Mese: Marzo 2021

Nel limbo dei Neet più di una ragazza su 4 tra 15 e 29 anni

Trovarsi nella condizione di non studiare, non lavorare, non essere inserita in alcun percorso formativo, non avere prospettive per il futuro né la possibilità di realizzare i propri sogni e il proprio potenziale, insomma, trovarsi nel limbo dei cosiddetti Neet. È questa la condizione in cui si trovava alla fine del 2020 più di 1 ragazza italiana su 4 di età tra i 15 e i 29 anni. Un divario di genere che già nel 2019 presentava picchi fino al 40% in Sicilia e in Calabria, ma che riguardava anche i territori generalmente più virtuosi, come il Trentino Alto Adige, dove a fronte del 7,7% dei ragazzi, le ragazze Neet erano quasi il doppio (14,6%). Lo sottolinea Save the Children, evidenziando inoltre come nella vita di tutti i giorni siano ancora troppi gli stereotipi che segnano la quotidianità di moltissime ragazze.

Stereotipi di genere che condizionano il futuro professionale delle donne

Esistono stereotipi di genere di tipo sistemico ben radicati nella nostra società, che le bambine e le ragazze cominciano a conoscere già nella prima infanzia, e che creano disuguaglianze che le separano dai coetanei maschi man mano che crescono. Divari che si ampliano e ripercuotono poi sul fronte occupazionale, nonostante bambine e ragazze siano più brave a scuola, abbiano meno bocciature e abbandoni scolastici e competenze maggiori in lettura e in italiano e arrivino a laurearsi molto più dei ragazzi. Progressivamente, però, già a partire dalla scuola primaria, si allontanano dalle materie scientifiche, prospettiva che influenza l’indirizzo di studio e della facoltà universitaria e, che insieme ad altri fattori che ostacolano la piena indipendenza delle donne, conduce alla segregazione orizzontale e verticale nel lavoro e nelle carriere, a partire dai settori più innovativi.

Le mamme sono state tra le più colpite dagli effetti della crisi economica

“Una generazione di bambine e ragazze sta vedendo tale situazione acuirsi anche a causa della crisi che stiamo vivendo per via della pandemia – dichiara Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children -. Le mamme, inoltre, sono state tra le più colpite dagli effetti della crisi economica e la mancanza di servizi per la prima infanzia e la necessità di prendersi cura dei bambini in questa fase difficile ha pregiudicato il futuro lavorativo di molte di loro”.

“Non ci si può permettere di disperdere il potenziale delle ragazze”

“In questo momento storico è indispensabile andare alla radice di queste diseguaglianze – continua Milano – perché non ci si può permettere di disperdere il potenziale delle donne e delle ragazze, a partire proprio da quelle che vivono nei contesti più svantaggiati, con interventi specifici volti a liberare talenti e capacità dell’universo femminile. Sono necessari investimenti strutturali che riguardino il mondo del lavoro e i servizi educativi per la prima infanzia, i percorsi educativi all’interno delle scuole, il contrasto a ogni forma di violenza di genere e il sostegno al protagonismo delle ragazze stesse”.