Chi ha paura di robot e Intelligenza artificiale? L’85% dei lavoratori italiani

Perdere il proprio posto di lavoro. Questo temono gli oltre 7 milioni di lavoratori italiani, che con l’arrivo delle nuove tecnologie, soprattutto i robot e l’Intelligenza artificiale, hanno paura di essere sostituiti dalle macchine. I più spaventati di tutti sono gli operai, tanto che quasi 1 operaio su 2 vede il proprio lavoro a rischio. Insomma, se l’85% dei lavoratori si dichiara preoccupato il dato supera l’89% tra gli operai, che esprimono una “forte preoccupazione” per l’impatto atteso della rivoluzione tecnologica e digitale. Si tratta di alcuni dei principali risultati del 3° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato in collaborazione con Eudaimon, la società che offre soluzioni per il welfare d’impresa, con il contributo di Credem, Edison, Michelin e Snam.

Esiste un gap salariale tra chi lavora con le macchine e chi no

Una paura non del tutto infondata. Poiché i salari, di fatto, sono già tecno-polarizzati. In pratica, se lo stipendio medio italiano è pari a 100 nei settori tecnologici il valore sale a 184,1, mentre negli altri comparti scende a 93,5.

“Sono i numeri di una disuguaglianza salariale in atto nelle aziende italiane che convive con le paure dei lavoratori – si legge nel rapporto del Censis – e certifica l’esistenza di un gap tra chi oggi lavora con le nuove tecnologie e chi no”.

Nessun miglioramento in vista per le condizioni di lavoro

Non risulta più sereno il giudizio degli intervistati anche su altri fronti caldi, come quello dell’aumento dei ritmi lavorativi, degli orari, delle condizioni di lavoro e della sicurezza. Per il 50% dei lavoratori intervistati infatti i ritmi di lavoro si faranno decisamente più intensi, mentre per il 43% si dilateranno gli orari di lavoro. Nessun miglioramento nelle condizioni di lavoro, poi, per il 33% degli intervistati (il 43% tra gli operai), così come nella sicurezza, che preoccupa il 28% dei lavoratori (il 33% tra gli operai), secondo i quali non farà passi avanti grazie all’arrivo della tecnologia.

Il welfare aziendale può mitigare le disuguaglianze?

Il welfare aziendale, però, riporta Adnkronos, può mitigare le disuguaglianze. Si tratta di uno strumento sempre più utilizzato dalle aziende all’interno dei rinnovi contrattuali per incrementare indirettamente il salario. Infatti, rileva ancora l’indagine del Censis, per il 66% dei lavoratori che già ne beneficiano, ovvero 2 lavoratori su 3, il welfare aziendale sta migliorando la loro qualità della vita. Le percentuali sono più elevate tra dirigenti e quadri (89%), seguiti da operai (79%), e lavoratori intermedi (60%). Per quanto riguarda il futuro, conferma poi il rapporto del Censis, il 54% dei lavoratori si dice convinto che gli strumenti di welfare aziendale potranno migliorare il benessere in azienda.