Mese: Giugno 2022

Pari opportunità: sistema nazionale certificazione di genere per abbattere divario

Quello delle pari opportunità è nel nostro Paese un tema particolarmente delicato e soprattutto da risolvere. Per superare il gender gap un importante aiuto arriva dal Sistema nazionale della parità di genere. Una normativa importantissima (anche per la parità retributiva) in grado di innescare meccanismi di cambiamento interno alle aziende che sono quanto mai urgenti e necessari. L’Italia è al quattordicesimo posto tra i Paesi Ue nella classifica dell’Indice sull’uguaglianza di genere elaborato da Eige (European institute for gender equality). Eppure colmare la parità tra donna e uomo in ogni ambito della vita privata e pubblica consentirebbe di avere un impatto molto positivo sul pil, valutato in percentuale tra il 9 e l’11%. L’analisi dell’Osservatorio di 4.Manager rivela che le posizioni manageriali femminili sono ferme al 28% del totale e la quota si riduce al 19% se consideriamo le posizioni regolate da un contratto da dirigente, seppur il 31% delle imprese stia adottando strategie significative per favorire la convergenza lavorativa tra uomini e donne. 

“Gap retributivo e il miglioramento dei tempi di vita e lavoro”

“Il gap retributivo e il miglioramento dei tempi di vita e lavoro – commenta Stefano Cuzzilla, presidente 4.Manager e Federmanager – sono le aree di intervento che richiedono maggiore urgenza nel nostro Paese L’attuale crisi bellica ed energetica ha acuito i divari economici e sociali emersi durante la Pandemia, escludendo ancor più le donne dal mondo del lavoro con effetti negativi su tutto il settore economico e produttivo. Per crescere abbiamo bisogno delle competenze delle donne ma anche di un sistema organizzativo che sia in grado di valorizzarle. Il sistema di Certificazione di genere e la normativa di riferimento approvata recentemente, sono una strada effettiva che permette di azionare un meccanismo virtuoso nelle aziende con ricadute riparative importanti sulle disparità di genere. L’esperienza ci dimostra che le aziende con governance mista sono più competitive e reagiscono meglio nei contesti di crisi. L’equilibrio di genere fa crescere il pil”.

Solo al 28% le posizioni manageriali femminili

Oggi in Italia, secondo i dati raccolti dall’Osservatorio 4.Manager, le posizioni manageriali femminili sono solo il 28% del totale e la quota si riduce al 19% se consideriamo le posizioni regolate da un contratto da dirigente, con un incremento annuo che è solamente dello 0,3% in più negli ultimi 10 anni. L’indagine condotta su un campione di 6000 imprese manifatturiere italiane indica che solo il 14% sono a conduzione femminile contro il 79% a conduzione maschile. In particolare le imprese a guida femminile operano per il 21% nel settore tessile e si concentrano per il 19% nel Sud Italia. Ciò significa una propensione alla concentrazione solo in alcuni settori industriali e all’auto impiego da parte soprattutto di donne del Mezzogiorno d’Italia. Le imprese femminili del settore manifatturiero hanno un ridotto grado di innovatività, ma hanno una propensione alla transizione sostenibile molto elevata: solo il 12% di quelle femminili è altamente innovativa contro l’88% di quello maschile, di contro il 66% delle imprese femminili ha una propensione alla transizione sostenibile contro il 34% di quelle maschili.

Credito al dettaglio, le famiglie continuano a sceglierlo

Le famiglie si affidano al credito per coronare e realizzare i loro desideri. Lo conferma il fatto che le previsioni indicano che nel triennio 2022-2024 il credito alle famiglie crescerà di circa il 3% medio annuo, sebbene esistano possibili tensioni sui tassi di default che toneranno a salire da quest’anno. Sono alcune delle evidenze che emergono dalla 52^ edizione dell’Osservatorio sul Credito al Dettaglio realizzato da Assofin, CRIF e Prometeia.

I principali indicatori 

Il report evidenzia che le erogazioni di credito al consumo registrano un deciso rimbalzo (+15.7% rispetto al 2020) e quelle di mutui immobiliari alle famiglie consumatrici una crescita a doppia cifra (+10.8%). Nonostante le incertezze generate dal contesto geopolitico e dall’inflazione in aumento, anche nei primi tre mesi del 2022 la crescita prosegue per il credito al consumo (+11.6%) e per i mutui d’acquisto abitazione (+9.5%). Tale trend è il risultato della ripresa della domanda delle famiglie e di politiche creditizie degli operatori meno restrittive, seppure più prudenti rispetto al periodo pre-Covid.

Prestiti personali o per acquistare beni e servizi

Nel dettaglio, i prestiti personali, che avevano risentito più di altri prodotti della crisi innescata dalla pandemia, evidenziano una forte crescita nei primi tre mesi del 2022 (+33%), che riporta i volumi sui valori pre-Covid. Anche per i finanziamenti finalizzati all’acquisto di altri beni/servizi (destinati a sostenere le vendite di settori merceologici quali arredo, elettronica ed elettrodomestici, energie rinnovabili, ciclomotori e altri beni e servizi finanziabili) nel corso del primo trimestre del 2022 l’evoluzione è positiva (+8.1%), sebbene in rallentamento rispetto al 2021 (+14.9%) per via principalmente della minore crescita dei finanziamenti per elettronica/elettrodomestici. All’interno dell’aggregato hanno mostrato più vivacità i prestiti destinati ad acquisto di mobili/arredamento, legati alle nuove esigenze abitative e quelli finalizzati ad acquisti di ciclomotori, grazie anche al sostegno degli ecoincentivi.

I mutui immobiliari

Le erogazioni di mutui immobiliari alle famiglie consumatrici chiudono il 2021 con una crescita a doppia cifra (+10.8%) grazie al traino dei mutui con finalità d’acquisto abitazione.
Nel primo trimestre 2022 l’evoluzione complessiva è negativa (-6.4%), per via del crollo delle surroghe (-73.1%), mentre tiene la componente acquisto (+9.5%). Tale risultato si inserisce in un quadro caratterizzato dalla prosecuzione degli incentivi governativi (agevolazioni ai giovani, bonus prima casa, superbonus 110%), nel quale le compravendite immobiliari residenziali evidenziano un’evoluzione ancora positiva (+34.1% nel 2021 e +12% nel primo trimestre 2022).

Per gli italiani il digitale migliora la vita, ma aumentano le cyberpaure 

Le piattaforme web sono una componente irrinunciabile della vita quotidiana degli italiani. Il digitale migliora la vita, è vero, ma aumentano anche le cyber-paure, e 6 italiani su 10 temano per la propria sicurezza informatica. E riguardo il grande tema del 5G, la maggioranza degli italiani risulta favorevole. È quanto emerge in sintesi dal secondo Rapporto sul valore della connettività in Italia, dal tema Vivere e valutare la digital life, realizzato dal Censis in collaborazione con Windtre e presentato alla Camera.

Il diritto alla connessione nella digital life 

Quanto al diritto alla connessione nella digital life, emerge che gli italiani fanno da soli. Immersi nella digital life, gli utenti ricorrono alla combinazione di infrastrutture fisse e mobili per garantirsi l’accesso sempre, ovunque e comunque. Il 71,5% dei cittadini dotati di una connessione a internet utilizza sia la rete fissa sia la rete mobile, il 17,7% solo la linea mobile, e il 10,8% solo la rete fissa. Agli operatori di rete sono richieste connessioni veloci, con un’alta qualità e fluidità dei contenuti (51,6%), connessioni affidabili, senza incorrere in interruzioni (41,7%), un servizio di assistenza rapido e facilmente accessibile in caso di guasti o di problemi amministrativi (31,1%). Il 43,9% degli italiani, il dato sale al 51,5% tra i laureati e al 55,0% tra i giovani, pagherebbe qualcosa in più pur di avere la connessione con i requisiti indicati.

Il lato oscuro della digital life ha il volto delle cyber-minacce

Il Rapporto rileva inoltre che le cyber-paure degli italiani sono ormai al primo posto della loro vita digitale. Il lato oscuro della digital life, sottolinea la ricerca, oggi ha il volto delle cyber-minacce. Il 56,6% degli italiani, e ben il 61,9% dei giovani, ha paura per la propria sicurezza informatica, ad esempio, quando svolge operazioni bancarie online. Insomma, i cyber-attacchi insidiano il diritto alla connessione, che per gli italiani va tutelato garantendo adeguate protezioni dalle minacce. I ripetuti attacchi informatici a istituzioni, imprese e cittadini fanno presa sul corpo sociale e spaventano più di quanto si tema il libero accesso alla rete da parte dei minori (34,7%), i rischi di dipendenza dal web e le minacce alla salute mentale (23,7%), e gli hater che aggrediscono le persone sul web (22,0%).

Il secondo Rapporto sul valore della connettività in Italia

Il Rapporto è stato discusso e introdotto da Roberto Basso, Director External Affairs and Sustainability Windtre. A presentare i contenuti della ricerca è stato Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis, e a discutere lo studio sono stati Paolo Coppola del Team Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Giusella Finocchiaro, Co-founder and Partner di DigitalMediaLaws Milano-Bologna, Alberto Gambino, Prorettore Università degli Studi Europea di Roma, Mario Staderini, direttore studi e ricerche Agcom, Francesco Verducci, Vice presidente Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza del Senato, Vania Zadro, Coordinatrice didattica Agenzia La Fabbrica.