La spesa dei single: i consigli per farla intelligente e senza sprechi

In occasione del World Single Day del’11 novembre, Deliveroo, in collaborazione con la tiktoker @ViolaintheSky, ha stilato un decalogo pensato per chi vive da solo o da sola per organizzare la spesa in modo intelligente e attenta agli sprechi. Si tratta di utili consigli per scegliere i giusti cibi e conservarli al meglio, ottimizzare i prodotti in scadenza e riutilizzare gli avanzi. Per chi vive da solo, o da sola, non sempre è facile fare la spesa. Le porzioni al supermercato sono spesso per due persone, o formato famiglia, e regolarsi con le quantità degli ingredienti può rivelare insidie o possibili sprechi di prodotto e di cibo.
 
Come conciliare risparmio e cucina?

Conciliare risparmio e cucina per chi è single non è sempre un gioco da ragazzi. Deliveroo lo ha chiesto alla tiktoker Viola Leporatti. 
Per gestire al meglio la spesa tra i fornelli, la cuoca toscana, digital creator e appassionata di cucina in chiave antispreco, consiglia anzitutto di fare particolare attenzione a quantità e peso dei prodotti preconfezionati. In questo modo, si evitano sprechi riuscendo a essere più efficienti.
Inoltre, via libera ai prodotti surgelati. Sarà possibile usarne un po’ per volta prelevando dalla confezione e scongelando solo la quantità che serve. Oppure, si possono surgelate direttamente a casa tutte le preparazioni che non si cucinano, come ragù, sughi, spezzatini di carne e zuppe.

Congelare il pane e utilizzare lo yogurt in scadenza

Anche il pane avanzato può essere tagliato interamente quando è ancora fresco e riposto già a fette in congelatore. Basterà tirarle fuori 30 minuti prima o scongelarlo rapidamente in un tostapane. Attenzione poi ad acquistare in grandi quantità solo se si ha intenzione di fare preparazioni in conserva, come salsa di pomodoro, funghi secchi, melanzane sott’olio o cetrioli sott’aceto. In questo ultimo caso, utilizzare vasetti piccoli in modo da consumare con facilità tutto il prodotto in poche volte. E se si ha dello yogurt bianco in scadenza, si può utilizzare per marinare bocconcini di pollo o tacchino. Con l’aggiunta di spezie, basterà lasciarlo in frigorifero per almeno un’ora, e dopo aver rimosso l’eccesso di marinatura cuocerlo in padella con un filo d’olio.

Via libera alla sperimentazione

Gli avanzi non vanno gettati, ma riposti in contenitori ermetici e poi in frigo in modo da utilizzarli in un pasto successivo, magari cambiandogli consistenza. Ad esempio, zucchine lesse o trifolate avanzate, una volta frullate, diventano un sano e gustoso condimento per pasta, riso o altri cereali. Per i dolci, non esistono solo le grandi e imponenti torte. Prediligere formati più piccoli e facilmente gestibili come muffin e pastarelle. Oppure, i biscotti, più facili da conservare. E quando non si deve temere il giudizio di nessuno via libera alla sperimentazione. Soprattutto con l’utilizzo di spezie ed erbe aromatiche per scoprire nuovi sapori e abbinamenti.

Non riesco a trovare lavoro: perché?

Si sa che trovare lavoro oggi non sia un avventura facilissima, ma certe volte sembra proprio che il fato remi contro. C’è chi si preoccupa già dopo qualche giorno dall’aver mandato i primi curricula, ma c’è anche chi a distanza di mesi, nonostante l’impegno, non ha ottenuto riscontri. Perché in alcune occasioni risulta effettivamente così difficile trovare un nuovo lavoro, con la ricerca che si prolunga insopportabilmente nel tempo? I fattori possono essere davvero tanti, come spiega l’head hunter Carola Adami fondatrice di Adami & Associati, società internazionale di head hunting. Le principali ragioni per cui non si ottengono le risposte desiderate si possono raggruppare in due macrogruppi: “Da una parte ci sono tutti i fattori che dipendono dall’esterno, sui quali non è possibile intervenire; pensiamo per esempio ai momenti di recessione, oppure alle stagionalità dei diversi settori. Dall’altra parte ci sono invece i fattori endogeni, legati al candidato stesso, relativi alla sua esperienza professionale, alla sua personalità, e al suo modo di presentarsi; su questi è ovviamente possibile intervenire”.

Le mosse da fare subito

Partendo da questa affermazione, appare evidente che è possibile lavorare su se stessi e sulla propria presentazione per proporsi in maniera più efficace ai selezionatori. Senza abbattersi, conviene concentrarsi sulla propria figura  per aumentare in modo concreto le possibilità di essere selezionati per l’assunzione al prossimo colloquio di lavoro. Ecco quindi alcuni consigli dell’esperta. Prima di rispondere a un annuncio di lavoro, assicurarsi sempre che quella possa essere la posizione giusta per le proprie competenze e i propri obiettivi: è sempre meglio effettuare poche candidature ben curate che perdere tempo a mandare 10 candidature al giorno. Aggiornare e migliorare il proprio curriculum vitae, ottimizzandolo in vista del ruolo per il quale si intende effettuare la prossima candidatura. Così facendo si avranno maggiori possibilità di passare la prima scrematura dei cv. Accompagnare sempre il cv con una lettera di presentazione scritta appositamente per quella candidatura, mostrando in queste poche righe qual è il valore aggiunto che si può apportare all’azienda. Quando possibile, allegare alla candidatura anche una lettera di referenze.

Il ruolo dell’immagine online

Anche la propria immagine online riveste un ruolo importante: meglio eliminare da Facebook eventuali contenuti che potrebbero allontanare un selezionatore, e completare invece il proprio profilo su LinkedIn. Sono infatti sempre di più i recruiter che, per avere maggiori informazioni su un candidato, effettuano delle ricerche online più o meno approfondite prima di decidere se convocarlo o meno a un colloquio di lavoro. Infine, è utile allenarsi in vista del colloquio, lavorando sulla propria presentazione, sulle risposte alle domande più frequenti e sull’esposizione dei propri punti di forza. 

Black Friday, come arrivare preparati?

Per i patiti dello shopping e cercatori di ottimi affari il Black Friday è un’autentica manna: un momento in cui si può davvero acquistare ciò che si desidera da tempo a condizioini spesso vantaggiosissime. Certo, per non farsi sfuggire nessuna occasione d’oro occorre un po’ di tecnica e di pianificazione. Per arrivare preparati all’appuntamento con il Black Friday, che come di consueto coincide con l’ultimo venerdì di novembre – quest’anno sarà il 25 – vale la pena seguire i consigli degli esperti, come il colosso Media World o i giganti dell’ecommerce.  

Essere informati e iscriversi alle newsletter 

Secondo gli addetti ai lavori, il primo consiglio utile è quello di iscriversi alle newsletter dei negozi di proprio interesse, perchè vale la pena approfittare dell’opportunità dato che così è possibile rimanere costantemente aggiornati sulle promozioni che vengono lanciate, ma non solo. Si possono conoscere in anteprima gli sconti che saranno proposti in occasione del Black Friday, in modo da non rischiare di farseli scappare. Iscriversi alla newsletter è semplicissimo: basta andare nel portale ufficiale del negozio e cliccare sull’apposito link, dunque inserire la propria mail. Se poi si cambia idea, basta sospendere l’iscrizione con le stesse modalità. Un altro strumento prezioso da monitorare sono i volantini in prossimità del Black Friday: diversi negozi infatti anticipano alcune promozioni proprio in questa modalità.

Registrarsi online, lista alla mano

Alcune delle migliori offerte del Black Friday si trovano online, dove la disponibilità di prodotti a magazzino è più ampia ed è più difficile che i prodotti esauriscano velocemente. Per questo motivo, conviene registrarsi allo shop online con un po’ di anticipo, in modo da non doverlo fare nel momento in cui si deve procedere con l’acquisto. Evitare qualsiasi procedura che potrebbe far perdere tempo prezioso è fondamentale, per non lasciarsi scappare nessuna occasione. Altrettanto utile può essere preparare in anticipo una lista di tutto quello che si desidera acquistare in occasione del Black Friday. In molti infatti rimandano proprio a tale giornata alcuni acquisti, nella speranza di poter approfittare di un prezzo ribassato e si tratta sicuramente di un’ottima idea. Avere una lista già pronta consente di non dimenticare nulla e nel contempo evitare di farsi prendere dalla foga di comperare. Può essere utile anche pensare a qualche alternativa, nel caso in cui un determinato modello non fosse disponibile. Infine, c’è il fattore tempo: anche se è vero che il Black Friday difficilmente dura una sola giornata, è altrettanto vero che le migliori occasioni sono le prime ad esaurirsi: farsi trovare pronti in negozio o collegati on line il prima possibile, appena scattano gli sconti, ripaga  in termini di successo.

Prestiti personali su, mutui giù: ecco le richieste di credito delle famiglie italiane

Aumentano le richieste di prestito alle famiglie, anche per importi decisamente contenuti, mentre calano i mutui, sicuramente come conseguenza al crollo delle surroghe, praticamente dimezzate rispetto a un anno fa. E’ quanto emerge dall’ultimo Barometro CRIF, riferito ai primi 9 mesi del 2022. Questo i dati in sintesi: le surroghe hanno perso oltre metà dei volumi (-61,9%), condizionando la performance dell’intero comparto. La dinamica dei nuovi mutui d’acquisto resta sostanzialmente stabile. Relativamente ai prestiti si segnala l’andamento positivo anche per le richieste presentate dai cittadini non nati in Italia (+25,8%).

Luci e ombre sui primi 9 mesi dell’anno 

E’ uno scenario fra luci e ombre quello disegnato dall’ultimo Barometro in merito alla domanda di credito da parte delle famiglie italiane, condizionante da una situazione di perdurante incertezza causata dal conflitto in Ucraina e dal rialzo dei tassi e dell’inflazione. Nello specifico, secondo l’ultima analisi del Barometro CRIF (Fonte: il Sistema di Informazioni Creditizie EURISC), il numero delle richieste di prestiti (personali e finalizzati) fa segnare una crescita del +21,7% rispetto al corrispondente periodo 2021. Relativamente al solo mese di settembre appena concluso, le richieste di prestiti crescono del +12,2%. Al contempo l’importo medio richiesto si è attestato a 8.313 euro, in calo del -6,1% rispetto ai primi 9 mesi del 2021, a conferma della crescente tendenza a fare ricorso a un finanziamento anche per sostenere acquisti di importo contenuto, quali telefonia, piccoli elettrodomestici e prodotti di elettronica. Per quanto concerne lo spaccato dei prestiti finalizzati e personali, continuano a crescere a doppia cifra e con la stessa intensità: i primi aumentano del +21,3% mentre i secondi segnano un +22,4%.

I mutui calano di numero, ma aumento l’importo medio

Per quanto riguarda invece l’andamento delle richieste di mutui immobiliari e surroghe, dall’inizio dell’anno si registra una contrazione complessiva del -22,6% rispetto ai primi nove mesi del 2021 (-25,5% la flessione nel mese di settembre) ma va rimarcato come la performance negativa del comparto sia ascrivibile al crollo verticale delle surroghe che, secondo l’ultima rilevazione prodotta da CRIF, sono diminuite del -61,9% rispetto al 2021 e ormai spigano poco più dell’8,5% del totale.
I nuovi mutui, invece, restano sostanzialmente stabili rispetto alla corrispondente rilevazione, tanto che a livello di erogazioni il calo si attesta a un modesto -1,7%. In compenso, nei primi 9 mesi del 2022 l’importo medio dei mutui richiesti è cresciuto del +4,7% rispetto al corrispondente periodo 2021, attestandosi a 144.658 euro.

Bullismo, oltre il 20% dei ragazzi ne è vittima

Si parla spesso di bullismo, ma forse non si conosce la reale entità del fenomeno. E anche il ritorno alla normalità, dopo gli anni difficili della pandemia, non ha migliorato le cose. A lanciare l’allarme di questa realtà che colpisce tantissimi ragazzi in età scolare è l’Osservatorio “Bullismo e Cyberbullismo”, primo tassello dell’iniziativa voluta da Citroën Italia che, con Skuola.net, punta a contrastare questi fenomeni attraverso campagne di comunicazione online e interventi diretti nelle scuole. Il sondaggio ha coinvolto 3.000 ragazze e ragazzi tra gli 11 e i 19 anni. Si è così scoperto che, solo nell’ultimo trimestre di lezioni, il 13% degli adolescenti intervistati ha “denunciato” di essere stato vittima di episodi occasionali, mentre per il 7% si è trattato di vessazioni sistematiche. 

Le matrici più frequenti

Ci sono matrici di bullismo molto più frequenti di altre. Quali sono? Quelle che si concentrano soprattutto su tre grandi macro-aree: l’aspetto, l’identità sessuale, l’etnia o l’origine. Il cosiddetto “body shaming” – che punta a sottolineare, a scopo denigratorio, i difetti fisici o, peggio ancora, eventuali disabilità – è in assoluto la più sfruttata dai bulli. Al secondo posto di questa “brutta” classifica troviamo, poi, l’orientamento sessuale. In terza posizione, i pregiudizi di natura razzista. Non solo. Il bullismo, per alcune “categorie” di Zedders, diventa ancora più pressante e presente nella quotidianità. 

Preadolescenti e giovani adolescenti i più colpiti

Dal punto di vista anagrafico, a finire nel mirino dei bulli sono in particolare preadolescenti e giovani adolescenti: nella fascia d’età 11-16 anni, mediamente il 22% del campione ne è stato vittima negli ultimi mesi; dopodiché, man mano che si cresce, per fortuna i numeri iniziano a scendere. Ma, a volte, è il “genere” che può fare grande differenza, nel bene e nel male. Le femmine, ad esempio, sono molto più esposte al “body shaming” rispetto ai maschi: circa 1 ragazza su 3 è stata recentemente colpita da questo tipo di attacchi, mentre tra i ragazzi la frequenza scende a 1 su 6. 

I pericoli sul web

A rendere ancora più cupo il quadro sono le nuove forme di vessazione in ambito digitale che, più o meno sottilmente, possono avere un impatto negativo sulla psiche di chi le subisce. Una di queste è il cosiddetto “orbiting”, ovvero la pratica che vede una sorta di controllo esterno sui propri canali social da parte di un ex partner – senza alcuna comunicazione diretta ma limitandosi a commentare o lasciare reactions – dopo la conclusione della relazione sentimentale: pur essendo un comportamento codificato solo di recente, ne è già stata vittima il 35% dei giovani coinvolti nella ricerca. Provocando conseguenze da tenere sotto osservazione, in particolare turbamento (in quasi 3 casi su 10), rabbia (per 1 su 4) e tristezza (per 1 su 5). Meno della metà (42%) sostiene invece di non esserne stata in alcun modo “toccata”. Anche qui, nemmeno a dirlo, le “categorie” più colpite sono le ragazze e i “non binary”. 

Cosa cercano gli sviluppatori italiani nel 2022?

Per il terzo anno consecutivo, BitBoss, software house di Torino, lancia un appello agli sviluppatori italiani perché prendano parte alla ricerca annuale The State of Software Development in Italy. Nel 2020, il 35,5% degli sviluppatori freelance affermava di aver registrato un incremento del lavoro durante il lockdown, mentre solamente il 17,3% dichiarava di aver subito una flessione negativa. Nel 2021, 9 sviluppatori su 10 affermavano di essere occupati e soddisfatti del proprio lavoro e solo il 10% stava cercando attivamente un lavoro. A distanza di due anni dal primo lockdown, come sta cambiando il settore legato al mondo dello sviluppo? Lo slancio dovuto alla corsa alla digitalizzazione sta ancora alimentando la richiesta di figure specializzate in questo settore? E quali sono le tecnologie più utilizzate dai professionisti del codice?

Uno dei lavori più pagati e richiesti in Italia

Secondo una ricerca condotta da Indeed, quello dello sviluppatore di software è uno dei lavori più pagati e richiesti in Italia. Eppure è sempre più difficile trovare risorse esperte in questo campo: gli sviluppatori continuano a essere talenti rari che le imprese fanno sempre più fatica ad attirare. La domanda di figure tecniche da parte delle aziende cresce non solo per poter competere in maniera efficace sui mercati esistenti, ma soprattutto grazie all’emergere di nuove opportunità di business nel digitale. Esempi sono rappresentati dalle nuove tecnologie legate alla blockchain e al web3.

Il fenomeno delle Grandi Dimissioni

Il fenomeno della Great Resignation sta interessando diversi settori tra cui anche quello dello sviluppo software. Una ricerca della Harvard Business Review ha infatti rivelato che i tassi di dimissioni hanno interessato più che altro i lavoratori impegnati nei campi che avevano registrato un aumento estremo della domanda a causa della pandemia, portando probabilmente a un eccessivo aumento nei carichi di lavoro. Ad alimentare il fenomeno delle Grandi Dimissioni però potrebbe essere anche la crescente fiducia dei professionisti nelle proprie capacità, la sensazione che la dinamica tra lavoratore e datore di lavoro sia cambiata, e che i lavoratori abbiano più capacità di scelta e più controllo sulla propria vita professionale.

Blockchain e web3

Secondo uno studio condotto da Forbes, le startup che operano nel mondo delle criptovalute hanno ottenuto nel complesso 30 miliardi di dollari di investimento in VC nel 2021, 50 dei quali hanno raccolto oltre 100 milioni di dollari. Alla luce di questi dati cosa si può prevedere per il futuro? “Sicuramente chi conosce il mondo della tecnologia da vicino avrà un’opinione in merito e vorremmo capire se gli sviluppatori in Italia percepiscono tutte queste innovazioni come il futuro del web, oppure se associano questi fenomeni a una serie di bolle pronte a scoppiare – commenta Davide Leoncino, Co-Founder e Head of Marketing di BitBoss -. Sicuramente capire qual è l’opinione di chi lavora tutto il giorno nel mondo dell’innovazione dovrebbe influenzare il modo che avranno le aziende di utilizzare queste nuove tecnologie”.

Pmi e digital transformation: occorre accelerare l’evoluzione

Se la pandemia ha contribuito a imprimere un’accelerazione nell’adozione della tecnologia da parte di aziende e professionisti, è fondamentale aiutare le Pmi a sviluppare competenze necessarie, evolvere i propri processi e capire come trarre il massimo beneficio dalle nuove tecnologie. È quanto emerge dall’Osservatorio PMI di American Express, in collaborazione con BVA Doxa, che evidenzia però come negli ultimi due anni la maggior parte delle Pmi (66%) dichiari di avere subito perdite anche importanti, attorno a un quarto del business. Nel percorso verso il recupero della competitività l’evoluzione digitale rappresenta quindi una grande opportunità per tornare a crescere.

Smart working ed e-commerce
Durante la pandemia, aziende e professionisti hanno continuato a essere produttivi soprattutto grazie allo smart working. Il 48% delle Pmi è ricorsa a questa modalità proprio in relazione all’epidemia: solo il 6% del campione aveva già programmato di implementare il lavoro agile.
Il 31% delle aziende ha rivisto anche i processi interni finalizzati alla digital transformation, e quanto all’utilizzo dell’e-commerce, nonostante il 48% dichiari di svolgere attività di export e il 19% è intenzionato a farlo in futuro, risulta contenuto. Di fatto il 17% delle aziende fa ricorso al commercio elettronico e 2 aziende su 10 sono interessate a implementare il commercio online. Un dato raddoppiato per le aziende operanti nel commercio.

Gli investimenti tecnologici aiutano la crescita
Per accelerare la digital transformation è fondamentale incrementare gli investimenti dedicati alla tecnologia. Secondo quanto dichiarato dalle imprese, il 60% alloca meno di 10.000 euro all’anno per le dotazioni digitali, il 30% da 10.000 a 20.000, e solo l’8% oltre 30.000 euro.
Gran parte di questi investimenti in tecnologia vengono però dedicati alla gestione digitalizzata dei documenti (70%) e ai social media (62%), considerati anche gli strumenti digitali più utili (64%). Gli investimenti vengono destinati poi all’e-Government e alle interazioni online con le PA (51%), alla cybersecurity (50% e alle tecnologie cloud (40%).

Aziende in rete
Il 98% delle Pmi ha almeno un canale di comunicazione digitale. In particolare, il 96% un sito o un’app aziendale, e il 68% un profilo social, che però vengono utilizzati prevalentemente per far conoscere il proprio brand e i propri servizi e non per aumentare il business. Probabilmente è per questo che il canale social più utilizzato dalle Pmi sia Facebook (91%), seguito da Instagram (36%), Linkedin (28%), e YouTube (4%). Permane però ancora un 11% di imprese prive di un sito Internet. Quasi un’azienda su due (44%) ha invece fatto investimenti in campagne digital, e per il 36% si tratta di un’esperienza degli ultimi 2 anni, mentre un ulteriore 13% è interessato a fare comunicazione digital.

Occupazione: a giugno il valore più alto dal 1977

Secondo i dati Istat, l’occupazione è a livelli record, con un tasso che sale al 60,1% (+0,2%), mentre quello della disoccupazione è stabile all’8,1%, e il tasso di inattività scende al 34,5%. Dopo il calo registrato a maggio nel mese di giugno 2022 il numero di occupati torna infatti ad aumentare, e supera nuovamente i 23 milioni per effetto della crescita dei dipendenti permanenti. Rispetto a giugno 2021, in Italia l’incremento di oltre 400 mila occupati è determinato appunto dai dipendenti, che a giugno di quest’anno ammontano a 18 milioni e100 mila, il valore più alto dal 1977, il primo anno della serie storica.

Il numero di occupati cresce anche rispetto a maggio: +86mila

Anche rispetto a maggio, a giugno cresce quindi il numero di occupati e diminuisce quello di disoccupati e inattivi. L’occupazione aumenta del +0,4%, pari a +86 mila occupati, per entrambi i sessi, per i dipendenti permanenti e in tutte le classi d’età, a eccezione dei 35-49enni, tra quali il tasso diminuisce. Ed è in calo anche tra gli autonomi e i dipendenti a termine. Il lieve calo del numero di persone in cerca di lavoro (-0,2%, pari a -4mila unità rispetto a maggio) si osserva tra le donne e tra chi ha più di 25 anni d’età.

Disoccupazione stabile all’8,1%, inattivi -0,2% 

Quanto al tasso di disoccupazione, è stabile all’8,1% e sale al 23,1% tra i giovani (+1,7%). La diminuzione del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,7%, pari a -91mila unità) coinvolge gli uomini, le donne e le classi d’età al di sotto dei 50 anni, mentre il tasso di inattività scende al 34,5% (-0,2%). Confrontando il secondo trimestre del 2022 con il primo trimestre dell’anno si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,4%, per un totale di 90mila occupati in più. La crescita dell’occupazione registrata nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione sia delle persone in cerca di lavoro (-3,8%, pari a -81mila unità), sia degli inattivi (-0,5%, pari a -61mila unità).

Diminuisce anche il numero di persone in cerca di lavoro: -13,7%

Inoltre, riporta Adnkronos, a giugno 2022 il numero di occupati supera quello di giugno 2021 dell’1,8% (+400 mila unità). L’aumento è trasversale per genere ed età, l’unica variazione negativa si registra tra i 35-49enni per effetto della dinamica demografica. Il tasso di occupazione, in aumento di 1,6 punti percentuali, sale infatti anche tra i 35-49enni (+0,9 punti) perché in questa classe di età la diminuzione del numero di occupati è meno marcata di quella della popolazione complessiva. Rispetto a giugno 2021, diminuisce anche il numero di persone in cerca di lavoro (-13,7%, pari a -321 mila unità) e il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-3,0%, pari a -400mila).

In vacanza: sì, ma con Micio e Fido

Gli animali domestici sono sempre di più parte integrante della famiglia. Proprio per questo non sorprende scoprire che saranno ben 6 milioni gli italiani che partiranno per le vacanze in compagnia del loro amico a quattro zampe. Lo rivela l’indagine commissionata da Facile.it all’istituto di ricerca EMG Different, che segnala che fra i proprietari che partiranno per una pausa estiva, più di 1 su 3 (34,5%) lo farà insieme a Fido o Micio. La percentuale sale al 42,4% fra chi possiede un cane e raggiunge addirittura il 58,7% tra i 45-54enni.

Ferie a misura di pet

Dall’indagine è emerso come quasi il 50% dei proprietari abbia ammesso di tenere in considerazione le esigenze del proprio animale nella pianificazione delle vacanze: in particolare 6 padroni su 10 prima di scegliere la meta del soggiorno si informano se siano ammessi animali domestici, il 24,4% ha dichiarato di scegliere mete raggiungibili in auto, mentre 5,4 milioni, semplicemente, scelgono posti vicini al loro luogo di residenza.
Non solo; 11,2 milioni di proprietari sono disposti a pagare di più affinché l’animale goda di maggiori servizi e, nonostante l’inflazione e il rincaro generale dei beni che sta mettendo a dura prova gli italiani, la percentuale di chi è disposto a pagare di più per far star bene il proprio animale in vacanza risulta più alta del 13,6% rispetto al 2020.
Per queste vacanze, l’alloggio preferito risulta essere in strutture ricettive come alberghi, agriturismi, hotel e B&B, scelti da 2,3 milioni di possessori di animali (38,5%).

In viaggio senza pensieri

Sebbene quasi 1 proprietario su 2 (45,9%) sia disposto a spendere di più pur di avere maggiori servizi per l’amico a quattro zampe, sono ancora tanti i padroni che non pensano a tutelare i loro animali con un’assicurazione che li metta al riparo da eventuali imprevisti durante le ferie e, addirittura 8,4 milioni (34,5%), tra chi possiede un animale, non sanno neanche che esistano polizze specifiche per Fido e Micio. In merito alle assicurazioni specifiche, è interessante notare che oltre alla tradizionale copertura RC contro eventuali danni arrecati a terzi e al rimborso delle spese in caso di malattia o infortunio, alcuni prodotti mettono a disposizione una centrale operativa specializzata nell’organizzazione di vacanze pet friendly, con un supporto che va dalla ricerca della struttura ricettiva più adatta, fino alla spiaggia o ai ristoranti a misura di “cane e gatto”. Attenzione, però, sottolineano gli esperti di Facile.it: per godere delle coperture, l’amico a quattro zampe deve essere dotato di microchip o tatuaggio, altrimenti l’assicurazione non rimborsa.

Frodi creditizie: nel 2021 +31,1% casi, ma importo medio stabile

Nel 2021 i casi rilevati in Italia di frodi creditizie sono oltre 28.600, +31,1% rispetto al 2020. L’aumento è dovuto al continuo sviluppo degli acquisti online, che ha contribuito alla crescita dei casi perpetrati sui canali virtuali, dove le verifiche possono essere meno efficaci. Complessivamente, però, il danno stimato risulta stabile rispetto al 2020, raggiungendo 124,6 milioni di euro. Al numero maggiore di casi corrisponde infatti una diminuzione dell’importo medio frodato, pari a 4.350 euro, -23,3%. Il numero di casi rilevati si è concentrato infatti su importi inferiori a 1.500 euro (+52%), a dimostrazione di come le organizzazioni criminali ormai non disdegnino le operazioni fraudolente su beni di importo più contenuto. È quanto emerge dagli ultimi dati registrati dall’Osservatorio sulle Frodi Creditizie e i furti di identità realizzato da CRIF-MisterCredit.  

Più frodi su prestiti personali e carte di credito

Si registra, inoltre, un aumento dei casi di frode con importi compresi tra 5.000-10.000 euro (+45,7%), e quelli con valore superiore ai 10.000 euro (+13,9%). Risultano in calo solamente i casi di importo compreso tra 1.500-3.000 euro (-28,9%) e tra 3.000-5.000 euro (-10,1%). Tra le forme di credito in cui si registra il maggior numero di casi fraudolenti, i prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi (auto, moto, articoli di arredamento, elettronica, elettrodomestici), che nonostante rappresentino la tipologia più colpita (34,4%), segnano una flessione del -30% circa. Al contrario, aumentano le frodi sui prestiti personali (+56,6%,  22,5%), mentre quelle sulle carte di credito crescono del + 59,7%.
Nel 2021 iniziano poi a emergere anche casi di frode sulla rateizzazione di acquisti e-commerce (le formule ‘Buy now, pay later’), anche se ricoprono una fetta residuale (0,2%).

L’identikit delle vittime

La maggioranza delle vittime è rappresentata da uomini (63,5%), e si conferma come fascia di età più colpita quella degli under 30 (+8,0%), mentre diminuiscono gli over 60 anni (-6,9%). La fascia compresa tra 41-50 anni segue i più giovani come segmento maggiormente colpito dal fenomeno (22,5%). Per quanto riguarda le regioni in cui sono state rilevate le frodi, la ripartizione dei casi mostra una maggiore incidenza in Campania (16,7%) Sicilia, Lombardia e Puglia, seguite da Lazio e Calabria.

Si conferma l’utilizzo preponderante della carta di identità contraffatta

Analizzando gli alert sui documenti identificativi emersi dalle interrogazioni fatte ai servizi prevenzione frodi gestiti da CRIF, e dai dati SCIPAFI delle banche, si conferma l’utilizzo preponderante della carta di identità come documento identificativo (80,7%), seguito dalla patente (17,7%). In particolare, l’1,9% dei documenti presentati in fase di identificazione anagrafica è una carta di identità contraffatta, oppure valida ma non riconducibile al soggetto. Per le patenti nel 4,1% dei casi si tratta di patenti inesistenti o non appartenenti al soggetto. In controtendenza rispetto al 2020, i tempi di scoperta delle frodi si stanno accorciando: il 42,4% dei casi viene scoperto entro i primi sei mesi (36,3% nel 2020), e al contempo, diminuiscono i casi scoperti dopo oltre 3 anni (-11,3%).