Mese: Aprile 2020

Arrivano le app anti epidemia, ma serve una legge

Tracciare egli utenti per contenere l’epidemia del Coronavirus si può, ma è necessario un provvedimento legislativo. E la collaborazione degli operatori di telefonia mobile e i big della tecnologia, come Facebook e Google. Ovviamente, in caso di app, ci vuole la disponibilità dell’utente a installarla per farsi localizzare.

“Le soluzioni tecniche ci sono – osserva Antonio Capone, professore ordinario di Telecomunicazioni e preside della Facoltà di Ingegneria al Politecnico di Milano – ma bisogna chiarire gli obiettivi di un’operazione del genere con un numero di contagi così elevato. Tracciare i flussi è una cosa – continua Capone – tracciare le persone con una sorta di braccialetto elettronico è un’altra, legalmente non si può fare e ci devono essere provvedimenti giudiziari appositi”.

Le autorità sanitarie e la Protezione Civile devono stabilire di cosa hanno bisogno

A dover stabilire di cosa hanno bisogno sono le autorità sanitarie e la Protezione Civile, che si stanno occupando dell’emergenza. Se vogliono informazioni sulla base di una cella telefonica, queste le possono fornire gli operatori Tlc, oppure la localizzazione precisa da Gps con un’app già esistente, come Google Maps o Facebook. O ancora, un’applicazione nuova.

In ogni caso, Asstel, l’associazione che riunisce gli operatori Tlc si è detta disponibile a collaborare con il governo. Ma bisognerebbe obbligare Facebook e Google, o altre società tecnologiche, a fornire i dati. E Mark Zuckerberg ha specificato che finora non ha ricevuto dalle agenzie governative nessuna richiesta di condividere informazioni personali per controllare la diffusione del virus.

Le app di localizzazione sono soggette al Gdpr

“Tutti noi già usiamo tante applicazioni popolari da cui si può estrapolare la localizzazione – aggiunge Capone – ovviamente tutte sono soggette alla normativa europea sulla privacy e seguono la regola del consenso”.

Può darsi, quindi, che sia necessario creare un’app nuova, specifica per l’emergenza. “Se si tratta di seguire qualche individuo forse sì, ma per centinaia o migliaia di persone bisogna obbligarle a installare l’app e dare il consenso – continua l’esperto -. E sappiamo che anche le applicazioni più popolari ci mettono mesi o anni per raggiungere la massa”.

Un team di esperti ha preso contatti con il Governo

In Italia a creare un’app nuova ci sta pensando un team di esperti che ha preso contatti con il Governo. Al momento quest’app non ha un nome, e non è disponibile sugli store digitali, ma se installata sul telefono aiuta a ricostruire i movimenti delle persone positive al Coronavirus e di chi è entrato in contatto con loro.

“Vogliamo costruire un sistema tecnologico che possa andare nelle mani delle istituzioni per aiutarle a gestire la crisi, ma al momento non c’è nulla di nuovo”, spiega all’Ansa Luca Foresti, fisico e amministratore delegato della rete di poliambulatori specialistici Centro medico Santagostino, centro che fa parte del team che sta elaborando l’applicazione.