Prestiti, il Taeg medio è aumentato del 25% in un anno

Anche i prestiti personali costano di più. L’aumento del costo del denaro riverbera inevitabilmente anche sul costo dei finanziamenti. In base a una recente analisi condotta da Facile.it, il Team medio disponibile online è aumentato del 25% in un anno, passando dal 7,50% di gennaio 2022 al 9,40% di gennaio 2023.

Perchè si chiede un prestito personale?

Il primo motivo per cui si richiede un prestito personale è l’ottenimento di liquidità, richiesta spesso legata alla necessità di fare fronte ad imprevisti o a spese ingenti e che a gennaio 2023 ha rappresentato quasi un terzo della domanda totale (31,1%). Anche in questo caso i tassi medi sono cresciuti notevolmente, con un incremento in linea con quello rilevato per le altre tipologie di prestiti; numeri alla mano, quindi, se non si può rimandare la richiesta di finanziamento, meglio prepararsi a fare i conti con condizioni decisamente meno favorevoli rispetto al passato.

Gli aumenti rispetto al 2022

Per capire quale sia stato l’aumento del costo del denaro “in concreto”, Facile.it ha condotto delle simulazioni tenendo come base un prestito personale per liquidità di 10.000 euro e della durata di 5 anni.  Chi ha richiesto un prestito simile a gennaio 2023, al termine del piano di ammortamento, tra interessi ed altri costi accessori avrà speso in media 2.300 euro, ben più di chi ha chiesto lo stesso tipo di prestito a gennaio 2022, quando queste voci ammontavano a circa 1.760 euro.

Le famiglie scelgono importi più contenuti

Per far fronte ai costi più elevati, le famiglie scelgono di orientarsi su importi più contenuti; ad esempio, guardando alle richieste di prestiti personali per liquidità raccolte online a gennaio 2023, emerge che chi ha presentato domanda ha puntato ad ottenere, in media, 9.207 euro, valore in calo del 5% rispetto allo scorso anno. La riduzione si è tradotta anche in un accorciamento della durata dei piani di ammortamento, passati da 60 a 55 mesi. Stabile, invece, l’età media di chi ha presentato domanda, ferma a 42 anni.

Meglio confrontare le offerte di più società di credito

Per risparmiare un po’, gli esperti suggeriscono di verificare le offerte di diverse società di credito. Ad esempio, in base all’ultima rilevazione della Banca d’Italia il tasso medio del totale prestiti personali (TEGM) è pari a 11,61%, ma  l’online può offrire diverse opportunità di risparmio, visto che gli indici medi oggi viaggiano intorno al 9,40% (TAEG).

Farina di insetti o carne in vitro? Le tendenze del nostro futuro alimentare

Il nostro futuro a tavola? Sembrerebbe meno appetitoso di quello attuale, almeno stando alle previsioni in fatto di tendenza food. I prodotti a base di insetti in Europa, entro il 2030, raggiungeranno 260 mila tonnellate per oltre 390 milioni di consumatori, mentre il mercato mondiale della carne in vitro ha già registrato investimenti da capogiro, pari a 1,3 miliardi. Sono alcune delle più evidenti tendenze alimentari, inquadrate nell’alveo del novel food, dal report Nomisma per la IX Conferenza economica di Cia-Agricoltori Italiani. 

Sdoganata la farina di insetti

Del resto è stata appena ‘sdoganata’ dalla Commissione Ue l’immissione sul mercato di farina di grillo e dunque, si registrerà, secondo Nomisma, nel giro di poco tempo, un maggior impiego di insetti come ingredienti nei prodotti alimentari e da qui ai prossimi tre anni, si prevede un calo produttivo degli insetti interi di quasi il 15%, mentre saliranno in media anche del 5% le vendite di pane, sostituti della carne e nutraceutici, a base di polvere di insetti.

Carne sì o carne no

La Food and Drug americana ha dato il suo via libera alla carne di pollo prodotta in laboratorio. Questo passaggio accende i riflettori sulle ambizioni latenti in Europa in questo senso, con le aziende di riferimento a livello mondiale, tra laboratori e start up, passate da 13 a 117 dal 2016 al 2022 e la produzione globale di carne in vitro che si prospetta al 2030 in aumento fino a 2,1 milioni di tonnellate.

“La carne sintetica – commenta il presidente di Cia, Cristiano Fini- va nella direzione opposta a quella che è la nostra idea di cibo, basata sulla valorizzazione delle nostre produzioni agricole e zootecniche, simbolo di alta qualità e identificative dei territori e delle tradizioni nazionali. Inoltre, si tratta di una produzione artificiale che finisce per costare di più in termini di sostenibilità ambientale e non garantisce migliore salute e nutrizione per i cittadini. Al momento -ha concluso Fini- c’è il rischio concreto che l’agricoltura venga ridimensionata con ovvie conseguenze sulle aree interne con il progressivo abbandono dei territori”.

Cosa è la carne in vitro? 

Come spiega Animal Equity, “la carne coltivata in vitro è conosciuta anche come clean meat (carne in vitro), in quanto non deriva dalla macellazione degli animali, ma si tratta di un prodotto che replica in laboratorio carne, pesce e uova. La tecnica consiste nel prelevare cellule muscolari e nutrirle con proteine che aiutano la crescita del tessuto. Una volta che il processo è partito, teoricamente è possibile continuare a produrre carne all’infinito, senza aggiungere nuove cellule da un organismo vivente”. 

L’app economy rallenta: spesa consumatori -2%

Nel 2022 rallenta per la prima volta l’economia globale delle app. Durante l’anno passato la spesa dei consumatori per le applicazioni è scesa a 167 miliardi di dollari, registrando una flessione del 2%, mentre nel 2021 la crescita era stata del 19%. Secondo il report State of Mobile 2023, il rapporto annuale pubblicato da data.ai., allo stesso tempo i download sono aumentati dell’11% su base annua (non però nell’ultimo trimestre dell’anno), trainati in particolare dai mercati emergenti.
“Per la prima volta, i fattori macroeconomici stanno frenando la crescita della spesa mobile”, osserva Theodore Krantz, ceo di data.ai. Inoltre, nel 2022 è scesa anche la spesa per i giochi: -5% (110 miliardi di dollari), mentre la spesa per app non di gioco è aumentata del 6% (58 miliardi), guidata da abbonamenti in streaming, app di appuntamenti e app video di breve durata

Instagram supera TikTok

Secondo un’altra analisi di Sensor Tower, Instagram supera TikTok balzando al primo posto delle app più scaricate. Le altre app di Meta hanno tutte un posto nella top 10 delle più scaricate: Facebook è al terzo, WhatsApp al quinto, Messenger all’ottavo e WhatsApp Business al nono posto. CapCut di ByteDance, un’estensione di TikTok, è in quarta posizione, mentre al sesto posto si piazza Snapchat, al settimo Telegram, e Spotify è decima. Twitter, che da ottobre scorso è di proprietà di Elon Musk è tredicesima, e Netflix quindicesima, riporta Ansa.

L’ascesa dello streaming e della condivisione

Secondo il report State of Mobile 2023 lo spostamento dell’attenzione dei consumatori dai media tradizionali agli smartphone solleva la domanda: quali app sono responsabili? Nel 2022, solo tre categorie di app sulle 20 monitorate hanno catturato il 50% di tutto il tempo trascorso su dispositivi mobili, e comprendevano tutte video e social. Le categorie erano social media/comunicazione (19,5%), intrattenimento/brevi video (17%) e intrattenimento/condivisione video (12,7%). All’interno di questi tre segmenti, le app leader di mercato sono rispettivamente WeChat, TikTok e YouTube.

Una rivoluzione dell’intrattenimento

I video per dispositivi mobili in formato breve si stanno diffondendo in tutto il mondo e stanno cambiando per sempre il panorama culturale. I numeri parlano di una rivoluzione dell’intrattenimento.
TikTok ora è una delle uniche due app non di gioco a superare i 6 miliardi di dollari di spesa dei consumatori, e ha generato più di 3,5 miliardi di download, il doppio di YouTube.
Nel suo successo, TikTok rappresenta un’altra tendenza nello spazio delle app: l’ascesa del super editore. La portata e le dimensioni dell’economia delle app hanno consentito a numerosi studi specializzati di prosperare. Nel 2022, 1419 app e giochi hanno generato oltre 10 milioni di dollari, 224 hanno superato 100 milioni di dollari e 10 hanno incassato 1 miliardo di dollari.

Grate di sicurezza: la soluzione per azzerare i furti in casa

Il problema dei furti in casa è da sempre fonte di preoccupazione per tantissime persone, soprattutto quelle che vivono ai piani bassi.

Un furto in casa non rappresenta soltanto un danno economico, ma anche una violazione della privacy ed il venir meno della sicurezza della persona quando si trova tra le mura domestiche.

Statistiche sui furti in casa

Le statistiche ci di dicono che i furti in casa sono molto più frequenti in quelle abitazioni che non sono dotate di sistemi di sicurezza adeguati.

Tra l’altro, le finestre rappresentano uno dei punti deboli per quanto riguarda la sicurezza di una casa, poiché rappresentano una facile via d’accesso per i ladri, soprattutto quando vengono lasciate aperte.

Come funzionano le grate di sicurezza

Tra le altre, una soluzione efficace per prevenire questo tipo di reato da considerare sono le grate di sicurezza per le finestre.

Le grate di sicurezza sono caratterizzate da una solida struttura metallica che viene installata a protezione delle finestre.

Queste “griglie” sono progettate per resistere ai tentativi di scasso e dunque essere difficili da forzare, rendendo praticamente impossibile l’entrata in casa ai malintenzionati.

Inoltre, le grate di sicurezza possono essere personalizzate per adattarsi alle esigenze estetiche di ogni edificio.

Tipi di grate di sicurezza

Esistono principalmente due tipologie di grate di sicurezza, ecco quali:

  • Grate fisse: queste griglie sono definitivamente installate alle finestre e non possono essere rimosse. Sono particolarmente adatte per le finestre al piano terra o per quelle che danno su strade trafficate.
  • Grate apribili: queste griglie possono essere aperte e chiuse per permettere di affacciarsi o favorire l’ingresso di aria e luce, ma non possono essere rimosse.

Benefici delle grate di sicurezza

Oltre a prevenire i furti in casa, le grate di sicurezza offrono anche altri benefici, tra cui:

  • Maggiore sicurezza: le griglie impediscono l’accesso non autorizzato alla casa, offrendo a tutti  i componenti della famiglia un grande senso di sicurezza.
  • Valore dell’immobile: la presenza di griglie di sicurezza contribuisce a far aumentare il valore dell’immobile in cui vengono installate.
  • Estetica: le grate di sicurezza possono essere personalizzate per adattarsi allo stile dell’edificio, così da non “stonare” ma al contrario adattarsi al contesto.

Le inferriate di sicurezza rappresentano dunque una soluzione efficace per proteggere la propria abitazione dai ladri. Una volta installate, rendono praticamente impossibile l’ingresso non autorizzato in casa, aumentando notevolmente la sicurezza di tutti i componenti della famiglia.

Non solo, l’installazione di inferriate di sicurezza può anche aumentare il valore dell’immobile, poiché sono considerate una miglioria appetibile per molti acquirenti.

Inoltre, le inferriate sono disponibili in una grande varietà di stili e finiture, quindi è possibile scegliere quelle che si adattano meglio all’estetica dell’edificio, senza comprometterne l’aspetto.

Costi delle grate di sicurezza

I costi delle grate di sicurezza variano a seconda del tipo di modello prescelto e delle dimensioni delle finestre.

Tuttavia, dato che esse possono prevenire i furti in casa e aumentare il valore dell’immobile, possono essere considerate un investimento a lungo termine.

Considera inoltre che coloro i quali che installano grate di protezione per la loro abitazione, possono dedurre il 50% delle spese sostenute dalla loro dichiarazione dei redditi, con un massimo di € 96.000 per ogni immobile.

Conclusione

Le grate di sicurezza sono una soluzione efficace per prevenire i furti in casa e garantire maggiore sicurezza e tranquillità a tutta la famiglia.

Esistono diverse tipologie di grate disponibili, le quali possono essere personalizzate per adattarsi alle esigenze di ogni appartamento così come a quelle dell’intero edificio.

Di sicuro, installare le grate di sicurezza alle finestre può azzerare i furti in casa e rappresentare un investimento a lungo termine.

Spesa online e abitudini di consumo: nel 2022 più healthy e praticità

È quanto emerge dal quarto Report Annuale di Everli relativo ai trend per la spesa online degli italiani nel 2022: le parole chiave della spesa online degli italiani sono state salubrità e praticità. Se frutta e verdura hanno infatti continuato a trainare gli acquisti contemporaneamente è cresciuto il consumo di alimenti salva-tempo.  Una tendenza healthy in crescita che si riflette anche in nuove abitudini alimentari. Nel 2022, merendine e dolci escono per la prima volta dalla top 10 dei prodotti più comprati, mentre frutta e verdura continuano a primeggiare nel carrello online degli italiani, confermandosi per il terzo anno consecutivo in vetta alle categorie di prodotto più acquistate. 

Tra i più acquistati anche cibi salva-tempo e bevande

Compaiono però nella classifica delle categorie più acquistate anche molti cibi pronti per essere gustati, come formaggi fusi a fette (3°), spalmabili (5°), e mozzarella (7°), il prosciutto (6°) e alcuni ‘convenience food’, come sughi pronti (8°) e carne o pesce in scatola (10°). Ma nel 2022 gli italiani hanno scelto la spesa online anche per l’acquisto di bevande. Tra le categorie di prodotto più acquistate 3 su 10 riguardano il mondo beverage: l’acqua minerale sale al 2° gradino del ranking dei 10 prodotti più comprati nel 2022, vino e birra (4°) tornano in graduatoria dopo un’assenza di tre anni ed entrano per la prima volta nella top 10 le bibite gassate (9°).

Crescono gli ordini effettuati via smartphone

Secondo Everli nel 2022 gli acquisti hanno registrato un picco importante da gennaio a marzo, prima dell’insorgere dell’instabilità globale. Quanto alle abitudini di spesa settimanali, venerdì e lunedì sono stati i momenti più gettonati per dedicarsi alla spesa online e gli acquisti ‘on-the-go’ si confermano la soluzione preferita, con un numero crescente di ordini effettuati via smartphone. Sono infatti 7 utenti su 10 ad affidarsi all’app quando si tratta di fare la spesa online. Ed è proprio la possibilità di guadagnare tempo a rendere questa prassi particolarmente vantaggiosa. Lo scorso anno la spesa online ha permesso un risparmio medio di 70 km e 10 ore per utente.

Roma è la più salutista, la Lombardia la più golosa

Se nel corso del 2022 Roma è stata la città che ha acquistato il maggior numero di prodotti ortofrutticoli il podio regionale vede a pari merito Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Nel ranking delle province con i maggiori acquisti di frutta e verdura entrano infatti anche Milano (2°), Padova (6°), Varese (8°) e Verona (9°), che si affiancano a Bologna (4°) e Forlì-Cesena (10°).
La regione più golosa è la Lombardia, con Varese (3°), Milano (4°), Bergamo (6°) e Brescia (8°) tra le 10 città in cui si sono registrati gli ordini maggiori di dolciumi, ma a livello provinciale Roma detiene anche questo primato. I consumi più significativi di carne e pesce poi si sono registrati a Torino, ma è in Friuli-Venezia Giulia che sono stati effettuati il maggior numero acquisti.

Perchè le piante hanno un potere terapeutico? 

Che passeggiare nei boschi o in riva al mare sia benefico per la salute è un dato di fatto. Così come è assodato che queste esperienze open air siano preziose per allentare lo stress e farci ritrovare un po’ di armonia interiore. Ma anche avere un piccolo spazio verde dentro la propria casa, come un angolo allestito con vasi di fiori, è un valido aiuto contro diversi disturbi fisici e mentali. Sono sempre di più le ricerche che confermano il potere terapeutico delle piante e della natura in generale. Un’indicazione preziosa specie per chi vive in città e, come la maggior parte dei lavoratori, collegato per ore e ore allo schermo di un computer.

Perchè le piante fanno bene alla salute?

Innanzitutto è dimostrato che il colore verde ha proprietà rilassanti e calmanti. Quindi, già dal cromatismo introdurre piante e fiori in casa propria è un’ottima idea. Ancora, la maggior parte delle piante aiuta a mantenere l’aria salubre. Secondo recenti studi, chi vive in città trascorre il proprio tempo al chiuso, dove l’inquinamento atmosferico può essere di molto superiore a quello presente all’aperto. Se l’aria in casa non è pulita, possono insorgere diversi disturbi, come mal di testa, vertigini, perdita di concentrazione e irritazione alla gola. Le piante, anche quelle comuni da appartamento, sono preziose alleate nell’eliminare le tossine dall’aria che si respira e nel reimmettere ossigeno nell’ambiente.
Se questo non bastasse, le piante d’appartamento aumentano i livelli di comfort nei locali e diminuiscono il rischio di ammalarsi. Ad esempio, uno studio della Washington State University ha rilevato che le piante abbattono la polvere in casa addirittura del 20%. La ricerca conferma inoltre che le piante possono rimuovere con successo il particolato dall’aria. 

Meno stress e ansia

Ammirare piante e fiori, sia all’interno che all’esterno della casa, è un’attività rilassante che allevia le preoccupazioni e  i conflitti. Incoraggia a vivere nel momento presente e coinvolge tutti i sensi. Guardare, toccare o annusare un fiore, ad esempio, aiuta ad abbassare i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. La scienza conferma. Uno studio, pubblicato sul “Journal of Health Psychology”, ha confrontato gli effetti del giardinaggio all’aperto con la lettura indoor. La ricerca ha rivelato che sia il giardinaggio che la lettura riducono i livelli di cortisolo, ma con il giardinaggio si abbassano molti di più. 

I lombardi non rinunciano alle vacanze: aumentano i prestiti per viaggiare

Dopo lunghi mesi di blocco dovuti alla pandemia, dal 2021 è tornato possibile viaggiare. E i lombardi hanno subito colto la palla al balzo, dimostrando di aver voglia di effettuare le agognate vacanze. Anche a costi di fare un prestito ad hoc. E’ quanto rileva Facile.it che, prendendo in considerazione un campione di oltre 17.000 casi, nel periodo settembre – novembre 2022, ha evidenziato che le richieste di prestiti personali compilate online per viaggi e vacanze sono aumentate del 48% rispetto allo stesso periodo di tempo del 2021. Non solo: dai dati esaminati si scopre che scende ulteriormente l’età dei richiedenti, che è passata dai 35 anni del 2021 ai 33 anni del 2022. Ma quanti soldi hanno chiesto i lombardi? Anche l’importo medio complessivo è cresciuto nell’ultimo anno: la cifra richiesta alle finanziarie per i prestiti personali è passata dai 10.839 euro del periodo settembre – novembre 2021 agli 11.429 euro degli stessi mesi del 2022 (+5,4%).

Aumenta il “peso” dei viaggi e delle vacanze sui finanziamenti richiesti

In virtù dell’incremento delle richieste per viaggi e vacanze, il loro peso relativo rispetto al totale di quelle presentate in Lombardia passa dall’1,1% all’1,3%, (+ 22,7%). Ma non è la sola voce che ha visto un incremento così significativo. In merito alle finalità che, dalla fine del 2021 alla fine del 2022, hanno accresciuto maggiormente il loro peso sul totale richieste presentate in Lombardia, al primo posto si collocano i prestiti per Formazione ed Università (+39,9%) seguiti da quelli per finanziare il consolidamento dei debiti (28,2%), poi appunto l’acquisto di viaggi e vacanze (+22,7%) e quello di PC e strumenti elettronici (+16,6%).

Per che cosa chiedono i prestiti i lombardi

Anche se quelli sopra indicati sono i finanziamenti che hanno registrato la maggiore crescita in percentuale sull’anno precedente, è interessante scoprire quali sono le principali finalità per le quali si chiede un prestito personale in Lombardia. Secondo l’analisi di Facile.it al primo posto resiste saldamente l’ottenimento di liquidità (che rappresenta il 32,4% del totale richieste), seguita dall’acquisto di auto usate (17,1% del totale, ma in calo del 10,3% rispetto ad un anno fa nel suo peso sul totale richieste) ed il consolidamento debiti (14,7%; +28,2% se confrontata con il valore 2021). Presentano invece percentuali negative le altre voci appena fuori dal podio, che appaiono in negativo rispetto l’anno precedente. Queste sono la ristrutturazione immobili (10,09%; -21,1%), l’acquisto di arredi (6,5%; -12,3%) e le spese mediche (4,4%; -2,7%).

Pmi: perchè il welfare aumenta produttività e fatturato?

Il rapporto Welfare Index Pmi, promosso da Generali Italia in collaborazione con Cerved, analizza la correlazione degli indici di welfare con i bilanci di circa 2.600 imprese dal 2019 al 2021, valutando il contributo del welfare aziendale alla resilienza del sistema produttivo. Oggi il welfare aziendale ha raggiunto un alto livello di maturità e continua a crescere la consapevolezza del ruolo sociale nelle Pmi. Oltre il 68% delle Pmi italiane ha superato il livello base di welfare aziendale, e raddoppia il numero di quelle con livello molto alto/alto, passando dal 10,3% del 2016 al 24,7% del 2022.
Ma il welfare aziendale non è più solo appannaggio delle grandi imprese.

Raddoppiano le microimprese con elevato livello di welfare 

Se la quota con livello elevato di welfare è del 70,7% tra le Pmi con oltre 250 addetti, e del 66,8% in quelle tra 101-250 addetti, raddoppiano le microimprese con un livello elevato di welfare: dal 7,7% nel 2017 al 15,1% nel 2022. Di fatto, le imprese con un welfare più evoluto ottengono performance di produttività superiori alla media, crescendo più velocemente nei risultati economici e nell’occupazione. Ad esempio, nel 2021 l’utile sul fatturato delle aziende con livello di welfare molto alto è doppio rispetto a quello delle aziende a livello base (6,7% vs 3,7%), e altrettanto grande è il divario nel Mol (Margine Operativo Lordo) pro-capite, che misura la produttività per singolo addetto.

Più resilienza alla crisi

Tra le imprese con livello molto alto di welfare aziendale l’indice di produttività Mol/fatturato è passato dal 9,4% nel 2019 all’11% nel 2021. Tra quelle con un livello base l’incremento è stato dello 0,2%. Anche gli indici di redditività seguono la stessa dinamica. La correlazione tra livelli di welfare aziendale e risultati economici mostra che le Pmi con un welfare più evoluto hanno tenuto meglio durante la pandemia e dimostrato maggiore slancio nella ripresa. Tra le imprese appartenenti ai settori più colpiti dalla crisi, dal 2019 al 2021 il Mol è cresciuto del 50,5% tra le Pmi con livello elevato di welfare, mentre è diminuito del 15% tra quelle con livello base.
Allo stesso modo, l’indice di redditività (utile/fatturato) è cresciuto del 2% tra le prime e dello 0,4% tra le seconde.

Dieci aree di misurazione

Lo stato del welfare nelle Pmi misura dieci aree: Previdenza e protezione, Salute e assistenza, Conciliazione vita-lavoro, Sostegno economico ai lavoratori, Sviluppo del capitale umano, Sostegno per educazione e cultura, Diritti, diversità, inclusione, Condizioni lavorative e sicurezza, Responsabilità sociale verso consumatori e fornitori, Welfare di comunità.  Di queste, le imprese sono più impegnate in Sicurezza e condizioni lavorative (74% delle Pmi con livello alto/molto alto), Welfare di comunità (66,5%), Diritti, diversità e inclusione (47,8%) e Formazione e sviluppo del capitale umano (40,6%). 
Gli ambiti di impatto sociale più importanti sono: promozione del lavoro e mobilità sociale, possibilità offerta ai giovani di raggiungere un’occupazione stabile, e sostegno a diritti e pari opportunità per le donne lavoratrici.

Quali sono le lauree più efficaci per trovare lavoro?

Secondo i risultati del report annuale dell’OCSE, Education at a Glance 2022, in Italia il tasso di occupazione dei laureati è decisamente superiore a quello dei non laureati. Se infatti si guarda ai laureati tra i 20 e i 64 anni il tasso di occupazione è pari al 79,2%, mentre considerando le persone con il solo diploma di scuola superiore la percentuale si abbassa al 65,2%.
Ma quanto può fare la differenza una laurea sul mercato del lavoro?

Un requisito fondamentale per le ricerche di personale

“La laurea figura come requisito fondamentale in un numero sempre più alto di ricerche di personale – spiega Carola Adami, fondatrice di Adami & Associati, società specializzata nella selezione di personale qualificato e nello sviluppo di carriera -. Ma va sottolineato anche che nel nostro paese il numero di laureati resta ancora relativamente basso, con poco più del 20% della popolazione in possesso di un titolo di questo tipo, contro alla media UE del 32% circa”.
Di certo ‘non passare’ per l’università non significa restare esclusi dal mercato del lavoro. Come sottolinea Adami, “ci sono settori in cui il fabbisogno di diplomati resta altissimo: penso ai trasporti e alla logistica, al settore agro-alimentare, alle costruzioni, o al settore amministrativo”.

Quali sono le lauree maggiormente “spendibili”?

Non va peraltro dimenticato che non tutti i percorsi di laurea presentano la stessa ‘spendibilità’ del titolo sul mondo del lavoro. Guardando ai dati OCSE si scopre, ad esempio, che la laurea che permette di trovare più facilmente il lavoro in Italia resta quella in Medicina, con un tasso di occupazione dell’89%, pari peraltro a quello delle lauree in Professioni sanitarie e in Servizi Sociali.
All’88% è invece il tasso di occupazione di chi possiede una laurea in Ingegneria oppure in Informatica, e si attesta all’85% quello di chi può vantare una laurea in Economia. Risulta invece più difficile trovare lavoro con una laurea in facoltà Umanistiche o Arte. In questo caso il tasso di occupazione è del 76%, ma comunque superiore a quello di chi possiede il solo diploma.

Anche lo stipendio dei laureati è maggiore

Anche lo stipendio dei laureati si presenta maggiore, tanto che guardando all’arco dell’intera vita lavorativa il guadagno di chi possiede una laurea è mediamente doppio rispetto a quello di chi non vanta un titolo di istruzione secondaria superiore. Questo, considerando che in Italia a un anno dal conseguimento della laurea si percepisce uno stipendio medio di 1.340 euro. Media che sale a 1.407 nel caso delle lauree di secondo livello.

Black Friday e Natale: quest’anno gli italiani spenderanno meno

Quest’anno gli italiani spenderanno circa 260 euro durante le festività, decisamente meno rispetto al 2021. In crescita, durante il Black Friday, solamente l’acquisto di libri, prodotti per la casa, e soprattutto viaggi e vacanze, per i quali, dopo due anni di ‘chiusura’, sembra non si voglia più rinunciare. Di fatto, il 90% degli italiani è decisamente preoccupato per l’aumento senza precedenti del costo della vita. L’80% è poi in apprensione per il cambiamento climatico e la guerra tra Russia e Ucraina, con i giovanissimi che hanno dubbi sul nuovo Governo, e non ultimo, sul contesto lavorativo.
Queste le principali evidenze emerse dalla prima edizione dell’Italy Shopping Outlook di Bain & Company Italia, realizzato in collaborazione con Taluna per analizzare le abitudini di consumo di oltre 1000 consumatori.

Gli uomini spendono più delle donne

Il clima di forte preoccupazione si traduce in una significativa riduzione della disponibilità di spesa per le festività in tutte le fasce di reddito, a eccezione dei più abbienti, unico segmento in decisa controtendenza: il 60% dichiara che spenderà più dello scorso anno.
“Il 58% degli intervistati sfrutterà decisamente già il periodo del Black Friday per le spese natalizie – spiega Andrea Petronio, senior partner e responsabile della practice Retail di Bain & Company Italia -. Gli uomini spenderanno di più delle donne, circa 280 euro contro i 234 della popolazione femminile, e la generazione dei Boomer sarà come sempre la più generosa, considerate le maggiori disponibilità economiche”.

In crescita libri, prodotti per la casa e viaggi e vacanze

Per il Black Friday le categorie in cima alla classifica sono abbigliamento, alimentari e bevande, la cura della persona (soprattutto da parte delle donne) e l’elettronica (soprattutto da parte gli uomini), sempre però con preventivi di spesa in decisa riduzione rispetto al 2021. In controtendenza, invece, il segmento dei libri, prodotti per la casa, e soprattutto viaggi e vacanze, con il 65% degli italiani che però preferirà restare entro i confini nazionali.

La sostenibilità si scontra con l’esigenza di risparmiare

Tra i criteri che guidano le scelte di spesa degli italiani, la sostenibilità dei prodotti, spinta anche dalle crescenti preoccupazioni per l’ambiente, al primo posto secondo il 45% degli intervistati. Questo si scontrerà però con la sempre più marcata esigenza di ricorrere a ‘primi prezzi’, marchi del distributore, e in generale, prodotti scontati.
“In termini di canali, invece, per la metà degli italiani lo shopping avverrà sempre con prevalenza direttamente presso negozi fisici, ricorrendo agli specialisti on line nel 20% dei casi – aggiunge Andrea Petronio -, e una decisa crescita di modalità omnicanale per un terzo degli intervistati”.