche se bisogna considerare che questa professione era ancora agli albori nel 2013. Si osservano differenze di genere, con l’interesse per diventare modelli in crescita del 41% tra gli uomini e in calo del 39% per gli attori. Tra le donne, l’interesse per diventare modelle è diminuito del 17%, mentre quello per diventare attrici è aumentato del 5%.

Calciatore e pilota nel campo dello sport

Le professioni giuridiche, come giudici e avvocati, sembrano non essere più così attraenti come un tempo. L’interesse per diventare notaio è aumentato del 116%, ma le carriere di giudice e avvocato hanno registrato un calo del 20% e del 28%, rispettivamente. Nel settore delle professioni sportive, la carriera di calciatore rimane attraente, con un aumento dell’interesse del 27% rispetto a dieci anni fa. Tuttavia, la professione di pilota è quella che ha registrato la crescita più significativa, con un aumento del 44%. L’interesse per diventare allenatore è diminuito del 9%. Infine, c’è stato un notevole calo dell’interesse verso le professioni legate alla sicurezza e alle forze dell’ordine. L’interesse per diventare poliziotto è diminuito del 21%, quello per diventare pompiere del 32% e per diventare carabiniere del 42%. 

Cosa pensano i giovani e le giovani della violenza tra pari?

I ragazzi e le ragazze adolescenti in Italia sono concordi: a commettere atti di violenza nel nostro Paese sono i ragazzi maschi, soprattutto se in gruppo, e gli uomini adulti che è possibile incrociare anche fuori da scuola. Quattro giovani italiani su cinque ritengono però che una donna possa sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole, ma uno su cinque crede che le ragazze possano contribuire a provocare la violenza sessuale se mostrano un abbigliamento o un comportamento eccessivamente provocante. È quanto emerge dall’indagine ‘I giovani e la violenza tra pari’, condotta da Ipsos per ActionAid con il supporto dell’IBISG, l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. 

Perché si diventa oggetto di violenza?

Tra i principali motivi per cui si diventa oggetto di violenza secondo gli adolescenti italiani al primo posto sono indicate le caratteristiche fisiche (50%), seguite dall’orientamento sessuale (40%) e dall’appartenenza di genere (36%). Il primo danno in seguito alla violenza subita, indicato dal 27% degli intervistati senza distinzione di genere è il malessere psicologico. Al secondo posto, isolamento e depressione (21%), e al terzo disagio e vergogna (18%). Ma non sempre i ragazzi e le ragazze che subiscono una qualche forma di violenza poi la denunciano. Il motivo principale è la vergogna nel raccontare quanto è accaduto al mondo adulto, seguito dalla paura a dirlo, la percezione dell’inutilità della denuncia, e il timore di ulteriori minacce da parte dell’aggressore.

Cosa è violenza?

La maggioranza dei giovani (80%) considera violenza toccare le parti intime di qualcuno senza consenso, ma uno su cinque non riconosce questa violenza.
A seguire, in particolar modo i giovani ragazzi, considerano violenza picchiare qualcuno, comportamento che registra il 79% delle risposte. Al terzo posto, con il 78%, fare foto/video in situazioni intime e diffonderle ad altre persone, soprattutto per le ragazze, con l’84% delle citazioni.

Chi subisce le diverse forme di violenza?

Sono le ragazze, più dei ragazzi, a vivere con maggior frequenza atti di violenza tra pari, in qualsiasi forma essa si manifesti. Infatti, molto più spesso dei coetanei assistono a gossip, prese in giro, insulti, scherzi, esclusione di persone dai gruppi, situazioni in cui le parti intime di una persona vengono toccate senza consenso, diffusione non consensuale di foto e video di situazioni intime. Inoltre, le ragazze rischiano più spesso di ricevere molestie verbali mentre camminano per strada, essere toccate nelle parti intime, essere vittime di scherzi o commenti a sfondo sessuale e della diffusione di foto/video che le ritraggono in situazioni intime. I ragazzi, invece, rischiano principalmente di essere picchiati e le persone transgender/fluide/non binarie di venire insultate.

Imprese under 35 più fiduciose nel futuro di quelle “mature”

Nel 2023 il 49% delle imprese guidate da under35 prevede di aumentare il fatturato rispetto al 42% di quelle over35, e per il 43% delle imprese giovanili (vs 34%) le attese di crescita restano positive anche per il 2024. In aumento anche le previsioni occupazionali (31% imprese giovani vs 23% over35), anche perché sarà necessario equipaggiarsi con personale qualificato per sfruttare al meglio gli investimenti. Insomma, le imprese guidate dai giovani under35 fatturano, assumono e innovano di più, e sono più fiduciose nel futuro. Sono però meno presenti all’estero e le barriere economiche rischiano di frenarne la crescita. È quanto emerge dall’indagine condotta dal Centro Studi Tagliacarne.

Maggiori investimenti per green e digitale

Le imprese giovanili investiranno più delle altre nella transizione green e digitale. Tra il 2023 e il 2025, il 53% delle imprese giovanili investirà in green e il 48% in digitale (contro, rispettivamente, il 45% e il 41% delle over 35). Mentre il 36% delle imprese under35 ha in programma di investire contemporaneamente in digitale e green. Ma le risorse economiche insufficienti all’interno dell’azienda, e i tassi di interesse elevati per l’accesso al credito, sono i principali ostacoli che rischiano di intralciare il loro cammino verso la transizione.

Due ostacoli: barriere economiche e burocrazia eccessiva

Le barriere economiche sono infatti un problema per il 39% delle imprese giovanili che non intendono investire nella sostenibilità (31% non giovanili) e per il 45% che prevede di non fare investimenti 4.0 (29% non giovanili). Se le risorse economiche sono problema, quelle del PNRR possono essere una boccata di ossigeno. Così il 9% delle imprese giovanili si è già attivata sui progetti di supporto alle imprese legati al PNRR, e il 19% ha in programma di attivarsi.
Tuttavia, l’eccessiva burocrazia è per 7 imprese giovanili su 10 di gran lunga l’ostacolo maggiore.

Un po’ meno presenti sui mercati stranieri (per ora)

In termini di export poi le imprese giovanili mostrano un ritardo rispetto alle loro colleghe più ‘mature’: nel 2023 esporterà il 38% delle aziende under35, a fronte del 45% delle non giovanili.
Nonostante la minore presenza sui mercati stranieri, le imprese giovanili che esportano sembrano però avere una marcia in più. Per il 2023, riferisce Italpress, il 44% prevede aumenti delle vendite all’estero contro il 33% delle non giovanili, mentre per il 2024 gli incrementi sono stimati dal 42% del campione (contro il 31%). Nel complesso, per aumentare le vendite oltreconfine, le imprese giovanili contano di utilizzare principalmente strategie improntate sulla qualità dei prodotti (42%) e investimenti in comunicazione e branding (24%).

Remote working d’estate: vantaggioso, ma occhio alla sicurezza

Se i vantaggi del remote working sono indubbi, lavorare da remoto nel periodo estivo rappresenta una sfida complessa per i team IT aziendali. È opportuno infatti garantire standard di sicurezza elevati e inalterati nel corso di tutto l’anno, proteggendo la rete aziendale e i dati sensibili per l’attività di business.
“La pandemia ha portato le aziende ad adottare importanti misure e nuove pratiche per consentire ai dipendenti di continuare a lavorare da remoto e in molti casi tali modalità sono rimaste a disposizione dei lavoratori anche adesso che la crisi è passata – spiega Chester Wisniewski, Field CTO di Sophos -. Se ciò ha implicato e implica tuttora da parte delle aziende una sempre crescente attenzione alla sicurezza informatica, anche gli utenti devono adottare misure che consentano di lavorare da remoto mantenendo inalterati gli standard di sicurezza”.

Prepararsi in anticipo, e imparare a riconoscere le minacce

Gli esperti di sicurezza informatica di Sophos hanno condiviso 5 passaggi da intraprendere per evitare rischi e preoccupazioni durante periodi come le ferie estive.
Prima di tutto, prepararsi in anticipo, verificando che tutti i device in uso siano dotati di software di sicurezza aggiornati, siano conformi alle politiche di conformità e sicurezza aziendali, e che tutte le soluzioni siano protette. La maggior parte degli attacchi informatici inizia da una vulnerabilità nell’anello più debole della catena, ovvero gli utenti. I lavoratori possono quindi essere il punto debole sfruttato dai cybercriminali per accedere alla rete aziendale. Ciò rende necessario che ogni membro del team abbia le conoscenze necessarie a riconoscere un potenziale rischio informatico, e conosca le procedure per segnalarlo tempestivamente al proprio team IT

Controllare le comunicazioni e aggiornare i sistemi

Se arriva una comunicazione inaspettata da un collega o da un’azienda che sembra fuori dall’ordinario, è d’obbligo la prudenza. Non rispondere direttamente, ma fare un controllo aggiuntivo con il presunto mittente utilizzando un altro metodo di comunicazione come telefono o SMS per assicurarsi che la mail sia autentica. E non appena disponibili, vanno sempre effettuati gli aggiornamenti. Questo è più semplice su smartphone e computer, poiché di solito si ricevono apposite notifiche con richieste di aggiornamento, ma non vanno dimenticati device come i router e i dispositivi IoT.

Credenziali sempre al sicuro

Non vanno poi dimenticate le misure di protezione più elementari, che rappresentano la prima barriera all’ingresso. Innanzitutto, vanno impostate password univoche per ogni account, e va utilizzato un gestore di password affinché siano efficaci. Inoltre, va utilizzata l’autenticazione a più fattori, o ‘in due passaggi’, ove disponibile, per fornire una protezione aggiuntiva.
“Oggi la maggior parte dei dispositivi viene utilizzata quando è connessa a Internet, quindi è necessario considerare sempre che ci troviamo in un ambiente potenzialmente ‘ostile’- aggiunge Chester Wisniewski -. L’idea che lo spazio sicuro sia all’interno degli uffici e quello insicuro all’esterno è superata, ma è vero che a volte quando usciamo dal perimetro fisico dell’azienda non portiamo con noi tutti gli strumenti necessari”.

Vacanze 2023: gli italiani tornano a viaggiare all’estero

Come saranno le vacanze estive 2023 degli italiani? Il monitoraggio Ipsos Future4Tourism, giunto al suo sesto anno, mostra come la maggioranza degli italiani continui a prediligere il Bel Paese e le mete balneari, ma registra anche una ripresa delle mete europee ed extra-europee e un aumento delle visite di borghi e città d’arte. In merito alla tipologia di vacanze, più di un intervistato su due dichiara di affiancare alle vacanze brevi anche vacanze più lunghe. Gli italiani si affacciano poi anche all’utilizzo delle nuove tecnologie e del Metaverso, sia per la ricerca di informazioni e per agevolare l’organizzazione del viaggio, sia per cercare ispirazione rispetto le attività da fare e per superare le barriere linguistiche.

Si ricomincia a sognare

Il desiderio di poter viaggiare verso mete lontane si affaccia nuovamente dopo il freno degli ultimi anni. Per le vacanze estive 2023 la maggioranza dei viaggiatori (67%) resterà in Italia, in lieve calo rispetto all’estate 2022, a conferma appunto di una ripresa delle mete europee ed extra-Europee.
Il ritorno all’ultima estate pre-pandemia è testimoniato anche dalle scelte del luogo di vacanza: diminuisce la dstinazione mare, pur rimanendo la scelta di oltre metà dei viaggiatori estivi, e aumentano le visite di borghi e città d’arte, soprattutto per effetto dei viaggi in Europa ed Extra-Europa. Inoltre, si registra una buona tenuta delle mete montane e collinari-lacustri, che nelle estati caratterizzate dal Covid avevano vissuto un vero e proprio boom.

Durata e programmazione non cambiano

Più di un intervistato su due dichiara di affiancare alle vacanze brevi (long-weekend) anche vacanze della durata più lunga (fino a 13 notti).
Tuttavia, a causa degli aumenti dei prezzi, carrello della spesa e bollette delle utenze sottraggono liquidità dal portafoglio dei viaggiatori. Non si prevede, dunque, una rinuncia alle vacanze estive, ma una riallocazione del budget indirizzato prevalentemente a una riduzione della durata e alla rinuncia di gite ed escursioni in loco.
Accanto ai siti della destinazione o ai forum di viaggio come principali fonti di ispirazione per la programmazione delle vacanze, iniziano a farsi strada anche i portali di prenotazione online, che spesso mostrano offerte del momento. Invece, non si registrano variazioni rispetto l’importanza data ad amici e conoscenti come peer review di luoghi di villeggiatura già visitati.

Il ruolo del Metaverso 

Il Metaverso appare come uno strumento con grandi potenzialità sia per trovare informazioni e agevolare l’organizzazione del viaggio prima della partenza, sia in loco. Il Metaverso consente infatti un’immersione virtuale nelle strutture alberghiere (30%) e nei luoghi (22%), ma anche per cercare ispirazione rispetto le attività da fare (21%) e superare le barriere linguistiche (19%).
Il tema della sostenibilità, poi, entra a pieno titolo nel mondo del turismo, influenzando le scelte dei viaggiatori che mostrano sensibilità e attenzione al tema. Tanto da adottare comportamenti di scelta indirizzati a strutture dalla propensione alla salvaguardia ambientale per evitare sprechi di acqua ed energia (33%).

Università italiane, quali sono le migliori?

Il Censis ha pubblicato la nuova Classifica delle Università italiane, che analizza il sistema universitario valutando gli atenei in base a strutture disponibili, servizi erogati, borse di studio, livello di internazionalizzazione, comunicazione, servizi digitali e occupabilità. La classifica include anche il ranking dei raggruppamenti di classi di laurea triennali, dei corsi a ciclo unico e delle lauree magistrali biennali, valutando la progressione di carriera degli studenti e i rapporti internazionali. In totale, sono state valutate 70 graduatorie, considerando 948 variabili, con l’obiettivo di aiutare i giovani e le loro famiglie a fare scelte consapevoli sul percorso di formazione universitaria.

Salgono le immatricolazioni

Le immatricolazioni registrano un aumento del 2,2% rispetto all’anno precedente, con 7.152 nuovi iscritti in più. Tuttavia, non tutti gli atenei hanno beneficiato dello stesso incremento. Le università del Centro Italia segnano un aumento del 9,3%, seguite dalle regioni del Nord-Ovest (+1,6%). Il Nord-Est registra una diminuzione del 2,0%, mentre il Sud rimane stabile (-0,2%). Tra le diverse aree di studio, ad eccezione dell’area artistica, letteraria ed educativa che registra una diminuzione dello 0,1%, tutte le altre aree evidenziano un aumento delle immatricolazioni: +4,5% per l’area economica, giuridica e sociale, +2,2% per l’area sanitaria e agro-veterinaria, +1,1% per le discipline Stem.

Ma aumentano anche gli abbandoni

Tuttavia, si nota anche un aumento dei tassi di abbandono degli studi. Nel 2021-2022, il 7,3% degli immatricolati ha abbandonato gli studi entro il primo anno, rispetto al 7,1% dell’anno precedente e al 6,1% dell’anno accademico 2019-2020. Questa decisione ha coinvolto in modo quasi equivalente sia gli studenti maschi (7,4%) che quelli femmine (7,2%).

Tra i mega atenei al top c’è Bologna

Tra i mega atenei statali (con oltre 40.000 iscritti), le prime tre posizioni sono occupate rispettivamente dall’Università di Bologna (89,7 punti), dall’Università di Padova (87,5) e dalla Sapienza di Roma (85,7). Seguono l’Università di Pisa (84,0) e l’Università Statale di Milano (83,7). L’Università di Firenze retrocede al sesto posto (83,3), mentre l’Università di Palermo si conferma al settimo posto (83,0). L’Università di Torino perde una posizione (80,7), mentre l’Università di Bari (76,7) e l’Università di Napoli Federico II (76,2) chiudono la classifica.

Tra i grandi “vince” Pavia

Tra i grandi atenei statali (da 20.000 a 40.000 iscritti), l’Università di Pavia si posiziona al primo posto (91,2 punti), seguita dall’Università di Perugia (90,5). L’Università della Calabria e l’Università di Venezia Ca’ Foscari mantengono rispettivamente la terza e la quarta posizione (90,2 e 89,0). L’Università di Parma guadagna due posizioni e si colloca al quinto posto (87,2), mentre l’Università di Salerno recupera cinque posizioni (87,0). L’Università di Cagliari (86,8) e l’Università di Milano Bicocca (85,7) seguono, mentre l’Università di Modena e Reggio Emilia (85,2) e l’Università di Roma Tor Vergata (85,0) si mantengono stabili in nona e decima posizione. 

Trento al primo posto tra i medi

Tra i medi atenei statali (da 10.000 a 20.000 iscritti), l’Università di Trento si posiziona al primo posto (96,2 punti), seguita dall’Università di Udine (93,7) e dall’Università di Siena (93,0). L’Università di Sassari (92,3) si colloca al quarto posto, seguita dall’Università Politecnica delle Marche (91,8) e dall’Università di Trieste (91,3). L’Università di Brescia (87,5) e l’Università del Salento (87,2) seguono, mentre l’Università di Bergamo (84,3) e l’Università del Piemonte Orientale (84,2) si posizionano rispettivamente al nono e al decimo posto. L’Università dell’Insubria (83,2) e l’Università di Napoli Parthenope (83,2) sono all’undicesimo posto. L’Università di Urbino (82,3) e l’Università di Foggia (81,8) perdono rispettivamente tre e due posizioni, mentre l’Università dell’Aquila (79,0) chiude la classifica.

Camerino al vertice tra i “piccoli”

Tra i piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti), l’Università di Camerino si posiziona al primo posto (101,7 punti), seguita dall’Università della Tuscia (86,0) e dall’Università di Macerata (85,7). L’Università di Cassino (84,3), l’Università del Sannio (84,0) e l’Università Mediterranea di Reggio Calabria (83,5) seguono. L’Università di Teramo (80,0), l’Università della Basilicata.

È possibile installare una vasca jacuzzi sul terrazzo di casa?

Le vasche Jacuzzi sono oggi diventate un elemento irrinunciabile per tantissime persone, che desiderano creare un’oasi di relax e benessere direttamente in casa.

Tanti sognano infatti di poter avere una vasca jacuzzi nei propri spazi esterni, come il terrazzo o il giardino. Ma è realmente possibile installare una vasca Jacuzzi sul terrazzo?

La risposta è “si”, a patto che vengano soddisfatti determinati requisiti strutturali e di sicurezza.

Per questo, di seguito esamineremo attentamente le valutazioni da considerare per determinare la fattibilità di tale soluzione.

Valutazione della portata e capacità di carico del balcone o terrazzo

La prima e più importante valutazione da effettuare è capire quale sia la portata e la capacità di carico del balcone o terrazzo.

Una vasca Jacuzzi infatti, anche se di dimensioni compatte, può pesare significativamente, specialmente quando è riempita d’acqua e ospita più persone. Pertanto, è essenziale assicurarsi che la struttura sia in grado di sopportare tale peso aggiuntivo.

È consigliabile per questo il consultare un ingegnere strutturale o altro tipo di professionista del settore per valutare la solidità del balcone o terrazzo.

Egli sarà in grado di analizzare la struttura portante ed i materiali, al fine di determinare se sia possibile installare una vasca jacuzzi senza compromettere la sicurezza del terrazzo.

Valutazione dell’accessibilità e delle restrizioni logistiche

Una volta che la portata e la capacità di carico del balcone o terrazzo sono state valutate positivamente, è importante considerare l’accessibilità e le restrizioni logistiche legate all’installazione della vasca idromassaggio.

Alcuni terrazzi potrebbero infatti avere spazi limitati, il che renderebbe difficile o impossibile il riuscire ad accedere al terrazzo, o muoversi facilmente attorno alla vasca una volta installata.

Per questo motivo, prima di procedere con l’acquisto di una piscina jacuzzi da esterno, è consigliabile misurare accuratamente il terrazzo e considerare le dimensioni e le specifiche tecniche del modello desiderato.

Tenendo conto delle misure sarà possibile avere la certezza che ci sia spazio sufficiente per la vasca senza che questa impedisca di potersi muovere facilmente.

Valutazione delle connessioni idrauliche ed elettriche

L’installazione di una vasca jacuzzi in terrazzo richiede anche la valutazione degli allacci idraulici ed elettrici disponibili.

In genere, una vasca richiede alimentazione elettrica per far funzionare i suoi componenti, come i getti d’acqua ed il sistema di riscaldamento. È necessario assicurarsi che in terrazzo sia presente almeno un punto in cui sia possibile effettuare l’allaccio per la corrente elettrica.

Allo stesso modo, sarà necessario considerare l’allaccio idraulico per l’approvvigionamento d’acqua e lo scarico. Sarebbe importante avere almeno un punto in cui sia possibile effettuare l’allaccio per gestire correttamente lo scarico dell’acqua.

Valutazione dell’impatto sulla privacy e normative locali

Infine, è importante valutare l’impatto dell’installazione di una vasca Jacuzzi sul terrazzo in termini di privacy e conformità alle normative locali.

Se il terrazzo è visibile da edifici adiacenti o da strade pubbliche, potrebbe essere necessario prendere in considerazione l’idea di adottare misure aggiuntive per preservare la privacy durante l’uso della mini piscina.

Inoltre, alcune aree possono essere soggette a regolamenti specifici riguardanti l’installazione di strutture esterne fisse, incluse le vasche Jacuzzi.

Ciò è vero principalmente nei centri storici e nei pressi determinati beni architettonici e siti storici; per questo è fondamentale verificare le norme e i regolamenti locali prima di procedere con l’installazione, in modo da evitare sanzioni o problemi legali in futuro.

Conclusione

L’installazione di una vasca jacuzzi sul terrazzo può essere una fantastica idea per avere una ottima opportunità di benessere senza la necessità di uscire da casa.

Chiaramente, è essenziale effettuare una valutazione accurata prima di procedere con l’installazione. Valuta la portata e la capacità di carico del tuo balcone o terrazzo prima di ogni altra cosa, per avere la certezza della fattibilità.

Ricorda infatti che la sicurezza è prioritaria quando si desidera installare una vasca idromassaggio sul terrazzo. Consulta sempre professionisti qualificati per una valutazione accurata e segui le linee guida del produttore per un’installazione sicura.

Prenditi tutto il tempo necessario per fare le tue valutazioni e, se tutto è positivo, potrai goderti la tua vasca jacuzzi in terrazzo, creando un’oasi personale di benessere e relax in casa.

La vacanza? Con cane e gatto per 6,5 milioni di italiani

Le vacanze estive rappresentano un momento di relax e divertimento per molte persone, e sempre più spesso i proprietari di cani e gatti decidono di portare con sé i propri amici a quattro zampe. Secondo un’indagine commissionata da Facile.it all’istituto di ricerca EMG Different, quest’anno più di 6,5 milioni di proprietari di animali domestici trascorreranno le ferie in compagnia dei loro fedeli compagni.

Il 69% dei cani parte con il padrone

Nel caso dei cani, il 69% dei padroni ha dichiarato di portare con sé Fido durante le vacanze, mentre la percentuale si riduce al 33% per i gatti. Nonostante l’aumento dei costi delle spese familiari nell’ultimo anno, oltre il 73% dei proprietari di animali domestici si è detto disposto a spendere di più per l’alloggio al fine di garantire maggiori servizi per i loro amici a quattro zampe. Dall’indagine è emerso che la maggioranza delle persone che viaggiano con i loro animali preferisce alloggiare in una casa di proprietà (32%), seguita dall’affitto di una struttura (25%) e dagli alberghi, agriturismi, hotel e B&B (24%). Per quanto riguarda i mezzi di trasporto, quasi il 90% dei padroni si sposterà in auto, mentre il 10% sceglierà l’aereo, con una percentuale più alta (14%) nel caso dei viaggi con i gatti.

Sicuri in viaggio

Nonostante la crescente tendenza a portare con sé gli animali, c’è ancora una parte dei proprietari che trasporta in modo scorretto i loro amici a quattro zampe. Secondo l’analisi, il 4% degli italiani, ovvero più di 270.000 persone, non utilizza i dispositivi di sicurezza previsti dalla legge e tiene i propri animali sulle gambe durante i viaggi in auto. Questa pratica è non solo illegale e rischiosa per l’animale, ma anche per i passeggeri del veicolo. In caso di incidente stradale, un’assicurazione per animali domestici non coprirebbe le lesioni subite dall’animale. 

Ancora poche assicurazioni formato pet

L’indagine ha inoltre messo in luce che molti proprietari non pensano ancora a tutelare i propri animali con un’assicurazione che li protegga da imprevisti durante le vacanze. Solo il 29% dei “padroni” ha sottoscritto una polizza assicurativa, un dato in aumento rispetto all’anno scorso, ma comunque ancora basso. La percentuale sale al 36% per i cani, ma scende al 17% per i gatti. Tuttavia, il 14% dei proprietari ha dichiarato di essere intenzionato a stipulare un’assicurazione in futuro. Oltre alla copertura per danni a terzi e rimborso delle spese veterinarie, alcune polizze offrono servizi specifici per le vacanze, come assistenza veterinaria telefonica e supporto nell’organizzazione di viaggi “pet-friendly”.

Bevande analcoliche, un comparto che vale 5 miliardi di euro 

Un’industria che ha radici nella storia e tradizione italiane, ma è anche orientata all’innovazione. Questo è il settore delle bevande analcoliche in Italia, che è stato al centro dell’Assemblea annuale di Assobibe, l’Associazione di Confindustria che rappresenta il comparto nel paese. Con l’occasione, è stata presentata la ricerca “Bevande analcoliche: immagine, valore, tradizione e significato” realizzata da Euromedia Research per Assobibe. Il settore delle bevande analcoliche in Italia conta circa 100 stabilimenti, tra multinazionali radicate sul territorio e piccole e medie imprese, che danno lavoro a un totale di 84.000 persone e generano un valore di mercato di 5 miliardi di euro. Ogni euro di valore prodotto dalle imprese del settore genera 5,4 euro lungo la filiera, e per ogni lavoratore impiegato nelle aziende di produzione si creano 14 posti di lavoro indiretti. È un comparto fortemente radicato nel territorio che esporta bevande analcoliche per un valore complessivo di 421 milioni di euro.

Il 78% degli italiani le considera espressione della tradizione

Secondo la ricerca di Euromedia Research, oltre il 78% degli italiani riconosce le bevande analcoliche come espressione della tradizione italiana e ritiene che contribuiscano a valorizzare il Made in Italy nel mondo. Quasi il 90% degli italiani ritiene importante la presenza delle imprese del settore sul territorio per la crescita economica e l’occupazione. Le bevande analcoliche svolgono un ruolo fondamentale nella vita degli italiani, accompagnandoli nei momenti di festa, relax e vacanza. Sono considerate simboli di socialità e tradizione, portatori di ricordi felici. 

Quali sono le bevande preferite?

La ricerca analizza anche le preferenze degli italiani riguardo alle bibite analcoliche, evidenziando che i gusti più diffusi sono le cole, le aranciate, le toniche, i tè freddi, gli aperitivi analcolici, i chinotti e le gassose. La maggioranza degli intervistati consuma 1-2 bicchieri di bevande analcoliche, principalmente durante le pause relax e nei momenti di festa e convivialità.

Le difficoltà legate alla crisi

Tuttavia, il settore delle bevande analcoliche si trova ad affrontare sfide e incertezze. I costi delle materie prime, come lo zucchero, sono aumentati notevolmente, i mercati sono influenzati da un’economia instabile e le imprese devono far fronte a un’inflazione alta. Questi fattori si riflettono sui prezzi al consumo e sui volumi di vendita, con una diminuzione dei consumi registrata nella prima parte dell’anno. Inoltre, l’introduzione di una sugar tax nel 2024 potrebbe comportare nuove tasse che inciderebbero oltre il 10% del fatturato del settore.