Varie

I social sotto la lente di chi seleziona il personale: a cosa stare attenti?

La diffusione dei social network ha rivoluzionato radicalmente il modo in cui i recruiter accedono alle informazioni di chi si candida per un posto di lavoro. I cacciatori di teste, infatti, utilizzano questi strumenti per la ricerca di nuovi talenti in maniera più massiccia rispetto al recente passato.

Un’indagine condotta da The Adecco Group su circa 500 recruiter ha messo in luce l’importanza cruciale dei social media nel moderno processo di reclutamento, con il 51% dei recruiter che dichiara di aver subito un’influenza negativa durante il processo di selezione dopo aver controllato i profili social dei candidati.

La presenza online esaminata dai recruiter

Questo dato segna un notevole aumento rispetto a dieci anni fa, quando solo il 12% dei recruiter era influenzato dai social. Ma c’è stata una crescita significativa anche rispetto al 2021, quando tale percentuale si attestava al 30,8%. Le ragioni dietro tale tendenza sono varie: il 37% degli intervistati ha citato la presenza di foto considerate inappropriate, il 27% ha menzionato tratti di personalità evidenziati dai contenuti pubblicati, mentre il 17% ha notato manifestazioni discriminatorie di natura sessuale e/o razziale nelle interazioni dei candidati.

Dopo aver ricevuto il curriculum vitae, i recruiter intervistati dichiarano di esaminare la presenza online del candidato, concentrandosi sulle esperienze professionali nel 65% dei casi e sui contenuti postati nel 47%. Insomma, come e cosa si posta sui social network fa la differenza fra una potenziale assunzione o meno.

I social influenzano i processi di reclutamento

“L’uso dei social media da parte dei candidati sta sempre più influenzando le decisioni di reclutamento”, ha affermato Lidia Molinari, direttore people advisor di Adecco Italia. “I dati ci dimostrano che lo screening sui social è uno strumento cruciale nel processo di selezione per oltre la metà dei recruiter, che non solo sfruttano i social media per la ricerca di talenti, ma anche per valutare i candidati.”

“Per questo motivo”, ha sottolineato, “consigliamo a chiunque stia cercando un’opportunità lavorativa di sviluppare un personal branding sui social che tenga conto della selezione dei contenuti prima della loro pubblicazione e di prestare attenzione alle modalità di interazione online”.

LinkedIn si conferma il social professionale per eccellenza

Tra i social media più utilizzati per la ricerca di candidati, Linkedin si conferma al primo posto, con il 96% dei recruiter che lo utilizzano: il 67% per la raccolta di candidature e il 60% per la ricerca di candidati passivi. Questi ultimi sono professionisti che non sono attivamente alla ricerca di lavoro e non si aspettano di ricevere proposte di lavoro, rendendo l’analisi dei loro profili social un componente fondamentale del moderno Social Recruiting.

Sanità tech: un progetto EU a guida italiana per creare strumenti di valutazione

La sanità europea del futuro sarà tech. Dalle app alle visite da remoto fino all’Intelligenza artificiale a scopo diagnostico, e più in generale, a supporto dei clinici nello scegliere le cure migliori per ogni paziente, la tecnologia è al servizio della sanità. E gli scienziati europei, sotto la guida di esperti dell’Università Cattolica di Roma, stanno lavorando per mettere a punto una piattaforma in grado di valutare oggettivamente efficacia e affidabilità delle tecnologie digitali in campo medico.

Si tratta del progetto di ricerca di Health Technology Assessment (HTA) applicato alle tecnologie sanitarie digitali (DHTs). Il primo quadro di valutazione della tecnologia digitale per la salute in Europa (EDiHTA) co-creato dai diversi attori coinvolti lungo la catena del valore. E finanziato con 8 milioni di euro nell’ambito del progetto Horizon.

Dalla telemedicina fino all’AI per migliorare qualità delle cure e contenere i costi

L’adozione di soluzioni di telemedicina, app per la salute e di strumenti basati sull’Intelligenza artificiale, può non solo migliorare la qualità delle cure, ma anche ridurre le disuguaglianze di accesso e contenere i costi.

Nel 2020 il COVID ha imposto un’accelerazione alla trasformazione digitale dei servizi sanitari.
In Italia, le cartelle cliniche elettroniche, i pagamenti online e le prescrizioni digitali sono state rapidamente implementate.

Il primo framework digitale di Health Technology Assessment

EDiHTA proporrà dunque il primo framework digitale di Health Technology Assessment, che sarà specificamente dedicato alle tecnologie digitali, per valutare la telemedicina, le app mediche, l’Intelligenza artificiale a diversi livelli geografici (nazionale, regionale e locale) e istituzionali, come le strutture ospedaliere. La piattaforma verrà testata negli ospedali europei.

L’obiettivo finale è quello di creare un sistema che aiuti a prendere decisioni mirate su quali tecnologie sanitarie digitali adottare. In particolare, su come integrare le tecnologie al meglio nel percorso clinico dei pazienti, e come utilizzarle in merito alle decisioni di politica sanitaria da adottare per la gestione degli ospedali.

Il consorzio di EDiHTA comprende 16 partner da 10 Paesi

Il progetto ha come centro coordinatore l’Università Cattolica e vede come Principal investigator Americo Cicchetti, attualmente Direttore generale alla Programmazione del Ministero della Salute, e come co-PI Dario Sacchini, Associato Medicina Legale all’Università Cattolica e Bioeticista.

Il consorzio di EDiHTA comprende 16 partner da 10 Paesi europei: Belgio, Danimarca, Germania, Italia, Norvegia, Olanda, Polonia, Regno Unito, Spagna, Svizzera.
Al progetto partecipano, tra gli altri, università, agenzie di HTA, ospedali, una associazione di pazienti, una ONG specializzata in HTA, l’European Patients’ Forum e l’European Health Management Association.

Lavoro: il 2024 si apre all’insegna del cambiamento per il 61% degli italiani

Nell’anno in corso circa 6 italiani su 10 (61%) stanno valutando nuove sfide professionali. La principale motivazione? Sicuramente, la possibilità di un aumento di retribuzione (34%), seguita dalla ricerca di una migliore work-life balance, importante per il 23% dei professionisti nel nostro Paese.

È quanto emerge da un’indagine condotta su scala internazionale da Linkedin. In Italia, sono le donne a farsi da protagoniste della tendenza a esplorare nuove opportunità professionali, con il 66% delle intervistate (56% uomini) che dichiara di valutare o cercando attivamente una nuova posizione.
Ma più della metà (51%) dichiara di trovare frustrante l’attività di ricerca di un nuovo lavoro. Tra le donne, il senso di disagio è più alto (56%) rispetto agli uomini (46%).

Per i Millennials il reskilling è fondamentale

In questo scenario, la competizione tra professionisti si fa sempre più alta e la capacità di valutare correttamente e ampliare le proprie skill diventa fondamentale. Il 35% delle intervistate però non sa come allineare le proprie competenze con quelle richieste per accedere a nuove opportunità professionali, contro il 47% che si sente sicura.

In generale, lavoratori e lavoratrici in Italia sembrano consapevoli dell’importanza delle competenze. Il 74% degli italiani, infatti, considera il re-skilling necessario, percentuale che sale all’80% tra i Millennials.
Le skill ritenute più importanti sono capacità di problem solving (31%), abilità nel comunicare (30%) e conoscenza di una o più lingue straniere (23%).

Si diffonde un certo spirito di imprenditorialità

Se il 55% dichiara di volersi nuovamente concentrare sul proprio percorso di crescita professionale, il dato sale al 58% tra i Millennials, al 56% tra GenZ e GenX per poi abbassarsi al 48% tra i Boomers.
L’attenzione è alta anche per quanto riguarda i metodi di ricerca: il 43% (48% Millennials) ha cambiato strategia per stare al passo con i cambiamenti nel mondo del lavoro. Tuttavia, il 43% dei professionisti afferma di ottenere raramente un feedback da parte delle aziende.

Sembra poi essere diffuso un certo spirito di imprenditorialità: il 56% sta valutando la possibilità di mettersi in proprio, rimanendo nel proprio settore (19%), cambiando campo (15%), o trasformando la propria passione in un lavoro vero e proprio (22%).

Come trattenere i talenti?

Il 62% degli hiring manager ritiene che nel 2024 i datori di lavoro avranno maggiore capacità di negoziare con i candidati. Tuttavia, il 39% dei responsabili delle assunzioni prevede un aumento del tasso di turnover e il 55% sottolinea la difficoltà di trovare candidati qualificati.

Il 31% degli intervistati ritiene, infatti, che fornire programmi interni di apprendimento e sviluppo (L&D) centrati, ad esempio, sull’AI generativa sia fondamentale per trattenere i talenti più qualificati.
Più nel dettaglio, riporta Adnkronos, secondo il 71% degli intervistati i dipendenti della GenZ hanno bisogno di ulteriore supporto per sviluppare le soft skills (come comunicazione, collaborazione, negoziazione), nonostante per il 76%8 degli hiring manager siano i più aperti all’adozione di nuove tecnologie, come l’AI.

Turismo estero: nel 2023 oltre 13,8 miliardi di spesa in bar e ristoranti 

Nel 2023 hanno visitato il nostro Paese oltre 65 milioni di stranieri, spendendo in media oltre 212 euro a persona in colazioni, pranzi, cene e aperitivi, per un totale di oltre 13,8 miliardi di euro. L’ammontare più alto dal 2019.

La spesa al bar e ristorante costituisce il 33% dei consumi complessivi dei viaggiatori stranieri in Italia, che nel 2023 dovrebbero aver toccato quota 42 miliardi di euro, +7,8% rispetto al 2022.
Emerge dai dati elaborati da Fiepet, l’associazione dei pubblici esercizi aderenti a Confesercenti, sulla base di elaborazioni su dati del CER e del Centro Studi Turistici di Firenze.

Le voci di spesa

La spesa dei turisti stranieri nei pubblici esercizi è la seconda voce in assoluto dei visitatori esteri in Italia. Subito dopo l’alloggio, che ne assorbe il 36%, per un totale di oltre 15,1 miliardi di euro.
Seguono i trasporti (11%, 4,6 miliardi), ma anche lo shopping nei nostri negozi, cui i turisti hanno destinato circa 4,2 miliardi (10%). Circa il 6%, poco più di 2,5 miliardi, è stato destinato invece ad attività ricreative e culturali, mentre quasi 1,7 miliardi sono stati assorbiti per altre attività e servizi.

In generale, a consumare di più, per un totale complessivo di 6,8 miliardi di euro, sono i turisti tedeschi. Al secondo posto i visitatori in arrivo dagli USA (5,2 miliardi), seguiti da Regno Unito (3,8 miliardi), Francia (3,6 miliardi), Austria (2,1 miliardi), Spagna (1,8 miliardi) e Svizzera (1,6 miliardi).

Un euro su tre speso in un pubblico esercizio

Seguono i viaggiatori del Canada (1 miliardo) e del Giappone (550 milioni), mentre la spesa dei Russi si ferma a 210 milioni. I restanti 15,34 miliardi di euro, invece, arrivano dai viaggiatori degli altri Paesi.

“I viaggiatori stranieri spendono un euro su tre in un pubblico esercizio – commenta Giancarlo Banchieri, Presidente Fiepet Confesercenti -. Una preferenza che ha permesso, nelle mete turistiche, di compensare in parte il rallentamento della domanda italiana e l’aumento dei costi di attività. E che conferma il ruolo fondamentale che i nostri bar, ristoranti, pizzerie e pub svolgono nel nostro turismo”.

Una rete di oltre 340mila imprese 

“Il sistema dei pubblici esercizi italiani ha caratteristiche uniche al mondo. A partire dalla numerosità, oltre 340mila imprese, dovuta alla scarsa penetrazione delle grandi catene e dalla prevalenza di locali indipendenti e a gestione familiare. Realtà spesso legate alla cucina tradizionale locale, che generano una varietà di offerta sul territorio unica, che rende l’Italia tra le mete più ambite per i viaggi ‘a scopo enogastronomico’ di foodie e turisti amanti della buona cucina – aggiunge Banchieri -. Anche grazie all’aumento di dehors e tavoli all’aperto: un ampliamento avvenuto per ragioni di sicurezza pubblica con la pandemia, ma che è diventato una delle modalità di consumo più gradite”. 

Cosa augurano gli italiani a Natale? Una vita senza stress e ansia

L’anno volge al termine, e in un periodo di sfide globali che mettono a dura prova la società, emerge una profonda necessità di ritornare ai valori fondamentali e alle priorità più preziose.
Gli italiani sono sempre più in affanno, e la condizione di precarietà si ripercuote anche sui buoni auspici che si augurano a Natale. Insomma, basta con i tradizionali “auguri a te e famiglia”.

Un’indagine promossa da Baci Perugina, condotta su un campione di 1200 utenti web, rivela ciò che gli italiani vorrebbero davvero augurarsi a Natale: soprattutto una vita senza stress e ansia (71%).
Seguono prospettive lavorative migliori e stabili (59%), serenità di vivere in un mondo all’insegna della pace (66%) e salute per sé stessi e i propri cari (62%).

Il periodo preferito dell’anno

Il Natale è da sempre un periodo speciale, capace di portare serenità e magia, e far ‘rallentare’ quanto basta per riflettere sulle cose che veramente contano nella vita.
Il 64% degli intervistati attende il periodo natalizio poiché è un momento di pausa, dove alcuni gesti ricevono maggiore attenzione.

Ma non solo, c’è anche chi lo definisce ‘il periodo preferito dell’anno’ (56%) o chi lo accosta d un’atmosfera ideale per i buoni sentimenti (49%) e sentire persone solitamente distanti (44%).

ChatGPT, scrivi una frase augurale

Ma come scrivono le frasi d’augurio e buon auspicio gli italiani?
Utilizzando frasi standard (25%), in modo personalizzato (24%), con citazioni d’autore (21%) oppure scegliendo versi di canzoni (18%).
Ma in un momento storico sempre più frenetico in cui tutto ciò che si vive è anche online non sorprende che per scrivere i propri biglietti d’auguri il 29% attinga da internet, dai social (26%), dai libri (22%) e il 17% chiede di scriverli direttamente all’Intelligenza artificiale (ChatGPT).

E prima ancora dei classici cartoncini scritti a mano (26%) gli italiani preferiscono inviare i propri auguri di Natale tramite Whatsapp (32%).
A seguire, i tradizionali auguri fatti a voce nel giorno di Natale o alla Vigilia (21%) e quelli scritti via e-mail a clienti e colleghi nei giorni che precedono le festività (14%).

Gli auguri preferiti sono quelli ricevuti dal partner

Non ci sono dubbi, invece, sulle persone da cui gli italiani preferirebbero ricevere gli auguri: al primo posto il partner (30%), seguiti da genitori (27%), amici (22%) e parenti (15%).

Diverso è il periodo in cui si preferisce fare i propri auguri: c’è chi li manda durante la mattina di Natale (32%) o nel corso della giornata, e chi invece la vigilia (31%), senza contare chi li invia le settimane precedenti per condividere gli auguri con colleghi, clienti e amici prima della chiusura (11%).
In ogni caso, per accompagnare un messaggio di auguri, gli italiani optano per un regalo personalizzato (26%), seguito dal tradizionale cesto natalizio (23%), gioielli (17%), giochi (14%) e le piante (13%).

Come allestire uno stand fieristico di successo

Partecipare a una fiera è un’ottima opportunità per promuovere la propria attività e acquisire nuovi clienti.

Bisogna chiaramente considerare che, per ottenere i risultati desiderati, è necessario allestire uno stand fieristico efficace e ben progettato.

Proprio per questo abbiamo pensato di fornirti alcuni consigli utili che possono rivelarsi utili nel momento in cui avrai la necessità di allestire uno stand fieristico che si faccia notare, aiutandoti a raggiungere i tuoi obiettivi di business.

Definisci i tuoi obiettivi

Prima di iniziare ad allestire il tuo stand fieristico, è importante definire i tuoi obiettivi, così da non navigare a vista ma al contrario seguire un’idea ben precisa.

Cosa vuoi ottenere partecipando a questa fiera? Vuoi aumentare la brand awareness? Generare lead? Acquisire nuovi clienti?

Una volta che avrai definito i tuoi obiettivi potrai iniziare a pianificare ogni aspetto del tuo stand, in modo da lavorarare proprio nell’ottica di raggiungerli.

Scegli il giusto spazio

La dimensione dello spazio che ti viene assegnato in occasione della fiera o esposizione è un fattore importante, probabilmente il principale da considerare.

Se avrai a disposizione un piccolo spazio infatti, dovrai essere ancora più creativo per far sì che il tuo stand possa essere comunque efficace ed attraente.

Se, al contrario, ti verrà assegnato uno spazio un po’ più grande, dovrai assicurarti che questo sia ben organizzato e che non risulti essere troppo dispersivo.

Scegli il giusto design

Il design del tuo stand è un aspetto fondamentale per catturare l’attenzione dei visitatori ed indurli a fermarsi per visitare il tuo spazio espositivo. Usa immagini accattivanti per farti notare, e adopera colori vivaci che possano ricordare quelli del tuo brand o logo.

Assicurati inoltre che il tuo stand sia ben illuminato e che sia facile da fruire, senza elementi di arredo che diano fastidio o che occupino troppo spazio  costringendo le persone a stare troppo vicine tra loro.

Usa i materiali giusti

I materiali che scegli per il tuo stand dovrebbero essere solidi e resistenti, ma soprattutto facili da piegare, trasportare e montare.

In questa maniera sarà molto più semplice spostare ogni arredo o attrezzatura da una fiera all’altra, riuscendo a smontare e rimontare tutto con semplicità.

Alcuni tra i materiali maggiormente utilizzati per gli stand fieristici sono pannelli in forex, il plexiglass ed il metallo.

Consigli aggiuntivi

  • Tra le varie soluzioni, considera anche la possibilità di posizionare una insegna neon led che possa catturare l’attenzione dei clienti. Questa tipologia di insegne sono una soluzione efficace per farsi notare in un contesto affollato come solitamente avviene in una fiera. Esse possono essere utilizzate per mostrare o evidenziare il logo della tua azienda, un messaggio promozionale o un’immagine accattivante, magari riferita ad un prodotto o servizio.
  • Assicurati che lo stile del tuo stand sia in linea con quello del tuo marchio. Il design e i colori prescelti dovrebbero riflettere l’identità della tua azienda o realtà commerciale. Questo aiuterà i visitatori a riconoscere la tua attività e a ricordarsi della tua presenza in fiera anche in futuro.
  • Tieni d’occhio il budget che hai a disposizione. Allestire uno stand fieristico può essere costoso, anche in relazione alle dimensioni dello spazio da allestire. Assicurati di tenere d’occhio il tuo budget e di non spendere più del necessario.

Conclusione

Allestire uno stand fieristico efficace e di successo richiede certamente del tempo e alcune accortezze da parte tua.

Mettiti nei panni di un potenziale cliente e pensa a tutte quelle soluzioni che potrebbero catturare la tua attenzione inducendoti a visitare lo stand, ed individua gli elementi visivi più accattivanti che possono aiutare le persone a memorizzare i tuoi prodotti o servizi.

Mercato Cloud italiano, il valore aumenta del 19% in un anno

Nel 2023, il mercato del Cloud in Italia continua a crescere in modo significativo, raggiungendo un valore complessivo di 5,51 miliardi di euro. SI tratta di un aumento del 19% rispetto all’anno precedente. Nonostante le nuove complessità dovute a fattori geopolitici, alla crisi energetica e all’incremento dell’inflazione, le imprese italiane continuano a valutare positivamente il loro percorso di digitalizzazione, che si basa sempre più sul Cloud. 

La crescita più marcata è guidata dai servizi infrastrutturali

La crescita più marcata è guidata dai servizi infrastrutturali (IaaS), che raggiungono un valore di 1,511 miliardi di euro (+29% rispetto al 2022), equiparando la quota rappresentata dai servizi software (SaaS), storicamente più diffusi.

Nonostante l’andamento dell’inflazione, le grandi imprese non hanno ridotto la spesa Cloud, grazie alla previa allocazione dei budget su progetti strategici a tariffe fisse. Gli investimenti significativi dei principali fornitori di servizi Cloud nel mercato italiano dei data center indicano una crescente domanda per tali servizi. Questi dati emergono dall’Osservatorio Cloud Transformation, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano. 

Incremento più significativo per la componente Public Cloud & Hybrid Cloud

La componente Public Cloud & Hybrid Cloud è quella che mostra la crescita più significativa, con una spesa di 3,729 miliardi di euro (+24% rispetto al 2022). Altri segmenti includono Virtual & Hosted Private Cloud, che raggiunge 1,034 miliardi di euro (+9%), e Data Center Automation, con una crescita del 10% e un totale di 748 milioni di euro.

All’interno del Public & Hybrid Cloud, IaaS è il segmento che cresce di più, raggiungendo 1,511 miliardi di euro (+29% rispetto al 2022) e rappresentando il 41% del mix complessivo. PaaS cresce del 27% con un totale di 686 milioni di euro, spinto da opportunità legate all’Intelligenza Artificiale e Analytics. Il segmento SaaS cresce del 19%, raggiungendo un valore complessivo di 1,532 miliardi di euro.

Il mercato si allarga alle PMI

Attualmente, l’87% della spesa Cloud italiana proviene dalle grandi imprese, ma anche le PMI stanno aumentando l’adozione di servizi Cloud pubblici (+34%, per un totale di 478 milioni di euro nel 2023) grazie a iniziative come i fondi del PNRR. Sebbene oltre la metà delle applicazioni aziendali delle grandi imprese (51%) risieda ora nel Cloud, le sfide per la trasformazione tecnologica e culturale rimangono significative.

La cultura organizzativa rimane orientata al risparmio sui costi rispetto all’innovazione e alla digitalizzazione, con il 63% delle organizzazioni che misura ancora l’apporto del Cloud in base ai costi risparmiati rispetto alle configurazioni on-premise.

Lavoro, quali sono le professioni più ambite dagli italiani?

Medico, avvocato, influencer oppure calciatore? In un contesto sociale e culturale che cambia a una velocità impressionante, quali sono oggi le professioni più desiderate? E come questa classifica è mutata nel corso degli ultimi dieci anni? Una ricerca condotta da Adecco, società del The Adecco Group che si occupa dello sviluppo e della valorizzazione delle risorse umane, ha rivelato come le opinioni degli italiani riguardo alle professioni desiderate abbiano subito rivoluzioni significative rispetto al decennio scorso.

Il settore della salute e del benessere tra i preferiti

Dallo studio si scopre che l’interesse per le professioni sanitarie e legate al benessere psico-fisico è aumentato moltissimo. Questo cambiamento è stato influenzato dal ruolo cruciale che i professionisti di questi settori hanno svolto durante la pandemia degli anni precedenti. L’interesse verso la professione medica è cresciuto del 85%, mentre quello verso l’infermieristica è aumentato del 39% rispetto a dieci anni fa. Le professioni legate al benessere mentale e fisico, come lo psicologo (+148%) e il nutrizionista (+349%), hanno registrato un notevole aumento, in linea con l’incremento della sensibilità verso la salute mentale e l’importanza di una dieta equilibrata per uno stile di vita sano. Al contrario, l’interesse per la professione di personal trainer è diminuito del 5%.

Le competenze umanistiche piacciono, ma unite a quelle digitali

Le professioni umanistiche godono ancora di un forte interesse in Italia, nonostante l’avanzamento della tecnologia e dell’intelligenza artificiale. Le competenze umanistiche rimangono preziose, ma sono spesso integrate con quelle digitali. Rispetto a dieci anni fa, si è osservato un aumento significativo dell’interesse per le carriere legate alla diffusione della conoscenza e alla narrazione. Gli italiani interessati a diventare scrittori sono aumentati del 75%, mentre coloro che vogliono diventare professori sono cresciuti del 78%, e chi desidera diventare insegnante è aumentato del 123%. Al contrario, l’interesse per la professione di archeologo è diminuito del 51%, e quello per il giornalismo è sceso del 9%, probabilmente a causa delle sfide che questi settori stanno affrontando.

Influencer? Sì grazie

Il settore dello spettacolo e dell’intrattenimento ha subito profonde trasformazioni negli ultimi dieci anni, principalmente a causa dell’ascesa dei social network e dello streaming televisivo. L’interesse per diventare cantanti è diminuito del 50%, mentre quello per diventare youtuber è sceso del 13%. D’altro canto, l’interesse per diventare influencer è cresciuto del 505%, anche se bisogna considerare che questa professione era ancora agli albori nel 2013. Si osservano differenze di genere, con l’interesse per diventare modelli in crescita del 41% tra gli uomini e in calo del 39% per gli attori. Tra le donne, l’interesse per diventare modelle è diminuito del 17%, mentre quello per diventare attrici è aumentato del 5%.

Calciatore e pilota nel campo dello sport

Le professioni giuridiche, come giudici e avvocati, sembrano non essere più così attraenti come un tempo. L’interesse per diventare notaio è aumentato del 116%, ma le carriere di giudice e avvocato hanno registrato un calo del 20% e del 28%, rispettivamente. Nel settore delle professioni sportive, la carriera di calciatore rimane attraente, con un aumento dell’interesse del 27% rispetto a dieci anni fa. Tuttavia, la professione di pilota è quella che ha registrato la crescita più significativa, con un aumento del 44%. L’interesse per diventare allenatore è diminuito del 9%. Infine, c’è stato un notevole calo dell’interesse verso le professioni legate alla sicurezza e alle forze dell’ordine. L’interesse per diventare poliziotto è diminuito del 21%, quello per diventare pompiere del 32% e per diventare carabiniere del 42%. 

Vacanze 2023: gli italiani tornano a viaggiare all’estero

Come saranno le vacanze estive 2023 degli italiani? Il monitoraggio Ipsos Future4Tourism, giunto al suo sesto anno, mostra come la maggioranza degli italiani continui a prediligere il Bel Paese e le mete balneari, ma registra anche una ripresa delle mete europee ed extra-europee e un aumento delle visite di borghi e città d’arte. In merito alla tipologia di vacanze, più di un intervistato su due dichiara di affiancare alle vacanze brevi anche vacanze più lunghe. Gli italiani si affacciano poi anche all’utilizzo delle nuove tecnologie e del Metaverso, sia per la ricerca di informazioni e per agevolare l’organizzazione del viaggio, sia per cercare ispirazione rispetto le attività da fare e per superare le barriere linguistiche.

Si ricomincia a sognare

Il desiderio di poter viaggiare verso mete lontane si affaccia nuovamente dopo il freno degli ultimi anni. Per le vacanze estive 2023 la maggioranza dei viaggiatori (67%) resterà in Italia, in lieve calo rispetto all’estate 2022, a conferma appunto di una ripresa delle mete europee ed extra-Europee.
Il ritorno all’ultima estate pre-pandemia è testimoniato anche dalle scelte del luogo di vacanza: diminuisce la dstinazione mare, pur rimanendo la scelta di oltre metà dei viaggiatori estivi, e aumentano le visite di borghi e città d’arte, soprattutto per effetto dei viaggi in Europa ed Extra-Europa. Inoltre, si registra una buona tenuta delle mete montane e collinari-lacustri, che nelle estati caratterizzate dal Covid avevano vissuto un vero e proprio boom.

Durata e programmazione non cambiano

Più di un intervistato su due dichiara di affiancare alle vacanze brevi (long-weekend) anche vacanze della durata più lunga (fino a 13 notti).
Tuttavia, a causa degli aumenti dei prezzi, carrello della spesa e bollette delle utenze sottraggono liquidità dal portafoglio dei viaggiatori. Non si prevede, dunque, una rinuncia alle vacanze estive, ma una riallocazione del budget indirizzato prevalentemente a una riduzione della durata e alla rinuncia di gite ed escursioni in loco.
Accanto ai siti della destinazione o ai forum di viaggio come principali fonti di ispirazione per la programmazione delle vacanze, iniziano a farsi strada anche i portali di prenotazione online, che spesso mostrano offerte del momento. Invece, non si registrano variazioni rispetto l’importanza data ad amici e conoscenti come peer review di luoghi di villeggiatura già visitati.

Il ruolo del Metaverso 

Il Metaverso appare come uno strumento con grandi potenzialità sia per trovare informazioni e agevolare l’organizzazione del viaggio prima della partenza, sia in loco. Il Metaverso consente infatti un’immersione virtuale nelle strutture alberghiere (30%) e nei luoghi (22%), ma anche per cercare ispirazione rispetto le attività da fare (21%) e superare le barriere linguistiche (19%).
Il tema della sostenibilità, poi, entra a pieno titolo nel mondo del turismo, influenzando le scelte dei viaggiatori che mostrano sensibilità e attenzione al tema. Tanto da adottare comportamenti di scelta indirizzati a strutture dalla propensione alla salvaguardia ambientale per evitare sprechi di acqua ed energia (33%).

Università italiane, quali sono le migliori?

Il Censis ha pubblicato la nuova Classifica delle Università italiane, che analizza il sistema universitario valutando gli atenei in base a strutture disponibili, servizi erogati, borse di studio, livello di internazionalizzazione, comunicazione, servizi digitali e occupabilità. La classifica include anche il ranking dei raggruppamenti di classi di laurea triennali, dei corsi a ciclo unico e delle lauree magistrali biennali, valutando la progressione di carriera degli studenti e i rapporti internazionali. In totale, sono state valutate 70 graduatorie, considerando 948 variabili, con l’obiettivo di aiutare i giovani e le loro famiglie a fare scelte consapevoli sul percorso di formazione universitaria.

Salgono le immatricolazioni

Le immatricolazioni registrano un aumento del 2,2% rispetto all’anno precedente, con 7.152 nuovi iscritti in più. Tuttavia, non tutti gli atenei hanno beneficiato dello stesso incremento. Le università del Centro Italia segnano un aumento del 9,3%, seguite dalle regioni del Nord-Ovest (+1,6%). Il Nord-Est registra una diminuzione del 2,0%, mentre il Sud rimane stabile (-0,2%). Tra le diverse aree di studio, ad eccezione dell’area artistica, letteraria ed educativa che registra una diminuzione dello 0,1%, tutte le altre aree evidenziano un aumento delle immatricolazioni: +4,5% per l’area economica, giuridica e sociale, +2,2% per l’area sanitaria e agro-veterinaria, +1,1% per le discipline Stem.

Ma aumentano anche gli abbandoni

Tuttavia, si nota anche un aumento dei tassi di abbandono degli studi. Nel 2021-2022, il 7,3% degli immatricolati ha abbandonato gli studi entro il primo anno, rispetto al 7,1% dell’anno precedente e al 6,1% dell’anno accademico 2019-2020. Questa decisione ha coinvolto in modo quasi equivalente sia gli studenti maschi (7,4%) che quelli femmine (7,2%).

Tra i mega atenei al top c’è Bologna

Tra i mega atenei statali (con oltre 40.000 iscritti), le prime tre posizioni sono occupate rispettivamente dall’Università di Bologna (89,7 punti), dall’Università di Padova (87,5) e dalla Sapienza di Roma (85,7). Seguono l’Università di Pisa (84,0) e l’Università Statale di Milano (83,7). L’Università di Firenze retrocede al sesto posto (83,3), mentre l’Università di Palermo si conferma al settimo posto (83,0). L’Università di Torino perde una posizione (80,7), mentre l’Università di Bari (76,7) e l’Università di Napoli Federico II (76,2) chiudono la classifica.

Tra i grandi “vince” Pavia

Tra i grandi atenei statali (da 20.000 a 40.000 iscritti), l’Università di Pavia si posiziona al primo posto (91,2 punti), seguita dall’Università di Perugia (90,5). L’Università della Calabria e l’Università di Venezia Ca’ Foscari mantengono rispettivamente la terza e la quarta posizione (90,2 e 89,0). L’Università di Parma guadagna due posizioni e si colloca al quinto posto (87,2), mentre l’Università di Salerno recupera cinque posizioni (87,0). L’Università di Cagliari (86,8) e l’Università di Milano Bicocca (85,7) seguono, mentre l’Università di Modena e Reggio Emilia (85,2) e l’Università di Roma Tor Vergata (85,0) si mantengono stabili in nona e decima posizione. 

Trento al primo posto tra i medi

Tra i medi atenei statali (da 10.000 a 20.000 iscritti), l’Università di Trento si posiziona al primo posto (96,2 punti), seguita dall’Università di Udine (93,7) e dall’Università di Siena (93,0). L’Università di Sassari (92,3) si colloca al quarto posto, seguita dall’Università Politecnica delle Marche (91,8) e dall’Università di Trieste (91,3). L’Università di Brescia (87,5) e l’Università del Salento (87,2) seguono, mentre l’Università di Bergamo (84,3) e l’Università del Piemonte Orientale (84,2) si posizionano rispettivamente al nono e al decimo posto. L’Università dell’Insubria (83,2) e l’Università di Napoli Parthenope (83,2) sono all’undicesimo posto. L’Università di Urbino (82,3) e l’Università di Foggia (81,8) perdono rispettivamente tre e due posizioni, mentre l’Università dell’Aquila (79,0) chiude la classifica.

Camerino al vertice tra i “piccoli”

Tra i piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti), l’Università di Camerino si posiziona al primo posto (101,7 punti), seguita dall’Università della Tuscia (86,0) e dall’Università di Macerata (85,7). L’Università di Cassino (84,3), l’Università del Sannio (84,0) e l’Università Mediterranea di Reggio Calabria (83,5) seguono. L’Università di Teramo (80,0), l’Università della Basilicata.