Acquisti

La sfida “zero spese”: ecco perchè è virale e perchè fa bene all’ambiente

Risparmiare, o addirittura non spendere affatto, è un obiettivo rilevante non solo quando le disponibilità economiche non ci sono… Ma è importante anche per ridurre il proprio impatto ambientale attraverso scelte di consumo oculate. Ecco la ratio che sta dietro la nuovissima tendenza battezzata #nospendchallenge.

Una sfida che si prefigge di rispondere alle crescenti crisi finanziarie di un mondo sempre più complesso. Il costo della vita, anche in contesti economicamente agiati, è diventato un problema, tanto da spingere molte persone ad adottare uno stile di vita più parsimonioso. 

Nulla che non sia essenziale

La no spend challenge, ovvero il proposito di non acquistare nulla che non sia strettamente necessario per un determinato periodo, può essere una strategia efficace. La sfida, che può durare da una settimana a un anno, non comprende ovviamente le spese obbligate come mutuo, bollette, cibo, medicinali e acquisti alimentari.

Gli esperti suggeriscono di identificare in anticipo cosa è davvero essenziale e rinunciare al resto. Ad esempio, visto che ognuno di noi ne possiede già in quantità, si potrebbe evitare di acquistare libri, vestiti, junk food, cosmetici, device elettronici, servizi streaming e altro.

Il danno ambientale dietro lo shopping compulsivo

L’aspetto ambientale degli acquisti è uno dei motivi chiave del successo della sfida, riferisce Adnkronos. La sovraproduzione, alimentata dal fast fashion e da consumi eccessivi, ha innescato un impatto ambientale ormai fuori controllo. La Generazione Z, particolarmente sensibile ai problemi ecologici, è la più attiva nel partecipare alla sfida per agire direttamente contro la crisi ambientale.

Gli effetti dello shopping online

L’aumento del ricorso allo shopping online ha generato, soprattuto per imballi e politica di resi gratuiti, un surplus in fatto di costi ambientali. L’e-commerce, anche se produce meno emissioni di gas serra rispetto agli acquisti in negozio, comporta comunque impatti significativi.

La #nospendchallenge contribuisce a spezzare il circolo vizioso dell’acquisto compulsivo, promuovendo la consapevolezza delle reali necessità e stimolando la creatività. La sfida è vista come un modo per aderire a uno stile di vita anti-consumista, contrastando il desiderio impulsivo alimentato dalla ricerca di una gratificazione istantanea.

Imparare a gestire il denaro

La sfida ha anche implicazioni positive sulla gestione del denaro, soprattutto tra i giovani. Molti ragazzi della Generazione Z tendono a comprare ancor prima di riflettere,  senza una reale consapevolezza del valore dei soldi. In conclusione, la no spend challenge dimostra che è possibile vivere con meno, migliorando non solo l’ambiente ma anche il proprio budget e, presumibilmente, la salute mentale.

La sfida non è solo un esercizio di morigeratezza, ma un passo verso uno stile di vita più consapevole e sostenibile.

Meglio lasciare il condizionatore acceso o spento quando non si è in casa?

Quando l’estate arriva, con essa iniziamo ad avvertire la necessità di rinfrescare la temperatura all’interno delle mura di casa.

Da questo punto di vista il climatizzatore è un dispositivo ormai indispensabile per tante persone, al punto tale da essere utilizzato anche giorno e notte nelle giornate più afose.

A tal proposito, grazie anche alla possibilità di controllo da remoto, tante persone hanno preso l’abiutidine di lasciare accesa l’aria condizionata anche quando non sono in casa, mentre altre sono tentate dal fare altrettanto.

Ecco perché è importante capire quando è meglio lasciare il climatizzatore acceso e quando è meglio spegnerlo, e di seguito offriremo alcuni consigli utili per aiutare nella scelta.

Condizionatore acceso o spento in tua assenza? I fattori da considerare

Ecco alcuni fattori da considerare quando devi decidere se lasciare il condizionatore acceso o spento quando non sei in casa:

  • La durata dell’assenza: Se sarai fuori casa per qualche ora, è meglio spegnere il condizionatore. In questo modo, risparmierai energia e denaro.
  • La temperatura esterna: Se fuori fa molto caldo, sarà possibile valutare l’idea di lasciare il condizionatore acceso per evitare che la casa diventi troppo calda.
  • La presenza di animali domestici o piante: Se hai animali domestici o piante in casa, è meglio lasciare il condizionatore acceso ad una temperatura moderata. In questo modo, eviterai che gli animali si sentano male e che le piante si secchino.

I vantaggi dello spegnere il condizionatore

Spegnere il condizionatore quando non sei in casa ti permette sicuramente di risparmiare energia e dunque denaro. In particolare, secondo uno studio dell’Università del Colorado, spegnendo il condizionatore per almeno otto ore consecutive si può arrivare a risparmiare fino all’11% in un anno.

Inoltre, spegnere il condizionatore quando non si è in casa aiuta a proteggere l’ambiente, aspetto questo da non sottovalutare. Infatti, l’utilizzo del condizionatore produce emissioni di gas serra che contribuiscono al riscaldamento globale, e tenendolo spento possiamo limitare questo fenomeno.

Certamente, bisogna valutare la temperatura esterna prima di prendere questa decisione. Se ad esempio fuori ci sono 40 gradi o più, lasciare il condizionatore acceso durante una nostra breve assenza potrebbe essere raccomandabile.

I vantaggi di lasciare il condizionatore acceso

Lasciare il condizionatore acceso quando non sei in casa può avere alcuni vantaggi, facilmente intuibili:

  • Evitare che la casa si riscaldi troppo: Se fuori fa molto caldo, lasciare il condizionatore acceso a una temperatura moderata può aiutare ad evitare che la casa si riscaldi troppo e che questo calore venga poi rilasciato pian piano quando sei in casa.
  • Mantenere l’umidità sotto controllo: Il condizionatore aiuta anche a mantenere l’umidità in casa sotto controllo, il che è importante dato che l’umidità eccessiva può causare problemi di salute. Una buona idea è dunque quella di sfruttare la funzione “deumidificatore” quando non sei in casa.

La modalità “Eco”

La modalità “Eco” è una funzione presente su molti condizionatori, soprattutto quelli più moderni, che permette di risparmiare energia. Con questa modalità, il condizionatore funziona a una temperatura leggermente più alta e a una velocità del ventilatore più bassa.

Se hai la possibilità di utilizzare la modalità “Eco”, questa potrebbe essere un buon compromesso tra risparmio energetico e comfort.

Il termostato intelligente

Un termostato intelligente può aiutarti a risparmiare energia e denaro anche quando non sei in casa. Questo tipo di termostato ti permette infatti di programmare l’accensione e lo spegnimento del condizionatore in base alle tue esigenze, o alle temperature rilevate tra le mura domestiche.

Ad esempio, puoi impostare il termostato in modo che si si accenda quando stai per tornare, oppure che entri automaticamente in funzione quando la temperatura o il livello di umidità superano un certo limite.

Se hai un sistema di climatizzazione canalizzata, grazie ad un termostato intelligente al tuo rientro non troverai fresca soltanto una stanza ma l’intero appartamento.

In breve

La decisione di lasciare il condizionatore acceso o spento quando non sei in casa dipende da diversi fattori, tra tutti la durata della tua assenza e la temperatura esterna.

Ad ogni modo, rientrare in casa e trovare una temperatura fresca è un qualcosa di davvero piacevole, per questo tante persone fanno già così.

Certamente, sfruttare la funzione deumidificatore o quella “Eco” quando non si è in casa potrebbe essere un buon compromesso tra consumi e comfort percepito.

Sostenibilità: gli italiani vorrebbero informazioni green sui prodotti

Gli italiani diventano sempre più sostenibili nelle scelte di acquisto, ma vorrebbero anche essere facilitati dalle aziende produttrici quando vanno a fare la spesa.
L’84% dei nostri connazionali gradirebbe infatti trovare le informazioni green in etichetta su tutti i prodotti. Il 92% cerca le informazioni ambientali in etichetta, e il 35% lo fa spesso o molto spesso.

È quanto emerge da un’indagine realizzata da Altroconsumo e promossa dal Beuc, l’organizzazione dei consumatori europei di cui è parte.
L’indagine si basa su interviste a 1.028 cittadini italiani sul tema del ‘greenwashing’ di loghi e slogan. E l’86% degli intervistati dichiara di essere influenzato nei propri acquisti dalle dichiarazioni che trova in etichetta. In particolare, il 58% afferma di esserlo in parte e il 28% molto.

I consumatori non si fidano dei loghi

L’84% pensa che tutti i prodotti dovrebbero indicare qual è il loro impatto ambientale, e il 59% preferisce acquistare un prodotto con un’etichetta ambientale rispetto a uno senza. 

“I consumatori non si fidano molto, però, dei loghi che trovano in etichetta, anche perché non sempre sanno cosa significano e se sono attendibili – osserva Altroconsumo -. Spesso si tratta infatti di certificazioni volontarie, ma a volte sono semplici autodichiarazioni non controllate da enti terzi”.

Il 42% degli intervistati ritiene infatti che le dichiarazioni ambientali non riflettano il reale impatto dei prodotti, mentre il 23% dichiara di aver avuto l’impressione di greenwashing nel leggerle.

Dal brand che mente non si compra più 

In generale, dall’indagine emerge la necessità di maggiore chiarezza e semplificazione, come dichiara il 49% degli intervistati. E il 48% smetterebbe di comprare da un brand se si rendesse conto che questo mostra informazioni false o non verificate sulla sostenibilità, mentre il 31% si sentirebbe manipolato.

“I consumatori domandano informazioni ambientali affidabili per passare a uno stile di vita più sostenibile, ma non deve essere un loro compito distinguere le dichiarazioni affidabili da quelle ingannevoli – dichiara Federico Cavallo, responsabile Relazioni Esterne di Altroconsumo -. Le nuove regole in preparazione con la direttiva ‘green claim’ sono un passo in avanti importante e decisamente benvenuto”.

In attesa della direttiva UE sulle indicazioni verdi

“Auspichiamo, quindi, che la UE adotti presto la Direttiva sulle indicazioni verdi, introducendo una solida pre-approvazione dei loghi ambientali che lasci al contempo spazio sufficiente per l’esistenza di etichette indipendenti affidabili – aggiunge Cavallo -: i programmi di test e le iniziative di valutazione delle performance complessive dei prodotti, incluse quelle ambientali, promosse dalle associazioni di consumatori hanno permesso al mercato di evolvere positivamente, garantendo più competitività tra i produttori e una migliore scelta informata dei consumatori. Sono strumenti la cui efficacia e disponibilità va preservata e continuata nel tempo”.

Un grande passo verso la sostenibilità: l’aeroporto di Torino-Caselle ed il suo impianto fotovoltaico

L’Aeroporto di Torino-Caselle, in linea con la sua nota “visione” in tema di sostenibilità ambientale, ha compiuto un significativo passo avanti nel percorso verso la decarbonizzazione.

Questo importante traguardo è stato raggiunto grazie alla recente installazione del più grande impianto fotovoltaico su tetto mai realizzato in un aeroporto italiano.

Composto da 3.651 moduli, distribuiti su una superficie complessiva di 6.454 metri quadri, questo nuovo impianto è destinato a diventare un punto di riferimento nel panorama dell’energia rinnovabile nel settore aeroportuale nazionale ed internazionale.

Una fonte energetica innovativa e sostenibile

L’impianto fotovoltaico appena installato presso lo scalo torinese sarà in grado di produrre, a regime massimo, 1.585 MWh di energia elettrica all’anno.

Questa quantità rappresenta il 12% del fabbisogno annuale complessivo dell’aeroporto, contribuendo significativamente alla riduzione dell’impatto ambientale.

I pannelli solari sono stati posizionati sulla copertura del terminal passeggeri, sull’edificio dedicato al BHS-Baggage Handling System e su un’altra struttura nell’area tecnica, dimostrando l’impegno ad utilizzare ogni spazio disponibile per generare energia pulita e sostenibile.

Riduzione delle emissioni e impatto ambientale

Grazie all’energia prodotta da questo impianto fotovoltaico, l’aeroporto di Torino-Caselle prevede di evitare l’emissione di circa 406 tonnellate di CO2 all’anno.

Questa cifra corrisponde all’assorbimento di anidride carbonica di 13.552 alberi, contribuendo significativamente alla lotta contro il cambiamento climatico e confermando quello che è l’impegno dell’aeroporto verso una gestione più sostenibile delle risorse energetiche.

Efficienza e lunga durata dei moduli fotovoltaici

La durabilità e l’efficienza degli impianti fotovoltaici sono elementi cruciali per garantire una produzione costante di energia ed una buona durata nel tempo.

I moduli fotovoltaici installati presso l’aeroporto di Torino, fanno sapere dallo scalo, sono progettati per resistere fino a 40 anni, e vantano un’elevata efficienza in fatto di prestazioni.

Questi moduli, tra i più efficienti disponibili sul mercato, promettono di mantenere nel tempo una produzione di energia fino al 60% in più rispetto ai modelli convenzionali, garantendo anche una buona resistenza meccanica agli agenti atmosferici ed evitando qualsiasi tipo di fenomeni di abbagliamento, argomento questo da considerare certamente dato che parliamo di un aeroporto.

Un investimento per un futuro sostenibile

Il progetto, del valore di 2 milioni di euro, è un investimento significativo che testimonia l’impegno non solo dell’Aeroporto di Torino-Caselle verso la sostenibilità e l’innovazione tecnologica, ma dell’intera regione Piemonte.

Questa iniziativa, parte integrante del piano industriale dell’aeroporto, si inserisce in un quadro più ampio di azioni volte a mitigare gli effetti del cambiamento climatico, sottolineando l’eccellenza dell’aeroporto torinese nel panorama della sostenibilità ambientale.

Cresce il numero di nuovi impianti fotovoltaici anche a Torino città

La città di Torino sta vivendo un’impennata nell’installazione di impianti fotovoltaici, non solo in aeroporto ma anche in ambito urbano. Residenze, edifici commerciali e aziende stanno sempre più adottando soluzioni energetiche eco-sostenibili, ed i pannelli fotovoltaici sono spesso la prima scelta.

Il capoluogo piemontese conferma dunque la sua grande attenzione verso le energie rinnovabili, con una crescente adozione di tecnologie che sono in grado di ridurre l’impatto ambientale e promuovono un modello energetico più sostenibile.

Iniziative e politiche a sostegno delle energie rinnovabili del Comune di Torino stanno facilitando questa transizione, incoraggiando una maggiore consapevolezza sull’importanza delle fonti energetiche pulite e rinnovabili.

Questa crescita continua degli impianti fotovoltaici Torino non solo migliora l’autosufficienza energetica, ma dimostra anche l’impegno attivo della comunità verso una città più verde e sostenibile.

Torino-Caselle farà da apripista ad altri aeroporti?

La recente installazione di questo grande impianto fotovoltaico rappresenta un passo significativo verso un futuro più sostenibile per l’Aeroporto di Torino-Caselle.

Questa iniziativa non solo ridurrà l’impatto ambientale dell’aeroporto, ma servirà da esempio positivo nel settore dell’aviazione, dimostrando che il cambiamento è possibile e che l’adozione di tecnologie energetiche innovative è cruciale per un ambiente più pulito e un futuro migliore per tutti.

Vino, con l’inflazione cala il consumo. Però…

Il mercato del vino sta attraversando un periodo complesso, caratterizzato da sfide e cambiamenti significativi. L’inflazione e la congiuntura economica negativa hanno portato a una diminuzione dei consumi di vino in tutto il mondo, Italia compresa, e a una revisione sostanziale dei comportamenti di acquisto, con rinunce e privazioni.

A causa dell’aumento dei prezzi nel settore alimentare e delle bevande, con un incremento del 3,1% nel prezzo del vino nell’ultimo anno, i consumatori italiani hanno perso 6.700 € pro-capite dal 2021 al primo semestre del 2023. Di fronte a questa situazione, il 75% degli italiani ha adottato strategie come la riduzione degli sprechi alimentari o l’aumento degli acquisti in promozione.
Nei primi nove mesi del 2023, le vendite di vino nella GDO italiana sono diminuite di oltre il 3% in volume, mentre il canale HORECA sta rallentando la crescita a causa di flussi turistici inferiori e della ridotta frequenza degli italiani a pranzare o cenare fuori casa.

Un osservatorio per comprendere i trend, anche nel bicchiere

Per comprendere i cambiamenti nei comportamenti di acquisto e consumo di vino, l’osservatorio Wine Monitor di Nomisma ha condotto una survey sui consumatori finali in Italia. Nel periodo gennaio-settembre 2023, le vendite al dettaglio di vino hanno raggiunto i 65 miliardi di euro, in crescita a valore rispetto al 2022 a causa dell’inflazione, ma ancora in calo in volume, sebbene si intraveda un’attenuazione della diminuzione.

In GDO, le categorie IGP/DOP e i vini bianchi si comportano meglio a livello di vendite a valore, mentre nei discount i bianchi e i vini da tavola hanno prestazioni migliori. I rosati, seppur rappresentino una parte marginale delle vendite, registrano una crescita significativa. Gli spumanti sono l’unica categoria in crescita anche in volume in GDO.

Soffrono tutti i canali

Tuttavia, la congiuntura economica negativa influisce su tutti i canali di consumo. La survey di Nomisma a ottobre 2023 rivela che il 76% degli italiani ha consumato vino a casa propria o da parenti e amici nell’ultimo anno, mentre solo il 24% lo ha fatto in locali e ristoranti. Il 20% di coloro che consumavano vino a casa ha ridotto o smesso di farlo nel 2023, mentre il 21% ha ridotto i consumi fuori casa e il 4% ha smesso del tutto.

Per quanto riguarda le prospettive future, il 75% degli intervistati prevede che le abitudini di consumo di vino rimarranno stabili nei prossimi sei mesi, e solo il 5% prevede un aumento. Circa il 24% degli italiani intende iniziare o aumentare gli acquisti diretti dai produttori, mentre il 9% utilizzerà maggiormente i canali online.

Le differenze generazionali

Queste tendenze differiscono per generazione, con gli under 25 che si approcciano al vino in modo diverso rispetto alle generazioni precedenti, bevendo meno e preferendo consumare fuori casa.
Gli under 25 mostrano anche maggiore attenzione alla sostenibilità e sono interessati ai vini a minor contenuto alcolico. Emanuele Di Faustino, Responsabile Industria, Retail e Servizi di Nomisma, sottolinea come questi trend siano destinati a rafforzarsi ulteriormente.

Acquisti online: nel 2023 superano 54,2 miliardi di euro

Nel 2023 l’e-commerce di prodotto tocca 35 miliardi di euro, +8% rispetto al 2022. Una crescita più controllata rispetto agli anni scorsi, e in buona parte legata all’inflazione.
Secondo l’Osservatorio eCommerce B2c, giunto alla ventitreesima edizione, gli acquisti e-commerce B2c degli italiani valgono 54,2 miliardi di euro (+13%), con i servizi che vivono una ‘seconda giovinezza’, soprattutto grazie alle performance del settore Turismo e Trasporti (+30%), e il valore degli acquisti che raggiunge 19,2 miliardi di euro (+25%).
Il digitale ormai à essenziale per il Retail. “Dell’eCommerce viene particolarmente apprezzata la capacità di amplificare la relazione tra brand e consumatori e di estendere, in termini spazio-temporali, una visita occasionale e discontinua in negozio in una relazione potenzialmente continua”, commenta Valentina Pontiggia, Direttrice dell’Osservatorio eCommerce B2c. 

Il mercato B2c

Nel 2023 il tasso di penetrazione dell’online sui consumi totali, online e offline, guadagna un punto percentuale e arriva al 13%, con valori diversi nelle componenti di prodotto (11%) e di servizio (17%).
I comparti di prodotto più dinamici, con tassi di crescita in linea o superiori alla media (+8%), sono Beauty (+11%), Informatica ed elettronica di consumo (+8%) ed Editoria (+8%).
Crescono, seppur a ritmi più contenuti, anche Abbigliamento (+7%) e Arredamento e home living (+7%), mentre fatica il Food&Grocery (-0,5%).

La sfida per i merchant: flessibilità e sostenibilità

“L’e-commerce B2c online in Italia continua a crescere, anche se più lentamente rispetto agli ultimi anni, e ha assunto ormai una rilevanza tale da essere considerato centrale e indispensabile per l’evoluzione del Retail. Tuttavia, l’inflazione, i cambi normativi, l’attenzione crescente dell’opinione pubblica e delle istituzioni alla tutela dell’individuo – afferma Alessandro Perego, Responsabile Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – rendono necessari continui interventi di trasformazione della catena del valore dell’e-commerce. Oggi la sfida per i merchant è orientata in particolar modo alla flessibilità e alla sostenibilità, per garantire il rispetto dei principi sociali e la salvaguardia dell’ambiente”.

Made in Italy e digitale, due leve chiave per l’export

Dopo l’accelerazione nell’ultimo triennio, il numero di consumatori digitali italiani si è stabilizzato a 33 milioni.
“Se da una parte i consumatori italiani sono alle prese con le dinamiche di inflazione e incertezza economica, specialmente nel settore alimentare e dei beni durevoli, è bene ricordare che le dinamiche di recessione non impattano direttamente, invece, quei consumatori di beni di lusso e di alta gamma nei settori come il Fashion, il Design, il Food, l’Automotive e la Cosmetica – aggiunge Roberto Liscia, Presidente di Netcomm -. È per tutte queste ragioni che le aziende devono poter sviluppare la propria offerta sfruttando due leve chiave per l’export: da una parte, ‘il Made in Italy’ come biglietto da visita per aprire le porte dei mercati esteri, dall’altra il ‘digitale’ come abilitatore per accedervi con maggiore semplicità”.

È possibile installare una vasca jacuzzi sul terrazzo di casa?

Le vasche Jacuzzi sono oggi diventate un elemento irrinunciabile per tantissime persone, che desiderano creare un’oasi di relax e benessere direttamente in casa.

Tanti sognano infatti di poter avere una vasca jacuzzi nei propri spazi esterni, come il terrazzo o il giardino. Ma è realmente possibile installare una vasca Jacuzzi sul terrazzo?

La risposta è “si”, a patto che vengano soddisfatti determinati requisiti strutturali e di sicurezza.

Per questo, di seguito esamineremo attentamente le valutazioni da considerare per determinare la fattibilità di tale soluzione.

Valutazione della portata e capacità di carico del balcone o terrazzo

La prima e più importante valutazione da effettuare è capire quale sia la portata e la capacità di carico del balcone o terrazzo.

Una vasca Jacuzzi infatti, anche se di dimensioni compatte, può pesare significativamente, specialmente quando è riempita d’acqua e ospita più persone. Pertanto, è essenziale assicurarsi che la struttura sia in grado di sopportare tale peso aggiuntivo.

È consigliabile per questo il consultare un ingegnere strutturale o altro tipo di professionista del settore per valutare la solidità del balcone o terrazzo.

Egli sarà in grado di analizzare la struttura portante ed i materiali, al fine di determinare se sia possibile installare una vasca jacuzzi senza compromettere la sicurezza del terrazzo.

Valutazione dell’accessibilità e delle restrizioni logistiche

Una volta che la portata e la capacità di carico del balcone o terrazzo sono state valutate positivamente, è importante considerare l’accessibilità e le restrizioni logistiche legate all’installazione della vasca idromassaggio.

Alcuni terrazzi potrebbero infatti avere spazi limitati, il che renderebbe difficile o impossibile il riuscire ad accedere al terrazzo, o muoversi facilmente attorno alla vasca una volta installata.

Per questo motivo, prima di procedere con l’acquisto di una piscina jacuzzi da esterno, è consigliabile misurare accuratamente il terrazzo e considerare le dimensioni e le specifiche tecniche del modello desiderato.

Tenendo conto delle misure sarà possibile avere la certezza che ci sia spazio sufficiente per la vasca senza che questa impedisca di potersi muovere facilmente.

Valutazione delle connessioni idrauliche ed elettriche

L’installazione di una vasca jacuzzi in terrazzo richiede anche la valutazione degli allacci idraulici ed elettrici disponibili.

In genere, una vasca richiede alimentazione elettrica per far funzionare i suoi componenti, come i getti d’acqua ed il sistema di riscaldamento. È necessario assicurarsi che in terrazzo sia presente almeno un punto in cui sia possibile effettuare l’allaccio per la corrente elettrica.

Allo stesso modo, sarà necessario considerare l’allaccio idraulico per l’approvvigionamento d’acqua e lo scarico. Sarebbe importante avere almeno un punto in cui sia possibile effettuare l’allaccio per gestire correttamente lo scarico dell’acqua.

Valutazione dell’impatto sulla privacy e normative locali

Infine, è importante valutare l’impatto dell’installazione di una vasca Jacuzzi sul terrazzo in termini di privacy e conformità alle normative locali.

Se il terrazzo è visibile da edifici adiacenti o da strade pubbliche, potrebbe essere necessario prendere in considerazione l’idea di adottare misure aggiuntive per preservare la privacy durante l’uso della mini piscina.

Inoltre, alcune aree possono essere soggette a regolamenti specifici riguardanti l’installazione di strutture esterne fisse, incluse le vasche Jacuzzi.

Ciò è vero principalmente nei centri storici e nei pressi determinati beni architettonici e siti storici; per questo è fondamentale verificare le norme e i regolamenti locali prima di procedere con l’installazione, in modo da evitare sanzioni o problemi legali in futuro.

Conclusione

L’installazione di una vasca jacuzzi sul terrazzo può essere una fantastica idea per avere una ottima opportunità di benessere senza la necessità di uscire da casa.

Chiaramente, è essenziale effettuare una valutazione accurata prima di procedere con l’installazione. Valuta la portata e la capacità di carico del tuo balcone o terrazzo prima di ogni altra cosa, per avere la certezza della fattibilità.

Ricorda infatti che la sicurezza è prioritaria quando si desidera installare una vasca idromassaggio sul terrazzo. Consulta sempre professionisti qualificati per una valutazione accurata e segui le linee guida del produttore per un’installazione sicura.

Prenditi tutto il tempo necessario per fare le tue valutazioni e, se tutto è positivo, potrai goderti la tua vasca jacuzzi in terrazzo, creando un’oasi personale di benessere e relax in casa.

e-commerce: aziende e utenti lo vogliono eco sostenibile

Sono tante le aziende alla ricerca di soluzioni affinché l’e-commerce diventi eco sostenibile e comporti pochi rischi per l’ambiente. Dai dati raccolti da uno studio di B-Rewards risulta evidente un’attenzione sempre più crescente da parte degli utenti verso forme sostenibili di acquisti. Gli acquisti degli utenti ora sono orientati verso prodotti naturali e Made in Italy, di qualità e con emissioni zero. L’utente che acquista un prodotto di buona qualità al contempo aiuta l’ambiente. 
Ed è per questo che le aziende si stanno aprendo a scelte ambientaliste, come l’utilizzo di mezzi di trasporto elettrici, o la destinazione di una parte del prezzo di un prodotto alla piantumazione di nuovi alberi.

L’online aiuta le piccole realtà aziendali

Per molto tempo si è pensato che l’e-commerce minasse la presenza di piccoli negozi locali e artigiani. La realtà è diversa, perché esistono realtà online, come B-Rewards, che permettono alle Pmi di entrare in un circuito virtuoso grazie a un e-commerce con tutte le funzionalità necessarie. Anche i piccoli negozi locali possono infatti essere presenti sul web, raggiungendo così migliaia di nuovi clienti, e proponendo i propri manufatti anche a grandi imprese produttrici, che necessitano di competenze artigianali e materie prime. Ma l’e-commerce porta anche ulteriori vantaggi, perché combatte l’inflazione, garantisce più scelta e più offerte, e la spedizione di prodotti con meno utilizzo di mezzi di trasporto propri.

I clienti richiedono il brand sostenibile

Il brand sostenibile è molto richiesto dai clienti, sempre più attenti ai temi ambientali. Questo è un altro motivo per il quale l’e-commerce ingloba produttori Made in Italy, non solo per questioni di qualità e marchio, ma anche di spedizione e trasportabilità delle merci. Molte aziende sono infatti corse ai ripari cercando di ottimizzare la logistica in modo sostenibile. Inoltre, gli imballaggi eco-friendly per le spedizioni rappresentano una scelta che molte imprese stanno adottando.

L’economia circolare è la soluzione giusta

Dallo studio effettuato da B-Rewards sono emersi alcuni fattori che potrebbero portare l’e-commerce a una riduzione dell’impatto ambientale nel futuro: ottimizzazione dello spazio fisico per effettuare più consegne con meno viaggi, facilitare i contatti pre-consegna, ovvero scegliere quando e dove ricevere il pacco, formazione di gruppi di aziende e produttori locali per spedizioni uniche di più prodotti, utilizzo di imballaggi con carta riciclata e meno ingombranti, e affidare le spedizioni ad aziende che utilizzano mezzi poco inquinanti. L’economia circolare poi potrebbe essere una delle soluzioni per avere meno impatto sull’ambiente, anche quando si acquista online. L’originalità e la qualità unite al Made in Italy, e a un e-commerce che va verso la sostenibilità ambientale, è un mix che può coesistere e portare a grandi risultati.

Spesa online e abitudini di consumo: nel 2022 più healthy e praticità

È quanto emerge dal quarto Report Annuale di Everli relativo ai trend per la spesa online degli italiani nel 2022: le parole chiave della spesa online degli italiani sono state salubrità e praticità. Se frutta e verdura hanno infatti continuato a trainare gli acquisti contemporaneamente è cresciuto il consumo di alimenti salva-tempo.  Una tendenza healthy in crescita che si riflette anche in nuove abitudini alimentari. Nel 2022, merendine e dolci escono per la prima volta dalla top 10 dei prodotti più comprati, mentre frutta e verdura continuano a primeggiare nel carrello online degli italiani, confermandosi per il terzo anno consecutivo in vetta alle categorie di prodotto più acquistate. 

Tra i più acquistati anche cibi salva-tempo e bevande

Compaiono però nella classifica delle categorie più acquistate anche molti cibi pronti per essere gustati, come formaggi fusi a fette (3°), spalmabili (5°), e mozzarella (7°), il prosciutto (6°) e alcuni ‘convenience food’, come sughi pronti (8°) e carne o pesce in scatola (10°). Ma nel 2022 gli italiani hanno scelto la spesa online anche per l’acquisto di bevande. Tra le categorie di prodotto più acquistate 3 su 10 riguardano il mondo beverage: l’acqua minerale sale al 2° gradino del ranking dei 10 prodotti più comprati nel 2022, vino e birra (4°) tornano in graduatoria dopo un’assenza di tre anni ed entrano per la prima volta nella top 10 le bibite gassate (9°).

Crescono gli ordini effettuati via smartphone

Secondo Everli nel 2022 gli acquisti hanno registrato un picco importante da gennaio a marzo, prima dell’insorgere dell’instabilità globale. Quanto alle abitudini di spesa settimanali, venerdì e lunedì sono stati i momenti più gettonati per dedicarsi alla spesa online e gli acquisti ‘on-the-go’ si confermano la soluzione preferita, con un numero crescente di ordini effettuati via smartphone. Sono infatti 7 utenti su 10 ad affidarsi all’app quando si tratta di fare la spesa online. Ed è proprio la possibilità di guadagnare tempo a rendere questa prassi particolarmente vantaggiosa. Lo scorso anno la spesa online ha permesso un risparmio medio di 70 km e 10 ore per utente.

Roma è la più salutista, la Lombardia la più golosa

Se nel corso del 2022 Roma è stata la città che ha acquistato il maggior numero di prodotti ortofrutticoli il podio regionale vede a pari merito Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Nel ranking delle province con i maggiori acquisti di frutta e verdura entrano infatti anche Milano (2°), Padova (6°), Varese (8°) e Verona (9°), che si affiancano a Bologna (4°) e Forlì-Cesena (10°).
La regione più golosa è la Lombardia, con Varese (3°), Milano (4°), Bergamo (6°) e Brescia (8°) tra le 10 città in cui si sono registrati gli ordini maggiori di dolciumi, ma a livello provinciale Roma detiene anche questo primato. I consumi più significativi di carne e pesce poi si sono registrati a Torino, ma è in Friuli-Venezia Giulia che sono stati effettuati il maggior numero acquisti.

Black Friday e Natale: quest’anno gli italiani spenderanno meno

Quest’anno gli italiani spenderanno circa 260 euro durante le festività, decisamente meno rispetto al 2021. In crescita, durante il Black Friday, solamente l’acquisto di libri, prodotti per la casa, e soprattutto viaggi e vacanze, per i quali, dopo due anni di ‘chiusura’, sembra non si voglia più rinunciare. Di fatto, il 90% degli italiani è decisamente preoccupato per l’aumento senza precedenti del costo della vita. L’80% è poi in apprensione per il cambiamento climatico e la guerra tra Russia e Ucraina, con i giovanissimi che hanno dubbi sul nuovo Governo, e non ultimo, sul contesto lavorativo.
Queste le principali evidenze emerse dalla prima edizione dell’Italy Shopping Outlook di Bain & Company Italia, realizzato in collaborazione con Taluna per analizzare le abitudini di consumo di oltre 1000 consumatori.

Gli uomini spendono più delle donne

Il clima di forte preoccupazione si traduce in una significativa riduzione della disponibilità di spesa per le festività in tutte le fasce di reddito, a eccezione dei più abbienti, unico segmento in decisa controtendenza: il 60% dichiara che spenderà più dello scorso anno.
“Il 58% degli intervistati sfrutterà decisamente già il periodo del Black Friday per le spese natalizie – spiega Andrea Petronio, senior partner e responsabile della practice Retail di Bain & Company Italia -. Gli uomini spenderanno di più delle donne, circa 280 euro contro i 234 della popolazione femminile, e la generazione dei Boomer sarà come sempre la più generosa, considerate le maggiori disponibilità economiche”.

In crescita libri, prodotti per la casa e viaggi e vacanze

Per il Black Friday le categorie in cima alla classifica sono abbigliamento, alimentari e bevande, la cura della persona (soprattutto da parte delle donne) e l’elettronica (soprattutto da parte gli uomini), sempre però con preventivi di spesa in decisa riduzione rispetto al 2021. In controtendenza, invece, il segmento dei libri, prodotti per la casa, e soprattutto viaggi e vacanze, con il 65% degli italiani che però preferirà restare entro i confini nazionali.

La sostenibilità si scontra con l’esigenza di risparmiare

Tra i criteri che guidano le scelte di spesa degli italiani, la sostenibilità dei prodotti, spinta anche dalle crescenti preoccupazioni per l’ambiente, al primo posto secondo il 45% degli intervistati. Questo si scontrerà però con la sempre più marcata esigenza di ricorrere a ‘primi prezzi’, marchi del distributore, e in generale, prodotti scontati.
“In termini di canali, invece, per la metà degli italiani lo shopping avverrà sempre con prevalenza direttamente presso negozi fisici, ricorrendo agli specialisti on line nel 20% dei casi – aggiunge Andrea Petronio -, e una decisa crescita di modalità omnicanale per un terzo degli intervistati”.