Mese: Marzo 2019

Italia deferita a Corte Ue per scarsa qualità dell’aria (e dell’acqua)

L’Italia non rispetta la direttiva UE sulla qualità dell’aria, in particolare, per quanto riguarda i limiti massimi consentiti per il biossido di azoto. La Commissione europea ha deciso quindi di deferire l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Ue. L’Italia infatti avrebbe dovuto adeguarsi agli obblighi previsti dalla direttiva che limita i livelli di biossido di azoto entro il 2010, quello annuale (40 microgrammi per metro cubo) e quello orario (200 microgrammi per metro cubo, da non superare per più di 18 giorni l’anno). Oltre all’aria “sporca” l’Italia è stata deferita anche per il mancato rispetto della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. Ovvero, la mancata depurazione delle acque di scarico.  Magrissima consolazione: anche Francia, Germania, Regno Unito, Romania e Ungheria sono interessati da provvedimenti simili.

La mappa italiana dell’aria inquinata

L’elenco provvisorio delle zone italiane interessate al superamento dei livelli di biossido di azoto comprende Torino, Milano, Bergamo, Brescia, la pianura lombarda (non meglio specificata), Genova, Firenze, la costa toscana (non meglio specificata) e Roma (per il periodo 2010-13). Oltre a Campobasso e alcune aree industriali siciliane (2010-12), Catania per il 2012, e ancora Catania e alcune aree industriali siciliane per il 2014-15.

Milano, unica in Italia, ha anche sforato il limite orario nel periodo 2010-13. Il deferimento in Corte, che potrebbe risultare in una sanzione finanziaria, per il superamento dei limiti relativi al biossido di azoto si aggiunge a quello del maggio 2018, in quel caso per i limiti relativi al Pm10.

Cattiva gestione delle acque reflue per circa 800 Comuni

Per quanto riguarda il deferimento sulle acque reflue la procedura di infrazione risale al 2014. Entro il 2005 lo Stato italiano avrebbe dovuto predisporre reti fognarie adeguate e sistemi di trattamento secondario prima dello scarico, ed entro il 1998 (21 anni fa), avrebbe dovuto riservare un trattamento migliore delle acque per le aree più sensibili, e predisporre impianti di trattamento biologico delle acque, riferisce Adnkronos.

La cattiva gestione delle acque reflue riguarda circa 800 Comuni, 18 in Abruzzo, 40 in Basilicata, 129 in Calabria, 108 in Campania, 7 in Friuli-Venezia Giulia, 4 nel Lazio, 6 in Liguria, 119 in Lombardia, 46 nelle Marche, 1 in Piemonte, 27 in Puglia, 41 in Sardegna, 176 in Sicilia, 34 in Toscana, uno nella Provincia di Trento, 5 in Umbria, uno in Valle d’Aosta e 26 in Veneto, più un’area sensibile condivisa tra quattro regioni del Nord.

Quattro procedure di infrazione aperte per impianti fognari e depuratori

Alcuni degli agglomerati sono molto grandi. Si tratta di città come Roma, Firenze, Napoli, Bari e Pisa. Sul trattamento delle acque reflue urbane, cioè in pratica sugli impianti fognari e sui depuratori, l’Italia ha 4 procedure di infrazione Ue aperte. A questo proposito è stato nominato un commissario, Enrico Rolle, che ha competenza sui Comuni oggetto di procedura con deferimento in Corte. Il deferimento in Corte prelude a possibili sanzioni pecuniarie nei confronti dello Stato italiano.